LA FINALE SFIORATA DALLA SCOZIA ALLA COPPA DEL MONDO DI RUGBY 1991

Una fase della semifinale Scozia-Inghilterra – da theguardian.com

articolo di Giovanni Manenti

Fra i paesi del Regno Unito, la Scozia è considerata la “parente povera” in ambito rugbistico, basti pensare che è la sola a non essersi ancora aggiudicata un torneo dell’allargato “Sei Nazioni” da quando vi partecipa anche l’Italia, ovvero dall’edizione 2000, nonostante che si fosse imposta l’anno precedente.

Un’affermazione che conclude l’ultimo decennio del XX secolo che, per i “Brave Hearts” scozzesi si era aperto con il loro terzo, nonché ultimo sinora, “Grande Slam”, ottenuto nel 1990, allorché la Scozia, dopo un successo all’esordio a Dublino per 13-10 sull’Irlanda, rifila un pesante 21-0 alla Francia il 17 febbraio 1990 al “Murrayfield” di Edimburgo, per poi imporsi 13-9 a Cardiff sul Galles e quindi ospitare, il 17 marzo ad Edimburgo, l’Inghilterra a pari punti in classifica.

La sfida, che vede le due formazioni andare una volta a testa (Tony Stanger per i padroni di casa, Jerry Guscott per il XV della “Rosa“) in meta, viene decisa dalla precisione al piede, con il mediano di apertura scozzese Craig Chalmers a mandare l’ovale in mezzo ai pali in tre occasioni contro la sola dell’estremo inglese Simon Hodgkinson per il 13-7 conclusivo che consente al capitano David Sole di alzare il trofeo.

Il trionfo fa sì che la Scozia – nonostante l’anno seguente subisca il riscatto di Francia ed Inghilterra che la superano 15-9 e 21-12 rispettivamente relegandola al terzo posto – si presenti con rinnovato entusiasmo alla seconda edizione della Coppa del Mondo di rugby, organizzata congiuntamente dai cinque paesi che disputano il “Torneo delle Cinque Nazioni” ed in programma dal 3 ottobre al 2 novembre 1991.

Quattro anni prima, in occasione dell’edizione inaugurale della manifestazione svoltasi nell’emisfero australe fra Australia e Nuova Zelanda, la Scozia non si era comportata male, classificandosi alla pari con la Francia in testa al Gruppo D avendo superato 60-21 lo Zimbabwe e 55-28 la Romania, oltre a concludere sul 20-20 lo scontro diretto con i transalpini, ai quali era però andato il primo posto avendo, nel corso del match, realizzato tre mete contro le due scozzesi.

La circostanza fa sì che, negli abbinamenti del quarti, il XV delle Highlands aveva dovuto vedersela con la favorita Nuova Zelanda sul loro terreno di Christchurch e l’esito era stato impietoso, con gli “All Blacks” ad imporsi 30-3, e gli unici punti scozzesi prodotti da un piazzato a segno da parte dell’estremo Gavin Hastings, mentre la Francia, favorita dal tabellone, giungeva addirittura in finale solo per essere sconfitta 29-9 dai neozelandesi.

Per la rassegna iridata 1991, strutturata ancora con 16 squadre – e sempre assente il Sudafrica a causa del bando all’attività internazionale per il regime di apartheid vigente nel paese – la formula è identica, con le formazioni suddivise in quattro gironi eliminatori con le prime due a qualificarsi per la fase ad eliminazione diretta con gli accoppiamenti prima contro seconda.

Inserita nel Gruppo 2, la Scozia ritrova lo Zimbabwe, assieme al Giappone ed all’Irlanda, contro cui si è imposta di misura (28-25) a metà del mese di marzo precedente nell’ambito del “Cinque Nazioni”, sfida che comunque è prevista all’ultima giornata.

E, come da pronostico, entrambe le formazioni vi giungono a punteggio pieno, con gli scozzesi ad aver superato 47-9 il Giappone andando ben 7 volte in meta con altrettanti giocatori differenti, e quindi aver avuto la meglio (51-12) sugli africani, in un match dove i protagonisti sono l’ala Iwan Tukalo, autore di tre mete, e l’estremo, nonché capitano, Peter Dods, il quale realizza 12 punti, frutto di due calzi piazzati e tre trasformazioni delle 8 mete realizzate.

Dal canto suo, l’Irlanda non è certo da meno, visto che rifila un 55-12 allo Zimbabwe, con sugli scudi il terza linea centro Brian Robinson, autore di 4 delle 8 mete realizzate, oltre al mediano di apertura Ralph Keyes, che mette a referto ben 17 punti, frutto di 5 piazzati e 4 trasformazioni, per poi imporsi 32-16 sugli asiatici, con due mete di Noel Mannion e 16 punti del “solito” Keyes.

