DANIELA SILIVAS, L’ALLIEVA DELLA COMANECI CAPACE DI EMULARE LA MAESTRA

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Daniela Silivas alle parallele asimmetriche a Seul ’88 – da gettyimages.it

articolo di Giovanni Manenti

L’allargamento del programma olimpico della ginnastica artistica, per quanto concerne il settore femminile – che sino ad allora aveva visto disputarsi solo la prova a squadre ad Amsterdam 1928, Berlino 1936 e Londra 1948 – coincide con la partecipazione ai Giochi da parte dell’Unione Sovietica, ovvero con l’edizione di Helsinki 1952.

Ed è inutile sottolineare come la disciplina veda fiorire al di là degli Urali le sue migliori espressioni, cui nel 1952 e ’56 si oppone la sola, leggendaria ungherese Agnes Keleti, mentre nell’edizione di Roma ’60 tale superiorità si evidenzia in modo schiacciante, con 15 delle 16 medaglie in palio (!!!) appannaggio delle ginnaste sovietiche, con la cecoslovacca Eva Bosakova ad impedire un imbarazzante “cappotto”, imponendosi alla trave.

Il tutto mentre l’ucraina di nascita Larisa Latynina sale sul podio in tutte e 6 le occasioni previste dal programma – oro nel concorso generale individuale e a squadre ed al corpo libero, argento alla trave ed alle parallele asimmetriche e bronzo al volteggio –, un’impresa che può essere pertanto solo eguagliata, cosa che lei stessa fa quattro anni dopo a Tokyo ’64, solo con un oro in meno (concorso generale a squadre e corpo libero) a fronte di due argenti nel concorso generale individuale e volteggio ed altrettanti bronzi alla trave ed alle parallele asimmetriche.

Oramai è chiaro a tutti come quello sovietico sia uno squadrone, a cui gli altri paesi possono solo opporre una fuoriclasse e, al pari di quella che era stata la Keleti – 5 ori, 3 argenti e due bronzi complessivamente per lei –, proprio nella capitale nipponica riluce una nuova stella, sotto le sembianze della “divina” cecoslovacca Vera Caslavska, che si afferma nel concorso generale individuale, trave e volteggio e conquista l’argento nella prova a squadre.

Una Caslavska che trova la sua consacrazione quattro anni dopo a Città del Messico ’68, rassegna in cui eguaglia la Latynina, facendo però ancor meglio in termini di allori, visto che si aggiudica quattro delle cinque prove individuali – concorso generale, corpo libero, volteggio e parallele asimmetriche – cui aggiunge l’argento nella prova a squadre ed alla trave, dove la sovietica Natalia Kuchinskaya le impedisce un favoloso en plein.

Ma, se la sfida è tra un’intera nazione ed una singola ginnasta, è normale che, con il ritiro di queste ultime, la prima riprenda il sopravvento assoluto, come accade ai Giochi di Monaco 1972 dove a dominare la scena sono Ludmila Tourischeva ed Olga Korbut, ancorché faccia bella mostra di sé la tedesca orientale Karin Janz, oro al volteggio ed alle parallele asimmetriche, nonché argento nel concorso generale individuale ed a squadre e bronzo alla trave.

Ad invertire questo stato di cose, prima che la globalizzazione portasse anche la ginnastica artistica ad allargare i propri confini ad altre realtà, Stati Uniti in testa per quel che concerne il settore femminile, provvede l’esito delle Olimpiadi di Montreal 1976, dove emerge in tutta la sua grandezza il talento di Nadia Comaneci che, oltre ad aggiudicarsi tre medaglie d’oro – concorso generale individuale, trave e parallele asimmetriche –, l’argento a squadre ed il bronzo al corpo libero, diviene la prima atleta a vedersi assegnare un “10” dalla giuria, per poi collezionarne ben 7.

La differenza sta nel fatto che, dietro all’allora 15enne Nadia, si sviluppa tutto un movimento che porta la Romania a lottare ad armi pari con le sovietiche (sino al 1992 e con le russe in epoca successiva) e l’esempio della Comaneci fa proseliti in patria, con altrettante campionesse di valore compresa la protagonista della nostra storia odierna che, come vedrete, non ha nulla da invidiare alla più celebrata connazionale.

