IL “TRIENNIO D’ORO” EUROPEO DELL’ANDERLECHT ANNI ’70

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La Rosa dell’Anderlecht 1976 – da altervista.org

articolo di Giovanni Manenti

Concluso – con la definitiva assegnazione al Brasile della Coppa Rimet al termine del Mondiale di Messico ’70 – un decennio caratterizzato, in Europa, dal predominio del calcio latino, manifestato, a livello di club, dai successi di Real Madrid, Benfica e delle due milanesi, e sancito dalle vittorie nei Campionati Europei della Spagna nel ’64 e dell’Italia nel ’68, ecco che gli anni ’70 si aprono all’insegna della “rivoluzione del calcio totale proposta dall’Olanda in generale e dall’Ajax del fuoriclasse Johan Cruijff in particolare, cui si oppongono le “Panzer Divisionen” tedesche in un duello che raggiunge il culmine nella finale mondiale di Monaco ’74.

Sull’onda delle affermazioni degli “orange”, però, cresce parallelamente di livello anche il football dei cugini belgi, i quali anzi ne anticipano i tempi, qualificandosi per le fasi finali dei Mondiali ’70 nel mentre l’Olanda giunge solo terza nel proprio girone, preceduta da Bulgaria e Polonia, così come si qualificano, due anni dopo, per le semifinali degli Europei, classificandosi al terzo posto dopo aver dovuto alzare bandiera bianca in semifinale nei confronti della Germania Ovest di Beckenbauer e Muller.

Emblema in campo nazionale è indubbiamente l’Anderlecht – il cui nome completo è “Royal Sporting Club Anderlecht” –, club fondato nel 1908 e che in patria è una sorte di “Juventus belga” dall’alto dei suoi 34 titoli e nove coppe nazionali conquistate, assoluto protagonista degli anni ’60 con la vittoria di 6 scudetti, di cui 5 consecutivi dal 1964 al ’68, cui però non hanno fatto riscontro analoghe positive performance in campo europeo, con il miglior risultato in Coppa dei Campioni costituito dall’eliminazione ai quarti di finale dell’edizione ’66 ad opera del Real Madrid, poi vincitore per la sesta volta del trofeo, mentre a fine decennio, proprio quando in patria si afferma per tre anni consecutivi lo Standard Liegi, i “bianco malvaraggiungono l’atto conclusivo della Coppa delle Fiere, solo per essere sconfitti dall’Arsenal (3-1 a Bruxelles, 0-3 a Londra) nella doppia finale.

Leader indiscusso di tale formazione – e da molti giudicato, non a torto, il più forte calciatore belga di ogni epoca – è la mezz’ala d’attacco Paul Van Himst, una carriera interamente spesa indossando la maglia degli “anderlechtois” con cui, dal 1959 al ’75, disputa 566 incontri complessivi (di cui 457 di campionato), con ben 309 reti all’attivo, delle quali 236 in gare di prima divisione, il quale ha il solo difetto, se così si può dire, di esser capitato nel periodo sbagliato, ritirandosi, ironia della sorte, proprio alla vigilia dei successi europei del club.

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Paul Van Himst in azione – da rsca.be

Il dominio dell’Anderlecht viene però offuscato, ad inizio anni ’70, dalla crescita esponenziale di un’altra formazione con cui divide la ribalta nazionale ed europea per l’intero decennio, vale a dire il Bruges (o Club Brugge, secondo la dizione fiamminga), il quale, dopo un titolo conquistato nella notte dei tempi – si parla del 1920 –, ne aggiunge ben cinque tra il 1973 ed il 1980, divenendo altresì uno spauracchio in campo continentale, dove, trascinato dai vari Bastijns, Cools e Vandereyken, giunge in finale di Coppa Uefa ’76 e Coppa dei Campioni ’78, solo per essere, entrambe le volte, sconfitto dagli inglesi del Liverpool.

