LA TRIPLETTA IRIDATA 1978/1980 DI EUGENIO LAZZARINI

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Eugenio Lazzarini con la Garelli – da it.motorsport.com

articolo di Nicola Pucci

In tempi in cui la specializzazione andava prendendo piede anche in campo motociclistico, ovvero i campioni sempre meno si impegnavano in più classi di cilindrata orientandosi verso un’unica prova, Eugenio Lazzarini rappresenta un’eccezione. Ed è pure un’eccezione vincente.

In effetti Lazzarini, piccolo marchigiano di Urbino, classe 1945, che a 14 anni inizia a lavorare alla Benelli venendo ben presto dirottato al reparto corse, comprandosi una Ducati 125 ed iniziando a gareggiare nel 1964, e che già nel 1967 è campione italiano juniores in classe 125, proprio con l’ottavo di litro ottiene i primi risultati di levatura nazionale, debuttando nel 1968 nella categoria senior con la Bultaco, che conduce al quarto posto nel campionato italiano, migliorandosi l’anno successivo quando con l’Aermacchi è secondo alle spalle di Silvano Bertarelli.

Nel 1969 Lazzarini, che lavora da autodidatta ed è solito costruirsi i telai poi da portare in pista, si affaccia alla ribalta del motomondiale, competendo saltuariamente con la Morbidelli in classe 50 ottenendo un sesto posto al Sachsenring, ed allineandosi al via del Gran Premio di Francia con la Benelli in classe 250, conquistando, con il settimo posto finale, i primi punti della sua carriera.

In realtà il centauro marchigiano, almeno in sede mondiale, abbandona provvisoriamente la classe 50, così come non avrà mai più l’opportunità di montare in sella ad una quarto di litro, impegnandosi invece con costanza nella classe 125 che lo vede non solo conquistare nel 1972, montando una Piovaticci, nata dal sodalizio tra Egidio ed Eugenio, il titolo italiano, che bisserà poi nel 1977 con la Morbidelli, aggiungendone altre due in classe 50 nel 1976 alternandosi alla guida di una Ufo-Morbidelli e di una Kreidler e nel 1978 sempre con la Kreidler, ma trovando anche sempre più spazio nelle classifiche iridate.

Lazzarini è un pilota al tempo stesso audace e calcolatore, insuperabile nella realizzazione del mezzo meccanico, e nel 1972, con una 125 dotata di motore Maico modificato ed un telaio artigianale realizzato assieme al fratello Enzo (che in un drammatico incidente del 1969, a Vallelunga, perde entrambe le braccia e vede stroncata sul nascere una carriera che poteva essere altrettanto fulgida di quella dell’illustre fratello maggiore) nell’officina di famiglia, sfiora il podio sul circuito di Abbazia in Jugoslavia terminando quarto alle spalle della Suzuki di Harald Bartol, per poi, l’anno dopo, dar sfoggio di competitività, stavolta proprio con la Piovaticci, salendo sul terzo gradino del podio a Monza ed ottenendo, ad Assen, la prima di una serie di 27 vittorie battendo nettamente Rolf Minhoff e Chas Mortimer.

Il dado è tratto, e se la stagione 1973 regala a Lazzarini il quinto posto finale in classifica generale, 59 punti contro i 99 dello svedese Kent Andersson che monta Yamaha, l’anno dopo ancora non trova grande conforto nei risultati in pista, affacciandosi alla stagione 1975, l’ultima con la Piovaticci, con l’intenzione di prendersi qualche rivincita e tornando a doppiare l’impegno anche in classe 50.

E proprio nella classe minore Lazzarini pennella un’annata da incorniciare, lottando quasi ad armi pari con Angel Nieto che infine conquista il titolo iridato collezionando sei vittorie nelle otto gare disputate, con l’azzurro che gli finisce in scia ad Hockenheim, Imola e Imatra per poi togliersi il lusso di batterlo, di ben 38″, in Svezia, ad Anderstorp, diventando il primo italiano a vincere in classe 50. E se in classe 125 Lazzarini va tre volte sul podio con i terzi posti sempre in Svezia, a Brno e ad Abbazia ed ottiene il quinto posto finale in una graduatoria che regala il titolo a Paolo Pileri, per il pilota di Urbino il bello deve ancora venire.

Consumato il divorzio con Piovaticci per accasarsi alla Morbidelli, Lazzarini nel 1976 non va oltre un quarto ed un settimo posto finale nelle due cilindrate che ha ormai eletto a suoi territori di conquista, per poi, nel 1977, assurgere al rango di protagonista assoluto. Eugenio è infatti secondo sia in classe 50 che in classe 125, battuto ancora da Nieto e dal compagno di scuderia Pier Paolo Bianchi, nondimeno confermandosi pilota costante nel rendimento, come certificano le tre vittore (2+1) ed altri dieci piazzamenti sul podio (3+7).

E’ solo il preludio di quel che sta per accadere nel triennio successivo, quando Lazzarini, doppiando sempre l’impegno quando, di converso, altri campioni dimezzano le fatiche, fa saltare il banco. Il 1978, difatti, è la stagione d’oro del marchigiano, che in classe 50, con la Kreidler, vince in Spagna ed Olanda chiudendo secondo alle spalle dello spagnolo Ricardo Torno, 64 punti contro 99, per prendersi invece il titolo iridato nell’ottava di litro con una MBA monoscocca mettendo in cascina quattro successi parziali e distanziando nettamente l’eterno rivale, Angel Nieto.

Non certo appagato di aver infine guadagnato la vetta del mondo, Lazzarini nei due anni successivi, pur riducendo la competitività in classe 125, sbanca in classe 50 vincendo cinque delle sei gare disputate lasciando a distanza il compagno Rolf Blatter, per poi trionfare ancora nel 1980 quando, stavolta con una Iprem che altro non è che una Kreidler modificata dallo stesso Eugenio con il supporto dell’amico Guido Mancini, vince subito le prime due gare a Misano e a Jarama balzando al comando della classifica generale, rigettando poi il tentativo di recupero dello svizzero Stefan Doerflinger che proprio con una Kreidler, che aveva dato il benservito all’italiano, chiude alle sue spalle con due punti di distacco, cedendo il passo nell’ultimo gran premio, al Nurburgring, quando Lazzarini, battagliando da solo contro sei piloti della marca di casa ma con il tifo a favore dei supporters tedeschi che ne ammirano il coraggio, coglie il secondo posto necessario a confermarsi campione del mondo.

Per Lazzarini è il terzo titolo iridato consecutivo in tre anni, e sarà anche l’ultimo, ma la classe non è acqua e se negli anni a seguire, dopo aver saltato quasi per intero la stagione 1981, sarà nuovamente tra i migliori nelle due classi mettendo in bacheca, con la Garelli, altre nove vittorie (6+3) e diciannove podi (4+15), ecco che i piazzamenti finali, secondo nel 1982 sia in classe 50 che in classe 125 battuto rispettivamente dai soliti Doerflinger e Nieto, secondo e terzo nel 1983 sempre nelle stesse cilindrate quando lo anticipano non solo Doerflinger e Nieto ma anche Bruno Kneubuehler, e secondo nel 1984 in classe 125 quando deve arrendersi per l’ennesima volta a Nieto, accreditano Lazzarini dello status di campione double face. Perché guidare con sapienza non una ma due moto, è roba da fuoriclasse.

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