IRAN-USA AI MONDIALI DI FRANCIA DEL 1998: UN MATCH AD ALTA TENSIONE

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Foto di gruppo per Iran e Usa – da nbcnews.com

articolo di Nicola Pucci

Al momento del sorteggio per la compilazione dei gruppi della Coppa del Mondo del 1998, il presidente della Federazione americana qualificò il match tra Iran e Usa come “la madre di tutte le partite“. E ne ebbe ben donde, sul piano politico così come su quello più prettamente sportivo.

Piccolo richiamo storico: i due paesi sono ai ferri corti dall’epoca della rivoluzione che in Iran portò nel 1979 a l’instaurazione di una repubblica islamica. Sono nel frattempo trascorsi quasi venti anni, ma nel 1998 la situazione è ben lungi dall’esser risolta, se è vero che i Governi hanno ancora qualche reticenza nel ripristinare le relazioni diplomatiche.

Pertanto, ogni occasione è buona per rincarare la dose, a cominciare proprio dal sorteggio che indica una squadra che riceve, gli Stati Uniti, e un’altra che opera in trasferta, l’Iran, pure in un contesto internazionale così particolare. L’addetto stampa della FIFA a quei giorni, Mehrdad Masoudi, ricorda che il leader supremo iraniani, l’ayatollah Khamenei, ha dato ordine alla sua squadra di non muoversi per la stretta di mano regolamentare, come il protocollo ufficiale della FIFA impone per le squadre considerate “visitatrici“, come per l’appunto è l’Iran in questa circostanza. La FIFA ha vestito i panni dell’intermediario, proponendo agli Stati Uniti di giocare d’anticipo, ovvero muoversi a sua volta per prima per il rituale pre-partita, il che non è gioco forza una miglior mossa simbolica.

Certo, un piccolo dettaglio, a confronto di quel che la FIFA ha permesso prima del match. 7.000 biglietti sono stati infatti comprati da un’organizzazione vicina a Saddam Hussein, per destabilizzare il potere iraniano sul posto. Hanno in progetto di interrompere la sfida, sperando di non venire a loro volta fermati visto il loro numero (7.000 su 42.000 posti disponibili sugli spalti). E così è: al momento di sventolare una gigantesca bandiera di velcro, viene loro impedito dagli steward. Dall’altra parte, si presenta un’altra minaccia, e riguarda una possibile invasione di campo. Le forze di sicurezza francesi, già nell’occhio del ciclone lungo tutto l’arco del torneo, soprattutto per l’aggressione di un gendarme da parte degli hooligans il giorno stesso, a margine della sfida Germania-Jugoslavia, ricevono a loro volta l’ordine di intervenire se si presentasse una situazione di “estrema necessità“. E’ dunque questo il caso, fanno pertanto irruzione nello stadio, senza che ciò tuttavia venga ripreso dalle telecamere delle televisioni, onde evitare un deterioramento della situazione, già da ore di alta tensione.

Nondimeno, “il presidente della Federazione iraniana vuole che il suo paese mostri il suo volto migliore, pertanto i giocatori entrano in campo con rose bianche, simbolo di pace in Iran“, sempre secondo le parole di Masoudi. Le foto d’assieme dei protagonisti della partita fanno il giro del mondo, lanciando un segnale di distensione, e sul rettangolo di gioco i calciatori dei due Paesi si affrontano con audacia ma pure con grande rispetto.

L’eccitazione è palpabile, così come lo spettacolo è di prim’ordine. Gli Stati Uniti pagano dazio alla sfortuna colpendo quattro volte i legni della porta difesa da Abedzadeh, i medio-orientali colpiscono di rimessa e finiscono per incassare la vittoria, 2-1, grazie alle realizzazioni, storiche, di Estili e Mahdavikia, e l’inutile gol di Mc Bride. Per l’Iran è il primo successo in Coppa del Mondo. Se le due squadre, infine, non riusciranno ad andare oltre la fase a girone, tuttavia la vittoria sul campo suonerà come una sorta di piccola Coppa del Mondo dalle parti di Teheran, dove al rientro i giocatori verranno accolti come vere e proprie rock-star.

Il momento agonistico finisce per avere un significato così simbolico che il difensore Jeff Agoos potrà affermare che “abbiamo fatto più noi in 90 minuti che i politici in 20 anni!“. Qualche mese dopo, una sfida amichevole fu giocata dalle due Nazionali, altrettanto simbolica in quanto è stata necessario, ancora una volta, l’intervento preventivo delle due Federazioni. Ma “si è potuta disputare grazie al successo del match di Coppa del Mondo 1998“, conclude Masoudi.

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