ALAN JONES, IL CAMPIONE SOTTOVALUTATO

articolo di Andrea La Rovere tratto da Formula 1, le storie

Tra i campioni del mondo di Formula 1 ce ne sono alcuni che non vengono quasi mai ricordati. Nel caso di Alan Jones, cercando tra i vari gruppi di appassionati, spesso esce fuori anche un po’ di malanimo verso questo fortissimo pilota australiano.

Alan Jones fu campione del mondo nel 1980 ma, senza alcuni problemi, avrebbe potuto vincere anche nel 1979 e nel 1981. Ma andiamo con ordine.

Jones arriva in Europa nel 1969, è veloce ma non ha soldi. Dopo le formule minori, trova spazio in Formula 1 nel 1975, con una Hesketh privata. Da Zandvoort corre per Graham Hill, assieme a Tony Brise, altra grande promessa. Al Nurburgring coglie un ottimo quinto posto, poi deve cedere il volante a Rolf Stommelen.

Nel 1976, dopo qualche gara, Jones viene ingaggiato da Surtees. Nonostante la monoposto sia un disastro, Alan segna ben sette punti, con un quarto posto sotto il diluvio del Fuji. Malgrado le sue prestazioni, anche per il 1977 rimane a piedi. Il tragico incidente di Tom Pryce gli apre le porte della Shadow.

Subito Jones si mostra veloce e riesce dove la Shadow aveva sempre fallito fin dal debutto, vincendo il Gran Premio d’Austria. Va sul podio anche a Monza ed alla fine è settimo con 22 punti. L’anno dopo avviene l’incontro che segna la carriera di Jones, quello con Frank Williams.

Sir Frank si arrangia da anni in Formula 1, con pochi soldi e tanto ottimismo. Finalmente, nel ’78, mette a segno il colpaccio: si fa sponsorizzare da alcune società arabe, ricchissime. In Jones, Williams trova il pilota ideale: rapido, solido e leale. La FW06 è una monoposto tradizionale e veloce. Jones compie una serie di ottime gare, ma spesso si rompe qualcosa. A Watkins Glen arriva secondo, salvando la stagione.

La FW07 del 1979 è tutta un’altra cosa: la migliore monoposto dell’anno. Peccato che arrivi solo dopo quattro gare e sia poco affidabile per le prime. Jones diventa il dominatore della Formula 1: vince quattro gare e a Silverstone e a Watkins Glen perde la vittoria per banali guasti. L’assurdo sistema di punteggio di quell’anno gli impedisce di lottare per il titolo, ma è chiaro a tutti: se la FW07 fosse arrivata a inizio anno, Jones sarebbe diventato campione del mondo.

Il 1980 è il suo anno. Vince cinque gare (Argentina, Francia, Gran Bretagna, Canada e a Watkins Glen) e l’unico avversario è Piquet, con la Brabham. Un discusso incidente in Canada tra i due provoca qualche polemica, ma il titolo di Jones è meritatissimo.

L’anno dopo, Reutemann – suo gregario per contratto – si ribella e vince in Brasile. Jones, che pareva imbattibile, accusa il colpo, e così la Williams. Alan non pare più lui e attraversa una crisi da cui esce solo a fine anno. Reutemann, intanto, segna punti su punti e pare destinato a vincere il titolo. Williams e Jones non fanno nulla per aiutarlo: alla fine il campione è Piquet, che batte Carlos per un punto e Jones per quattro.

Amareggiato, Jones abbandona la Formula 1. L’anno dopo viene contattato dalla Ferrari per sostituire Pironi ma temporeggia troppo e alla fine il volante va ad Andretti.

Nel 1983 un primo ritorno, con una bianca Arrows senza sponsor. Corre a Long Beach una discreta gara (12esimo in qualifica), poi alla Corsa dei Campioni è terzo ma lascia di nuovo. Alla fine del 1985 si fa tentare dal progetto Haas-Lola-Ford. Jones ha quasi quarant’anni e – nonostante un discreto ’86 – alla fine dell’anno dice basta, così come la scuderia americana. Il bottino è di appena quattro punti, con un quarto posto in Austria e il sesto a Monza.

Continua a correre in varie categorie, rimanendo un punto di riferimento in Australia per tutto il mondo del motorsport. Alan Jones ha vinto 12 Gran Premi, con 24 podi totali, 6 pole e 13 giri più veloci.

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