IL BRESCIA RUGBY E QUEI RAGAZZI CHE CONQUISTARONO LO STORICO SCUDETTO NEL 1975

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Il Brescia Rugby Campione d’Italia 1975 – da:wikipedia.org

Articolo di Giovanni Manenti

Nei primi anni ’70, in Italia, se dici Rugby pensi a Padova ed al suo Petrarca, che si aggiudica cinque Scudetti consecutivi dal 1970 al ’74 – tra l’altro i primi della sua storia, avendo sino ad allora dovuto subire la supremazia delle Fiamme Oro, altra Società patavina – e come sempre accade in questi casi, ci si interroga, ad inizio della stagione 1974-’75, su chi possa essere in grado di spezzare questa egemonia.

Le maggiori credenziali vanno ai neroverdi de L’Aquila, che ne avevano contrastato il successo giungendo secondi ad un sol punto di distacco nel ’74, risultando decisivi i confronti diretti, conclusi sul 6-6 in terra abruzzese ed a favore del Petrarca per 6-4 al ritorno, così come al Rugby Roma (da non confondersi con il CUS Roma), nel quale militano giocatori di spicco quali l’estremo Rocco Caligiuri e l’inglese Dick Greenwood, giunto nella Capitale proprio nell’estate ’73 e messosi immediatamente in evidenza con le sue 17 mete che lo vedono primeggiare nell’apposita Classifica.

Pochi avrebbero scommesso sul Rugby Brescia, anche se, da neopromosso, aveva concluso la stagione precedente ad un più che dignitoso quinto posto, mentre maggiore curiosità si riversa sul CUS Genova, la formazione del leggendario terza linea centro Marco Bollesan, che per tre anni di seguito, dal 1971 al ’73, era giunto secondo, sfiorando l’impresa nel ’73, superato dal Petrarca di un solo punto, in virtù del sorpasso avvenuto alla penultima giornata con il successo dei veneti per 18-8 nello scontro diretto.

Ma l’estate ’74 porta in serbo un trasferimento che sposta gli equilibri, ovverossia quello del già citato Bollesan dal CUS Genova proprio a Brescia, l’elemento in grado di fare da collante tra i reparti e già da un decennio colonna anche della Nazionale italiana.

Operaio all’Italsider di Genova, Bollesan ha al suo attivo già uno Scudetto, conquistato nel 1966 con la Partenope Napoli – che così bissava il titolo dell’anno precedente – allorché per andarvi a giocare venne trasferito nello stabilimento di Bagnoli, per poi fare ritorno nella sua città d’adozione, lui nato a Chioggia, per far vivere al Club ligure il suo triennio d’oro.

Abbiamo dato spettacolo”, ricorda Bollesan del suo secondo periodo a Genova, “praticavamo quello che oggi si definirebbe “Rugby champagne”, il che ci permetteva di andare regolarmente in meta, più di ogni altra squadra, ma il nostro punto debole erano i calci piazzati, non avendo nelle nostre file un calciatore degno di tal nome, così che gli Scudetti li vinceva il Petrarca …!!”.

Lacuna, quest’ultima, che non si presenta a Brescia dove, a fine estate ’72, giunge il gallese David Cornwall, classe 1947, convinto a trasferirsi in Italia dal connazionale David Williams, approdando a Bologna ed è in occasione di un match di Serie B tra i felsinei ed il Brescia, vinto dai primi 9-7 grazie a tre suoi calci piazzati in mezzo ai pali, che il General Manager lombardo Lorenzo Bonomi lo contatta per poi riuscire a strappare il suo consenso a trasferirsi a Brescia, dando sin dal primo momento dimostrazione della sua abilità al piede, dato che conclude il Campionato ’74 con il maggior numero di punti realizzati, pari a 188, laddove nelle stagioni precedenti si faceva fatica a superare “quota 100” …

Bollesan non approda da solo comunque a Brescia, portandosi dietro il compagno di squadra Paolo Paoletti, 22enne tallonatore di Frasciati, mentre da San Donà a rinforzare il XV lombardo arriva il seconda linea Adriano Fedrigo, che già conta 19 presenze in azzurro.

Innesti importanti, dunque, in una formazione che l’anno precedente ha posto le basi per disputare una stagione al vertice, ben guidata dall’allenatore/giocatore Giuseppe Vigasio e tra cui spicca pure un “figlio d’arte”, ovverossia Luciano “Cochi” Modonesi, il cui padre Alberto faceva parte della prima formazione dell’Italia scesa in campo il 20 maggio 1929 a Barcellona contro la Spagna, venendo sconfitta 0-9, il quale non voleva che il figlio si dedicasse anch’egli allo Sport della palla ovale, mentre, al contrario, supera largamente le imprese paterne, vestendo in ben 17 occasioni i colori azzurri.