Con il Bruges a primeggiare in campionato, l’Anderlecht si “rifugia” nella seconda manifestazione nazionale, vale a dire la Coppa del Belgio, che in tale periodo si aggiudica per 4 delle complessive 9 volte in cui il trofeo fa bella vista di sé nella bacheca societaria, con ciò acquisendo il diritto a partecipare alla competizione europea della Coppa delle Coppe, competizione in cui fa il suo esordio in maniera peraltro alquanto deludente, venendo eliminato al primo turno dell’edizione ’74 dallo Zurigo, nonostante all’andata una tripletta dell’olandese Rensenbrink avesse ribaltato il doppio vantaggio svizzero, poi vincitore al ritorno per 1-0 su calcio di rigore.

Abbiamo già parlato dell’addio al calcio giocato di Van Himst al termine della stagione ’75, che conclude salutando il proprio pubblico con la vittoria per 1-0 in finale di Coppa sull’Anversa che consente all’Anderlecht una seconda chance per la conquista del trofeo, e ricordiamo anche l’incidenza sul calcio belga del credo lanciato dai “nuovi profeti” olandesi, circostanza che non viene sottovalutata dalla dirigenza del club, la quale affida nell’estate ’75 la panchina al tecnico batavo Hans Croon, già operante in Belgio alla guida di Waregem – condotto sorprendentemente alla vittoria della coppa nazionale nel ’74 – e Lierse, con cui l’anno precedente aveva concluso il campionato in un’onorevole settima posizione.

Ma se Croon può dare quel pizzico di olandesità alla squadra, ancora maggior sostanza ed esperienza la portano in dote gli acquisti dal Feyenoord dell’attaccante Peter Ressel e, soprattutto, l’innesto a centrocampo del pilastro dell’Ajax e della Nazionale arancione Arie Haan, con cui la società della capitale va a comporre un quartetto olandese che già vede presenti il portiere Jan Ruiter (in forza al club dal ’71) ed appunto l’attaccante Robbie Rensenbrink, prelevato nell’estate ’71 proprio dai rivali del Bruges.

Con questa perfetta commistione tra belgi ed olandesi – potendo altresì contare su uno “zoccolo duro” di esperienza costituto dagli anziani Van Binst, Vandendaele, Broos e Dockx, nonché sul talento emergente di Munaron, Coeck, Vercauteren e Van der Elst –, l’Anderlecht si presenta ai nastri di partenza della Coppa delle Coppe ’76 che vede partecipare, come vincitrici dei principali tornei nazionali, squadre importanti quali l’Eintracht Francoforte, il West Ham, l’Atletico Madrid, la Fiorentina ed il Celtic Glasgow, senza dimenticare l’insidia, sempre presente, derivante dalle squadre dell’est Europa.

Ed è proprio una formazione dell’Europa orientale, il Rapid Bucarest, a tenere a battesimo la formazione belga, che esce sconfitta all’andata per una sfortunata autorete di Thijssen, riuscendo comunque a ribaltare la situazione al ritorno grazie a Van Binst in chiusura di primo tempo e ad un rigore di Rensenbrink ad inizio ripresa.

Rotto il ghiaccio, il successivo abbinamento prevede la sfida contro gli slavi del Borac Banja Luca, la cui pratica viene sbrigata all’andata con un netto 3-0 (doppietta di Rensenbrink ed acuto di Coeck) che concede agli avversari la platonica soddisfazione di affermarsi per 1-0 al ritorno, in un turno che vede l’eliminazione a sorpresa della Fiorentina, mentre lo scontro tra Atletico Madrid ed Eintracht di Francoforte privilegia quest’ultimo, capace di aggiudicarsi entrambi i match.

Con l’appuntamento per i quarti di finale previsto per la successiva primavera, in casa dei “Reali” non si nasconde la soddisfazione per un sorteggio che li vede accoppiati ai gallesi del Wrexham, squadra militante nella terza divisione inglese, e che invece si rivela più ostico del previsto, dato che al “Parc Astrid” concede la sola rete in apertura di Van Binst e, al ritorno, pareggia le sorti del doppio confronto all’ora di gioco, prima che Rensenbrink, a meno di un quarto d’ora dal termine, spazzi via i fantasmi dei supplementari.

L’approdo in semifinale conferma una certa qual fortuna nei sorteggi, evitando Eintracht e West Ham per affrontare i tedeschi orientali del Sachsering Zwickau capitanati dal mitico estremo difensore Jurgen Croy e che, dopo aver eliminato la Fiorentina, si sono permessi il lusso di sbattere fuori dalla competizione anche il Celtic Glasgow di Kenny Dalglish.

