EZEKIEL KEMBOI, IL PIU’ MEDAGLIATO DI SEMPRE SUI 3000 SIEPI

articolo di Nicola Pucci

Non c’è gara nel panorama dell’atletica leggera che abbia visto un dominio assoluto di una nazione come i 3000 siepi da parte degli atleti keniani, basti pensare che, dopo le due iniziali vittorie del tedesco Ilg e dell’azzurro Francesco Panetta alle prime due edizioni dei Mondiali (1983 e 1987), nelle successive 13 il successo è sempre arriso ad un siepista degli altipiani, ivi compreso il qatariota Saif Saaeed Shaheen, affermatosi a Parigi nel 2003 e ad Helsinki nel 2005, che altri non era che il keniano di nascita Stephen Cherono.

Alle Olimpiadi, parimenti, dopo l’assenza per boicottaggio a Montreal 1976 e Mosca 1980, a partire da Los Angeles 1984 l’oro non è mai sfuggito ad un keniano, che si sono aggiudicati anche cinque argenti e quattro bronzi.

In tutto questo periodo, dopo l’era di Moses Kiptanui, tre volte campione iridato a Tokyo 1991, Stoccarda 1993 e Göteborg 1995 ma solo argento ai Giochi di Atlanta del 1996 dopo non essere stato selezionato (!!!) per quelli di Barcellona del 1992, lo scettro di leader della pattuglia africana passa di mano in mano sino a giungere all’atleta più medagliato di sempre, vale a dire Ezekiel Kemboi.

E’ lui, difatti, appena 21enne, ad essere l’ultimo ad arrendersi al transfugo Shaheen sia a Parigi 2003 che ad Helsinki 2005, per poi essere sconfitto dal connazionale Brimin Kipruto ai Mondiali di Osaka nel 2007 e quindi sommare due successi consecutivi alle rassegne di Berlino 2009 – con il record dei campionati di 8’00″43 – e di Daegu 2011.

Kemboi si presenta così da netto favorito ai Giochi di Londra del 2012 per andare alla ricerca del suo secondo oro olimpico dopo quello già conquistato otto anni prima ad Atene nel 2004, quando ebbe la meglio dei connazionali Kipruto e Paul Koech, e, soprattutto, riscattare l’unico “passaggio a vuoto” della sua carriera in sede olimpica o mondiale, vale a dire il deludente settimo posto di Pechino 2008 nella gara vinta proprio dal suo più acerrimo rivale in pista, nonché amico nella vita, appunto Brimin Kipruto, primo in 8’10″34.

Con la selezione per le Olimpiadi sempre molto difficile in casa keniana, per Londra viene lasciato fuori il leader stagionale Paul Koech – autore di uno strabiliante 7’54″31 al “Golden Gala” di Roma (a soli 0″68 centesimi dal limite mondiale di Shaheen) -, dando la preferenza ad atleti più costanti nelle grandi occasioni, vale a dire lo stesso Kemboi, Kipruto e Abel Mutai.

Con nessuna sorpresa nelle batterie, 15 atleti si presentano alla partenza della finale del 5 agosto 2012, con le speranze europee riposte sul franco di origini algerine Mahiedine Mekhissi-Bennabad, già argento a Pechino 2008 dietro a Kipruto e due volte vittorioso agli Europei di Barcellona 2010 ed Helsinki 2012.

Con la gara che si snoda su ritmi lenti, ancora otto atleti hanno la chance di aggiudicarsi la medaglia d’oro alla campana dell’ultimo giro, tra cui i tre keniani (dei quali Kipruto ha dovuto scontare una caduta, tornando comunque nel gruppetto di testa), l’etiope Roba Gari, l’americano Evan Jager e lo stesso Mekhissi-Benabbad, ed il primo a rompere gli indugi è l’etiope, con il chiaro intento di anticipare la volata degli atleti degli altipiani.

Al suo allungo, rispondono immediatamente Kemboi, Mutai e Mekhissi-Benabbad, con Jager e Kipruto leggermente distanziati, con il due volte campione iridato ad attaccare a propria volta all’uscita della penultima curva, prendendo un netto vantaggio sul rettilineo di fronte a quello d’arrivo, cui solo il connazionale Mutai tenta di reagire, sprecando però energie che gli costano l’argento, venendo rimontato da Mekhissi-Benabbad che, in 8’19″08, replica l’argento di Pechino 2008 mentre Kemboi si mette al collo il suo secondo oro olimpico trionfando nel peraltro non eccezionale tempo di 8’18″56 (ma si sa che in questi casi contano i piazzamenti e ben poco i tempi), con una curiosa deviazione negli ultimi metri che lo porta a tagliare il traguardo quasi in ottava corsia.

Kemboi si conferma negli anni a seguire leader indiscusso conquistando altri due titoli mondiali a Mosca nel 2013 e a Pechino nel 2015, in entrambi i casi precedendo il connazionale Conseslus Kipruto per una “quaterna” che non ha eguali nella specialità, per poi partecipare alla sua quarta Olimpiade a Rio de Janiero 2016 dove, oramai 34enne, cede lo scettro al più giovane dei Kipruto, appunto Conseslus, venendo privato del bronzo conquistato per aver messo il piede fuori pista all’uscita dell’ultima riviera, una decisione un po’ troppo severa nei confronti di un campione di tal specie.

Peccato, sarebbe davvero stato un bel modo di accomiatarsi dall’arengo a cinque cerchi

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