La decisione sull’assegnazione del primo posto nel girone – quanto mai importante, poiché determina l’abbinamento nei quarti con le Western Samoa, che eliminano clamorosamente il Galles classificatosi terzo quattro anni prima – viene decisa dalla sfida che va in scena il 12 ottobre 1991 al “Murrayfield” di Edimburgo, con la Scozia a cercare pertanto di approfittare del vantaggio del fattore campo, impegno portato vittoriosamente a termine ribaltando nella ripresa un risultato che all’intervallo vedeva il XV del “Trifoglio” avanti 12-9.

Stavolta il piede educato di Keyes (autore di tutti e 15 i punti irlandesi) nulla può nell’arginare le due mete siglate dal mediano di mischia Gary Armstrong e dal centro esterno Graham Shiel, subentrato nella seconda frazione di gioco, entrambe trasformate da Gavin Hastings, con a contribuire al 24-15 conclusivo – si ricordi che all’epoca la meta valeva ancora solo 4 punti, altrimenti il margine sarebbe stato più ampio – tre piazzati a segno di Hastings ed un drop di Chalmers.

L’eliminazione del Galles rappresenta l’unica sorpresa di rilievo delle qualificazioni, con viceversa Nuova Zelanda ed Inghilterra ad emergere dal Gruppo 1, Australia e Western Samoa dal Gruppo 3 e Francia e Canada dal Gruppo 4, per i conseguenti abbinamenti dei quarti Nuova Zelanda-Canada, Francia-Inghilterra, Scozia-Western Samoa ed Australia-Irlanda.

L’opportunità offerta dal tabellone merita di essere sfruttata al meglio dalla formazione del tecnico Ian McGeechan, unitamente al fatto di avere ancora a disposizione il terreno amico di “Murrayfield”, e la Scozia non si lascia sfuggire l’occasione, con il piazzato a segno di Matthew Vaea in avvio di gara a rappresentare una quanto mai breve illusione per i samoani, visto che, dopo il pareggio di Gavin Hastings, subiscono in chiusura di tempo le mete di Tony Stanger e John Jeffrey che fissano il punteggio sul 13-3 poi ampliato nella ripresa sino al 28-6 definitivo, con Jeffrey ancora in meta ed Hastings a contribuire con 16 punti totali.

Come da previsione, il Canada ha poche chances con i campioni in carica della Nuova Zelanda, che si impongono 29-13 dopo aver condotto per 29-3 a metà ripresa, mentre l’Irlanda sta per compiere una clamorosa impresa allorché una meta di Gordon Hamilton a 5’ dalla sirena e trasformata da Keyes (autore di 14 punti) la vede avanti 18-15, prima che sull’ultima azione dell’incontro Michael Lynagh vada in meta per consegnare all’Australia vittoria 19-18 e semifinale contro gli All Blacks.

Per la Scozia, viceversa, la semifinale la vede opposta alla vincente della tradizionale sfida fra Inghilterra e Francia – match che a metà marzo, nel corso del “Cinque Nazioni”, aveva visto prevalere di misura (21-19) i bianchi di Albione –, con stavolta però teatro dell’incontro il “Parc des Princes” di Parigi, ancorché l’esito sia lo stesso, ovvero con il successo inglese con un 19-10 che non deve trarre in inganno, in quanto il punteggio assume tali dimensioni solo nei minuti finali, dapprima con un piazzato a segno dell’estremo Jonathan Webb e quindi, proprio in chiusura, con la meta di William Carling trasformata dallo stesso Webb.

Con i due emisferi (boreale ed australe) a designare una finalista a testa, a scendere per prime in campo per rinverdire una rivalità storica sono Scozia ed Inghilterra, il 26 ottobre 1991 ancora ad Edimburgo, per un match quanto mai equilibrato e combattuto, ancorché privo di grandi spunti di gioco, ma che per i padroni di casa si trasforma in una beffa, visto che due piazzati di Gavin Hastings avevano partorito un margine di 6-0 poco prima della mezzora di gioco.

A rimettere gli inglesi in partita provvede poco dopo Webb anch’egli a segno su punizione, per poi essere ancora lui a riportare l’incontro su di un piano di parità (6-6) al 56’, prima che a risultare determinante sia, non trovando i rispettivi attacchi sbocchi verso la linea di meta avversaria, il drop di Rob Andrew a 10’ dalla sirena che spegne ogni “sogno di gloriada parte scozzese.

Poca consolazione che poi l’Inghilterra venga sconfitta 12-6 in finale dall’Australia – a propria volta affermatasi 16-6 nel derby australe di semifinale sugli All Blacks –, mentre la Scozia, ormai demotivata, cede anche contro la Nuova Zelanda (6-13) nel match valevole per l’assegnazione della terza piazza.

Da allora in poi, nelle successive otto edizioni della Coppa del Mondo sinora disputate, la Scozia non è più riuscita a raggiungere il traguardo delle semifinali, circostanza che, a maggior ragione, non fa che aumentare l’amarezza per “quel che poteva essere e non è stato…”.

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