Questa volta, però, non vi sono sorprese di sorta, con l’Anderlecht convinto della propria forza e che non lascia scampo alcuno ai suoi avversari, grazie al raggiunto affiatamento tra le due punte Van der Elst e Rensenbrink che si incaricano di realizzare tutte e cinque le reti (3-0 nella ex Ddr, 2-0 al ritorno) che certificano la qualificazione per la finale di Bruxelles del 5 maggio ’76, avversari i londinesi del West Ham di Trevor Brooking, che hanno avuto ragione dei tedeschi dell’Eintracht Francoforte.

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Finale Coppa delle Coppe ’76 – da dhnet.be

Di fronte agli oltre 50mila spettatori che gremiscono le tribune dello “Stadio Heysel”, la finale non tradisce le attese, con gli inglesi a passare per primi in vantaggio poco prima della mezz’ora grazie ad Holland, abile a sfruttare una palla vagante in area, punteggio riequilibrato in chiusura di tempo da Rensenbrink che approfitta di un clamoroso errore della difesa avversaria, per mettere in rete a porta sguarnita un assist di Ressel.

E quando, in avvio di ripresa, la coppia Rensenbrink-Van der Elst confeziona la rete del raddoppio, con il giovane belga a fintare su di un avversario per poi collocare la palla nell’angolo alto alla destra dell’incolpevole Marvin Day, è opinione comune che l’inerzia della gara sia oramai dalla parte dei belgi, i quali, però, devono fare i conti con la nota combattività anglosassone, che si materializza con il punto del pari realizzato di testa sotto misura al 68’ da Keith Robson.

Tutto da rifare, dunque, con poco più di 20’ a disposizione, ma quando si hanno al proprio arco due frecce quali Rensenbrink e Van der Elst tutto è possibile e, difatti, dopo appena 5’, l’olandese si procura un calcio di rigore che lui stesso si incarica di trasformare, lasciando poi al più giovane compagno di reparto l’onore di chiudere definitivamente la contesa a 3’ dal termine con un assolo in contropiede degno del miglior George Best con tanto di difensore e portiere avversari messi a sedere per il deposito della sfera nella porta sguarnita.

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Rensenbrink trasforma il rigore del 3-2 – da skyrock.com

La prima, storica, vittoria di un club belga nelle coppe europee – mentre il Bruges viene sconfitto in finale di Coppa Uefa dal Liverpool – viene completata con il bis in coppa nazionale con un netto 4-0 a spese del Lierse, ex squadra allenata da Croon, il quale non viene però confermato, con il suo posto alla guida del club preso dal “guru” del calcio belga, vale a dire quel Raymond Goethals che, nei suoi anni alla guida dei “Roten Teufels” (i “Diavoli Rossi”), aveva ridato prestigio alla squadra nazionale.

Il primo impegno sarebbe da “far tremare i polsi” a chiunque, trattandosi del doppio confronto per la Super Coppa Uefa contro i tre volte campioni d’Europa del Bayern Monaco, ma non certo ad una vecchia volpe come Goethals che, limitati i danni all’Olympiastadion, con Muller a siglare all’88’ la rete della vittoria dopo l’iniziale vantaggio belga con Haan, impartisce una vera e propria lezione di calcio ai celebrati tedeschi con un 4-1 targato Rensenbrink (doppietta), Van der Elst ed ancora Haan.

Con un organico interamente confermato, in campo nazionale l’Anderlecht dà vita ad un serrato testa a testa con i campioni del Bruges, risolto a favore di questi ultimi, con i quali si qualifica altresì per la finale di coppa, mentre a livello continentale la squadra, oramai acquisita coscienza dei propri mezzi, si sbarazza con non poche difficoltà dei “cugini olandesi” del Roda Kerkrade (2-1 a Bruxelles con reti di Vercauteren e Rensenbrink negli ultimi 2’ di gioco, 3-2 al ritorno dove tocca a Van der Elst realizzare una doppietta negli ultimi 10’), per poi maramaldeggiare a spese dei malcapitati turchi del Galatasaray (doppio 5-1, di cui 4 reti portano la firma di Rensenbrink).

