DUCLOS-LASSALLE, LA DOPPIETTA DEL VETERANO ALLA PARIGI-ROUBAIX

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Duclos-Lassalle in fuga alla Parigi-Roubaix – da rouleur.cc

articolo di Emiliano Morozzi

Ci sono corridori in gruppo che sono famosi più per fattori extrasportivi che per le loro vittorie. Gilbert Duclos-Lassalle, corridore nato come pistard, era uno di questi: partito come un giovane di belle speranze nella Peugeot (militerà sempre nella stessa squadra, divenuta Z e poi Gan), vince nel 1980 una corsa importante come la Parigi-Nizza, ma dimostra di non andare molto forte in salita, tanto che non solo non correrà mai per la classifica nelle grandi corse a tappe (miglior piazzamento il 24° posto al Giro del 1990) ma farà risultati modesti anche nelle grandi classiche.

Se il pistard francese è fermo in salita, è molto abile sulle pietre di quella corsa infernale che si chiama Parigi-Roubaix. Nel 1980 Duclos-Lassalle arriva secondo dietro a uno scatenato Moser, nel 1983 ci riprova ma stavolta ad anticiparlo con netto distacco al Velodromo è Kuiper, che vince un’edizione caratterizzata da un altissimo numero di ritiri (solo in 32 arriveranno al traguardo).

Con il passare degli anni Duclos-Lassalle ci riprova, ma sembra destinato a non poter cogliere mai la vittoria tanto sperata: nel 1989, già trentacinquenne, arriva quarto, l’anno successivo arriva con un piccolo gruppetto ma allo sprint finisce la benzina e termina soltanto sesto.

Nel 1992 Duclos-Lassalle è famoso soltanto come “Gi-bus“, il nomignolo che gli hanno affidato gli altri corridori perchè durante le tappe di montagna, nelle salite è colui che raduna il gruppetto dei velocisti per arrivare al traguardo senza sforare il tempo massimo. Quell’anno però il pistard francese vive il suo primo momento di gloria: a trentasette anni suonati, riesce ad agganciarsi a Van Poppel che va quasi subito in fuga, poi al duo si aggiungono Wegmuller e Van Slycke. Sul pavè, che Lassalle conosce bene, il francese fa la differenza: al chilometro 217 saluta la compagnia e con una bella cavalcata solitaria riesce a mantenere il vantaggio sul gruppo e vincere la sua prima Parigi-Roubaix.

Vincere a quell’età una corsa così difficile sembra un’impresa unica e irripetibile ma Duclos-Lassalle l’anno dopo al termine di una rocambolesca corsa si ripete. Se l’anno precedente il francese aveva vinto con una imperiosa azione solitaria, stavolta deve affidarsi all’esperienza e raschiare il fondo del barile per tenere il ritmo sulle pietre di un giovane ed esuberante Franco Ballerini. L’italiano, pure lui corridore avvezzo alla Roubaix, sembra volare sulle pietre ma commette il grave errore di sottovalutare l’avversario: pensa di prenderlo per sfinimento, senza piazzare la stoccata vincente, ma Duclos-Lassalle sbuffa, suda, impreca e non perde un metro. Alcuni maligni suggeriscono che il francese abbia implorato Ballerini di portarlo al traguardo. “Ci sono i miei parenti, a 38 anni per me sarebbe un’onore arrivare dentro il velodromo insieme al vincitore“. Che sia storia o sia leggenda, i due arrivano insieme dentro al Velodromo e lì accade il fattaccio: la vecchia volpe Duclos-Lassalle non sembra voler fare la parte del comprimario e lui che viene dalla pista si piazza davanti all’ultima curva, rendendo vano il tentativo di rimonta di Ballerini. Al fotofinish la vittoria viene data prima al toscano, poi al francese. “Gi-bus” non è più il corridore che tira il gruppetto dei velocisti sulle grandi salite, ma è il più anziano vincitore della Parigi-Roubaix. Dall’anonimato al record, il ciclismo regala anche queste storie a lieto fine.

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