L’inizio del Torneo è positivo per i lombardi, con 5 convincenti vittorie in altrettante gare di Campionato, ivi compreso un netto 26-3 alle Fiamme Oro Padova per poi dover ospitare, a sette giorni di distanza, i cinque volte Campioni d’Italia del Petrarca, venendo sconfitti a domicilio per 3-16, cui seguono un pari per 6-6 a Treviso ed una seconda sconfitta per 9-13 a L’Aquila alla penultima di andata, girone concluso comunque in testa alla Classifica con 17 punti, grazie ai preziosi successi interni contro Rovigo (11-3) e Rugby Roma (24-6), mentre il Petrarca, al comando sino alla nona giornata con un solo passo falso nel sempre ostico derby con le Fiamme Oro, perso 3-12, si ritrova staccato di un punto a causa delle sconfitte di misura patite nei due ultimi turni per 8-10 e 3-4 contro Rovigo e L’Aquila rispettivamente, con quest’ultima ad aver raccolto 15 punti al giro di boa.

Campionato quanto mai incerto, dunque, in cui a fare la differenza sono i confronti diretti, con il primo, fondamentale test ad andare in scena alla sesta di ritorno a Padova dopo che la settimana prima i “cugini” delle Fiamme Oro avevano fatto un grosso favore ai Campioni in carica infliggendo al Brescia per 9-7 la sua terza ed ultima sconfitta stagionale, consentendo al Petrarca di affiancarla in vetta alla Classifica a quota 24, al pari de L’Aquila che nel ritorno ha lasciato un solo punto nel pari per 12-12 contro il Rovigo.

Mai si sarebbe potuto ipotizzare che, a metà del girone di ritorno, tre squadre si dividessero la testa della Classifica a parità di punti, e con ancora i tre scontri diretti da disputare, ed il pareggio imposto da Bollesan & Co. per 12-12 sul campo dei pluricampioni d’Italia, al di là dell’aver consentito a L’Aquila, facilmente vittoriosa per 20-3 nel Capoluogo ligure su un derelitto CUS Genova – il quale terminerà il torneo con tutte sconfitte ed un mortificante -1 in graduatoria quale punto di penalizzazione per aver rinunciato alla troppo onerosa trasferta di Catania contro l’Amatori – di aver preso un minimo vantaggio, è visto in chiave positiva, dovendo ospitare i neroverdi alla penultima giornata.

L’importante è non commettere passi falsi nelle successive tre giornate – che segnano, al contrario, l’abdicazione del Petrarca, fermato sul 10-10 dal Rugby Roma e sconfitto 4-13 sul sempre ostico terreno di Treviso – cosa che i lombardi portano a termine con il convincente successo interno per 22-13 sui trevigiani e la sofferta vittoria (6-4) a Rovigo nella settimana antecedente il “match che vale una stagione” …

Anche L’Aquila, difatti, ha proseguito nella sua marcia, dimostrando altresì un’ottima condizione di forma nella gara che precede lo scontro diretto sommergendo di mete per un punteggio finale di 49-6 un Frascati che aveva costretto al pari i bresciani alla terza di ritorno, e, pertanto, la sfida si presenta quanto mai incerta.

Un’incertezza che regna sovrana per tutti gli 80’ di gioco, ma quando l’arbitro decreta la fine dell’incontro il tabellone recita 8-7 per i lombardi che così riconquistano la vetta della Classifica alla vigilia dell’ultima giornata, ma è ancora presto per cantar vittoria, dato che il calendario propone come impegno conclusivo l’insidiosa trasferta nella capitale contro il Rugby Roma, terzo con 29 punti rispetto ai 33 del Brescia ed ai 32 dell’Aquila (a propria volta impegnata al “Fattori” contro gli oramai ex Campioni del Petrarca), per nulla intenzionato a fare favori a chicchessia.

L’appuntamento con la storia è fissato per domenica 20 aprile 1975, teatro lo “Stadio Flaminio” di Roma dove si sono trasferiti in massa tutti gli appassionati di rugby della “Leonessa d’Italia” per vivere un sogno che si sta trasformando in realtà, ed allorché alle 16:30, a conclusione dell’incontro iniziato alle ore 15:00, la missione è compiuta grazie al 19-12 con cui si conclude la gara, pianti, abbracci ed urla di gioia si sprecano sulle tribune, con anche il pubblico di casa a rendere omaggio all’impresa compiuta dal XV lombardo, mentre in campo Vigasio e Cornwell – che si è confermato leader della Classifica marcatori con 151 punti – vengono portati in trionfo dai compagni di squadra.