Gli accoppiamenti dei quarti ripropongono una sfida agli inglesi, stavolta rappresentati dal Souhampton che, ancorché giochi in seconda divisione, si è permesso il lusso di sconfiggere nella “FA Cup Final” il favorito Manchester United, ed il vantaggio di 2-0 (a firma olandese, Ressel e Rensenbrink) maturato all’andata, viene vanificato al “The Dell” dai centri di Peach e MacDougall, prima che ci pensi Van der Elst, a 7’ dal termine, a siglare il goal qualificazione.

Semifinali che mettono in vetrina la “crème de la crème” continentale, visto che si affrontano, da un lato Amburgo ed Atletico Madrid, e dall’altro Anderlecht e Napoli, con i madrileni che, per il secondo anno consecutivo, vedono il loro cammino infrangersi contro i tedeschi, i quali ribaltano con un netto 3-0 maturato nella prima mezz’ora di gioco, l’1-3 incassato all’andata al “Vicente Calderon”.

Al “San Paolo” di Napoli, con 90mila tifosi partenopei ad incitare i propri beniamini, i padroni di casa si impongono di misura, grazie ad uno spunto vincente del terzino Bruscolotti a 9’ dal fischio finale, ma una condotta di gara accorta al ritorno, consente all’Anderlecht di staccare il biglietto per la seconda finale consecutiva, con una rete per tempo siglate da Thijssen e Van der Elst.

Lo scenario, stavolta, è quello dello Stadio Olimpico di Amsterdam, dove l’11 maggio ’77 Anderlecht ed Amburgo si affrontano per una sfida decisiva che viene risolta nel finale di gara quando Steffenhagen viene sgambettato in area per la conseguente massima punizione trasformata dall’estrema sinistra Volkert per il vantaggio tedesco, poi arrotondato ad 1’ dal termine con il più classico dei contropiedi ancora orchestrato da Volkert, il quale consegna a Magath una comoda palla da depositare in rete per il 2-0 definitivo.

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Volkert trasforma il rigore dell’1-0 – da eupallog-cineteca.blogsport.it

E così, un’annata iniziata in gloria con la vittoria in Super Coppa Uefa, si conclude con un “tris” di piazzamenti, visto che, dopo il secondo posto in campionato e la sconfitta in Europa, i “bianco-malva” capitolano anche di fronte al Bruges con un rocambolesco 4-3 nella finale di Coppa del Belgio, che però consente loro di partecipare nuovamente alla Coppa delle Coppe, visto che i rivali hanno centrato l’accoppiata scudetto/coppa.

Avventura che l’Anderlecht affronta proponendo tra i pali l’olandese Nico De Bree, acquistato dal Molenbeek, e promuovendo Vercauteren come perno insostituibile del centrocampo, mentre la difesa viene rinforzata con l’innesto di Johnny Dusbaba, prelevato dall’Ajax ed in attacco viene inserito, pure lui dal Molenbeek, il danese Benny Nielsen.

In campionato, la lotta con il Bruges è sempre più serrata, ma ancora una volta tocca all’undici di Goethals soccombere, anche se per il minimo distacco di un solo punto (51 a 50), con entrambe le squadre che avrebbero meritato il titolo per la loro indiscutibile forza, dimostrata in campo europeo, dove conquistano le rispettive finali di Coppa dei Campioni e Coppa delle Coppe.

Quest’ultima manifestazione, vede l’Anderlecht, dopo un iniziale allenamento contro il Lokomotiv Sofia (8-1 complessivo), abbinata al secondo turno proprio ai detentori dell’Amburgo (rinforzati dall’acquisto della stella del Liverpool Kevin Keegan) e mai “vendetta” è stata più dolce del successo per 2-1 conquistato al “Volksparkstadion” davanti ad oltre 55mila tifosi tedeschi, grazie ad una rete di Rensenbrink a 2’ dal termine, poi difeso al ritorno, concluso sull’1-1 (reti di Van der Elst e dello stesso Keegan).