Quando la giovane fuoriclasse sale ripetutamente sul podio di Montreal, Daniela Silivas ha appena 4 anni, essendo nata il 9 maggio 1972 a Deva, città di poco più di 60mila abitanti posta nella storica regione della Transilvania, per poi iniziare lei stessa a frequentare le palestre già due anni dopo, sotto la guida del “Guru” della ginnastica Béla Karoly, altresì istruttore della stessa Comaneci, sino a che lo stesso non viene attratto dai dollari americani e si trasferisce nel 1981 ad Houston per mettere le basi del movimento ginnico Usa.

Ma anche senza la supervisione di Karoly le innate qualità della piccola Daniela non tardano ad emergere e, dopo essersi aggiudicata i titoli nazionali juniores nel 1982 ed ’83, stupisce in occasione dei Campionati Europei juniores 1984, in cui si piazza quarta nel concorso generale individuale, per poi salire sul podio grazie all’argento al corpo libero ed alle parallele asimmetriche e l’oro alla trave.

I dirigenti rumeni si rendono conto di avere per le mani un’autentica fuoriclasse, in grado di raccogliere l’eredita di Ecaterina Szabo, che alle Olimpiadi di Los Angeles 1984 – complice l’assenza delle sovietiche – sfiora la grande impresa di cogliere 5 medaglie d’oro, aggiudicandosi il concorso generale a squadre, corpo libero, trave e volteggio ed essere superata per l’inezia di 0,050 millesimi di punto (79,175 a 79,125) dalla beniamina di casa Mary Lou Retton, allenata, ironia della sorte, proprio dai coniugi Karoly.

C’è solo un “piccolo dettaglio” da superare, ovvero l’età di Daniela che, essendo del 1972, non può ancora partecipare alle grandi manifestazioni internazionali, ma questi sono problemi facilmente superabili a quelle latitudini, in fin dei conti cosa volete che sia falsificare la data di nascita su di un passaporto ed ecco, pertanto, che alla Silivas viene fatto memorizzare, qualora gli venga chiesto, di essere nata nel 1970 e non nel 1972.

Tale stratagemma le consente, pertanto, di prendere parte ai Campionati Europei di Helsinki 1985 che incoronano come regina la sovietica Elena Shushunova (quattro ori ed un bronzo per lei), rassegna in cui la Silivas riesce a farsi apprezzare cogliendo un significativo ottavo posto nel concorso generale individuale, oltre a qualificarsi per tre finali di specialità, settima alle parallele asimmetriche, quinta alla trave ed addirittura bronzo al corpo libero.

Ancora non può saperlo, ma quella medaglia non è altro che il simbolo dell’inizio di una folgorante carriera durata un quinquennio e che la vede scalare i vertici assoluti, compiendo il secondo passo nel corso dello stesso anno alla rassegna iridata di Montreal, dove conquista l’argento nel concorso generale a squadre e, dopo essersi piazzata settima nella prova individuale, sfiora il podio al corpo libero e conquista l’oro alla trave, avendo la meglio (19,813 a 19,775) proprio sulla connazionale Szabo in una sorta di “passaggio di consegne proprio nell’impianto che, 9 anni prima, aveva incoronato la Comaneci quale regina della ginnastica mondiale e, particolare da non sottovalutare, ottenendo anch’essa un “10” in questo particolare esercizio.

L’anno seguente. In occasione della settima edizione della Coppa del Mondo che si svolge a Pechino – e che celebra, davanti al proprio pubblico, l’idolo di casa Li Ning –, la Silivas insidia la Shishunova nel concorso generale individuale, per cogliere l’argento alla trave ed il bronzo alle parallele asimmetriche, dimostrandosi pronta ad assumere la leadership della formazione rumena in vista dei Mondiali di Rotterdam 1987, a dispetto dei soli 15 (reali) anni di età.