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Il trionfo del Brescia Rugby sulla stampa locale – da:bresciaoggi.it

Se la gioia in tribuna è più che legittima, immaginate quella di quegli “omoni che hanno compiuto l’impresa”, che non è mai consigliabile avere nel proprio locale per festeggiare uno Scudetto in parte inatteso, e ne sa qualcosa il proprietario del Ristorante “Da Banana”, che dopo il passaggio di quell’orda festante che aveva celebrato la storica conquista la sera stessa a Brescia, rimase chiuso per una settimana …

Se primeggiare non è mai facile, ripetersi lo è generalmente ancor di più, e la stagione seguente “la sfida a tre” tra i neo Campioni d’Italia, il Petrarca e L’Aquila si arricchisce di un ulteriore protagonista, ovverossia il Rovigo, a digiuno di titoli dal 1964 dopo aver messo in fila un poker di successi tra il 1951 ed il ’54 ed un tris tra il 1962 ed il ’64, appunto.

Anche in questo caso – come accaduto con il trasferimento di Bollesan dal CUS Genova a Brescia – vi è una discriminante a fare la differenza, ovverossia il ritorno in Italia, dopo 20 anni di assenza del “guru” del Rugby francese, al secolo Julien Saby, colui che, senza tema di smentita, può essere a giusta ragione considerato uno dei personaggi più influenti nello sviluppo della disciplina nel nostro Paese, avendo a tre riprese guidato anche gli Azzurri, nonché allenato gli Amatori Milano, Campioni d’Italia nel lontano 1936.

Quest’ultimo dato fa ritenere che il tecnico transalpino non sia propriamente un ragazzino allorché valica nuovamente le Alpi, e difatti ha già raggiunto i 72 anni allorquando nell’estate ’74 accetta l’incarico di riportare il Rovigo ai fasti del decennio precedente, opera per completare la quale giunge al “Battagliniil seconda linea sudafricano Dirk Naudè, che si affianca al veterano Isidoro Quaglio, nel mentre il compito di finalizzare l’azione offensiva dei rodigini spetta al trequarti ala Elio De Anna, 27 presenze in azzurro con 32 punti per lui.

Non che Brescia non le provi tutte per confermare il fresco titolo a lungo agognato, visto che a due giornate dal termine è appaiato in testa alla Classifica al XV veneto con 34 punti, frutto di 16 vittorie, 2 pareggi ed altrettante sconfitte, mentre Rovigo, pur battuto solo a Roma per 25-17 alla quarta giornata, si è fatto fermare per 4 volte sul pari, con ancora però lo scontro diretto in programma proprio in casa dei nei scudettati all’ultima giornata.

Sfida che è preceduta da un emozionante turno precedente, che vede protagoniste le due formazioni patavine, con il Petrarca, oramai fuori dai giochi per il titolo, a fare lo sgambetto agli “storici” rivali, imponendosi al “Battaglini” per 10-9, inciampo di cui i lombardi non sanno a loro volta approfittare cadendo malamente a Padova per 9-31 contro le Fiamme Oro.

Un brutto “campanello d’allarme”, che non fa presagire nulla di buono in vista della partita cruciale della settimana successiva, presentimenti che si trasformano in realtà allorché, guidato da un De Anna che conclude la stagione come miglior marcatore di mete con 19 all’attivo, Rovigo espugna il terreno bresciano per 12-6 così impedendo al XV lombardo di ripercorrere, a distanza di 10 anni esatti, l’identico percorso della Partenope Napoli, che conquistò i suoi due unici Scudetti nel biennio 1965-’66.

Ma anche se non confortata dall’auspicato bis, resta pur sempre nella storia, non solo del Rugby, ma di tutto lo Sport bresciano il titolo del 1975, che rappresenta altresì la prima volta che un titolo di Campione d’Italia approda nella città lombarda, per averne un secondo occorrerà attendere 28 anni, allorché nel 2003 un tale onore tocca alla formazione di Pallanuoto …

Come possibile, quindi, che “i XV che fecero l’impresa” non siano ricordati ad imperitura memoria come coloro che hanno dato lustro sul piano sportivo ad una delle più celebri e storiche città della Lombardia …

 

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