Al ritrovo di marzo, ai belgi toccano in sorte gli “ammazzagrandiportoghesi del Porto, che al primo turno hanno fatto fuori il Colonia ed al secondo il Manchester United, rifilando ai “Red Devils” un umiliante 4-0 all’“Estadio do Dragao”, dove anche l’Anderlecht paga dazio in virtù di una rete del fortissimo centravanti lusitano Fernando Gomes, per poi restituire il favore con tanto di interessi al ritorno, con un 3-0 che porta la firma di Rensenbrink, Nielsen e Vercauteren.

Con tutte le grandi già uscite nei turni precedenti, il livello delle semifinali non è di valore eccelso, abbinando all’Anderlecht gli olandesi del Twente Enschede, mentre l’altra sfida vede opposti Dinamo Mosca ed Austria Vienna, ed i belgi danno conferma della loro maggior compattezza difensiva rispetto al recente passato, facendo loro entrambi i confronti (1-0 in Olanda, rete del danese Nielsen, che ha scalzato nelle gerarchie Ressel nel ruolo di centravanti, e 2-0 al ritorno, grazie ai centri degli “ingrati” Haan e Rensenbrink), dando così appuntamento ai propri tifosi al “Parc des Princes” di Parigi il 3 maggio ’78 per la terza finale consecutiva che li vede opposti all’Austria Vienna, vincitrice ai calci di rigore sulla Dinamo Mosca dopo due paritetici 2-1.

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Finale Coppa delle Coppe 1978 – da altervista.org

Sulla carta, si tratterebbe di una sfida impari – pur se gli austriaci possono contare su giocatori di indubbio valore quali il difensore Robert Sara, il centrocampista Herbert Prohaska ed il centravanti uruguaiano Julio Morales –, ma le sorprese nelle finali possono sempre essere all’ordine del giorno, anche se la rete con cui Rensenbrink sblocca il risultato dopo appena 13’ contribuisce a far svanire i primi dubbi, che poi vengono definitivamente cancellati con il micidiale uno-due in chiusura di tempo siglato ancora da Rensenbrink e Van Binst per il 3-0 con cui le squadre vanno al riposo e che fa sì che la ripresa sia poco più di una passerella in cui il punto del 4-0 messo a segno da Van Binst a 9’ dal termine rappresenta la classica “ciliegina sulla torta”.

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Scambio di gagliardetti tra i capitani Rensenbrink e Sara – da altervista.org

Per concludere in bellezza un ciclo trionfale, resta un “dispetto” da compiere ai danni degli arcirivali del Bruges che, per la seconda volta in tre anni, hanno dovuto soccombere di fronte al Liverpool, ed il fatto che tocchi proprio all’Anderlecht sfidare i “rossi di Anfield” in Super Coppa Europea, mette quel classico pepe alla sfida, la cui gara di andata si disputa il 4 dicembre ’78 al “Parc Astrid” e vede gli uomini di Goethals – che nel frattempo hanno ulteriormente rafforzato il proprio potenziale offensivo con l’acquisto dell’olandese Ruud Geels dall’Ajax – aggiudicarsela per 3-1 in virtù delle reti realizzate da Vercauteren, Van der Elst e Rensenbrink, cui gli inglesi oppongono il solo centro di Case per il provvisorio pareggio.

Un vantaggio non certo rassicurante, dovendosi recare nella “tana di Anfield”, ma che l’Anderlecht riesce a gestire e, dopo il goal di Hughes a dare speranza alla “Kop” nel primo tempo, ci pensa Van der Elst al 71’ a zittire i 24mila presenti, rendendo vano il consueto spunto del “super sub” David Fairclough a soli 3’ dal termine.

Con questo quarto trofeo europeo in tre anni, si conclude il ciclo vincente dell’Anderlecht, che si era visto eliminare al secondo turno di Coppa delle Coppe dal Barcellona orfano di Cruijff dopo il 3-0 maturato all’andata, subendo analogo punteggio al ritorno e poi cedendo ai calci di rigore, ma resta per sempre impressa l’immagine di una squadra che ha saputo fondere insieme le due “anime” del calcio belga ed olandese in una organizzazione di gioco quasi perfetta.

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