Ed anche se in Olanda a raccogliere i maggiori allori è la connazionale Aurelia Dobre – oro nel concorso generale individuale e a squadre ed alla trave, oltre al bronzo al volteggio ed al corpo libero –, la Silivas contribuisce da par suo al ribaltamento delle gerarchie con le sovietiche, visto che nella prova a squadre ottiene ben quattro 10, per poi completare il successo rumeno nel concorso individuale, piazzandosi terza alle spalle della Shushunova e quindi dare sfoggio delle proprie qualità nelle singole specialità.

Qualificatasi, difatti, per le finali alle parallele asimmetriche ed al corpo libero, la minuscola rumena (a completa maturazione misura m.1,45 per 38kg.) divide il gradino più alto del podio (19,925 per entrambe) con la tedesca orientale Dorte Thummler nella prima specialità, per poi replicare l’esibizione nei preliminari al corpo libero, ottenendo un secondo 10,000 che la porta a raggiungere il punteggio massimo possibile di 20,000 peraltro eguagliato anche dalla Shushunova, indubbiamente una campionessa di valore assoluto.

Evidente che, in occasione dell’appuntamento olimpico di Seul 1988, lo stesso sia visto come una sorta di “resa dei conti” tra le due migliori interpreti della disciplina a livello planetario, attendendosi prestazioni di altissimo contenuto tecnico, e gli appassionati non restano certo delusi.

I punti forti dei due team, oltre alle due attese protagoniste, sono Svetlana Boginskaya e Natalia Lashenova (entrambe classe 1973) per le sovietiche e la stessa Dobre e Gabriela Potorac per le rumene, e non è un caso che esse collezionino i 6 migliori punteggi (prime, terze e quinte le sovietiche, seconde, quarte e seste le rumene) nel corso della prova a squadre, che incorona per l’ennesima volta (395,475 a 394,125) l’Urss come campionessa olimpica, un titolo che non le è mai sfuggito dall’esordio ad Helsinki 1952.

Con Shushunova (prima con 79,675 punti) e Silivas (seconda con 79,575) ad aver già collezionato quattro “10” a testa, il concorso generale individuale vede le due fuoriclasse darsi battaglia a quote di perfezione inimmaginabili, visto che entrambe confermano il massimo punteggio al corpo libero come l’anno precedente ai Mondiali, con la sovietica a replicare il “10” al volteggio e la rumena alle parallele asimmetriche, così che la sfida al “millesimo di punto” vede prevalere per un’autentica inezia (79,662 a 79,637) la più esperta 19enne di Leningrado, che corona così, con l’oro olimpico, una fantastica carriera.

Sfida che ora si sposta sulle finali delle singole specialità e, per una volta, anche la Shushunova si dimostra umana, sprecando il punteggio di entrata di 10,000 ottenuto ai preliminari al volteggio con un’esecuzione valutata 9,712 che, solo per far comprendere il livello della competizione, la colloca all’ottavo ed ultimo posto, con l’oro messo al collo dalla connazionale Boginskaya con 19,905 a precedere la coppia rumena composta da Potorac e Silivas, che completano il podio con 19,830 e 19,818 rispettivamente.

Con già due argenti ed un bronzo in bacheca, per la minuta rumena è giunto il momento di cogliere il massimo alloro, che giunge puntualmente nell’esercizio alla trave dove, partendo già da un punteggio (9,937 a pari merito con la Boginskaya) superiore al 9,925 della Shushunova, allunga ancora con un’esibizione premiata con 9,987 per un totale di 19,924 rispetto al 19,875 della sovietica, mentre la Boginskaya paga un’incertezza uscendo addirittura dalla zona medaglie.

Prossima rotazione alle parallele asimmetriche, in cui la Silivas parte da 10,000 mentre la tedesca orientale Dagmar Kersten porta in dote dai preliminari 9,987 punti e la Shushunova 9,962 a dimostrazione del livello di eccellenza della manifestazione, posizioni che non mutano dopo le rispettive esibizioni per il solo fatto che tutte e tre eseguono degli esercizi al limite della perfezione, venendo premiate con altrettanti “10”, così che la rumena si aggiudica l’oro totalizzando il punteggio massimo possibile, nonché il suo settimo “10” nel corso dell’Olimpiade, eguagliando l’impresa della Comaneci 12 anni prima a Montreal.

Resta il corpo libero, autentico “cavallo di battaglia” delle due rivali (ricordate l’ex aequo a quota 20,000 dei Mondiali di Rotterdam) che si apprestano a dare sfoggio della loro abilità partendo dall’identica base di 9,950 ed insidiate dalla tedesca orientale Tummler con 9,925.

Proprio però queste ultime due commettono un paio di incertezze a testa che le relegano in settima (Shushunova) ed ottava (Tummler) posizione rispettivamente, lasciando così campo libero alla Silivas che, pur non ottenendo il massimo dei voti (ancorché sfiorandolo con 9,987), risulta in ogni caso la migliore con un totale di 19,937 ampiamente sufficiente per tenere a distanza Boginskaya e la bulgara Diana Doudeva che concludono con 19,887 e 19,850 rispettivamente.

Che una ragazzina di 16 anni (reali) sia stata in grado di dimostrare una tale concentrazione e saldezza di nervi è la più oggettiva testimonianza delle sue innate qualità che la portano ad eguagliare – essendo andata a medaglia in tutte e sei le specialità – le imprese di Latynina e Caslavska ed a far meglio, con 3 ori, due argenti ed un bronzo, del suo idolo da bambina, di cui pareggia il 20,000 alle parallele asimmetriche dalla stessa ottenuto a Montreal 1976.

Raggiunto l’apice della carriera, la Silivas subisce un serio infortunio al ginocchio in allenamento che non le preclude comunque la partecipazione alla rassegna continentale di Bruxelles 1989, dove l’eredità della Shushunova è raccolta, in casa sovietica, dalla Boginskaya, la quale la precede nel concorso generale individuale e divide con lei il gradino più alto del podio al corpo libero, con la rumena a collezionare altre due medaglie, argento alle parallele asimmetriche e bronzo alla trave, per poi darsi appuntamento ai Mondiali che si svolgono dal 14 al 22 ottobre 1989 a Stoccarda.

Nella città tedesca, la Silivas continua a riportare 10 in pagella, anche se i tre ottenuti nella prova a squadre non sono sufficienti a scalzare (396,793 a 394,931) l’Unione Sovietica dal primo posto e nonostante il suo punteggio totale di 79,561 sia il più alto conseguito dalle partecipanti.

Favorita per l’oro nel concorso generale individuale, la Silivas ottiene 9,975 sia al corpo libero che alle parallele asimmetriche e 9,925 al volteggio, ma le è fatale una caduta nell’esercizio alla trave (pagata con un 9,437) per relegarla addirittura in 12esima (!!!) posizione, a dimostrazione quanto si debba essere perfette nelle proprie esibizioni, con il podio interamente monopolizzato dalle sovietiche Boginskaya, Laschenova ed Olga Strazheva, che si classificano nell’ordine.

Qualificata a tre finali di specialità, la rumena pareggia subito i conti, imponendosi alla trave con 9,950 per poi confermare la sua abilità nelle prove da sempre a lei più congeniali, vale a dire corpo libero e parallele asimmetriche, in cui ottiene gli ultimi 10,000 della sua carriera, che le garantiscono altrettanti titoli iridati, pur se in coabitazione con Boginskaya e la cinese Fan Di, rispettivamente.

A fine stagione, la Silivas si sottopone all’intervento chirurgico al ginocchio al fine di riacquisire la massima prestanza fisica in vista dei successivi appuntamenti, ma il Centro Nazionale di Allenamenti a Deva viene chiuso durante la rivoluzione di fine anno che porta al rovesciamento della dittatura di Ceausescu, circostanza che, unitamente al clima politico del paese, la consiglia di ritirarsi dall’attività trasferendosi negli Stati Uniti, ad Atlanta, nel 1991, stesso anno in cui la Comaneci approda anch’essa in America, nell’Oklahoma.

E, al pari della celebre Nadia, anche Daniela mette su famiglia negli Usa, convolando a nozze con Scott Harper, un manager sportivo, unione da cui nascono tre figli e che la vede attualmente vivere a Marietta, nella Georgia.

Due carriere e due vite parallele e, se non si può proprio dire che l’allieva abbia superato la maestra, quantomeno l’ha eguagliata, questo sì…

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