JIM HINES, IL PRIMO UOMO AD INFRANGERE LA BARRIERA DEI 10″ SUI 100 METRI PIANI

5a8878ad40a20.image
La vittoria di Hines sui m.100 a Città del Messico ’68 – da:Lincolnjournalstar.com

Articolo di Giovanni Manenti

Il 14 ottobre 1968, in occasione della Finale dei 100 metri piani alle Olimpiadi di Città del Messico, rappresenta una data “storica” nel panorama dell’Atletica Leggera mondiale ed, in particolare, per quel che riguarda lo sprint, poiché mette una parola fine, con l’introduzione del cronometraggio elettronico, al proliferare di primatisti su detta distanza …

Sino ad allora, difatti, la rilevazione manuale dei tempi, arrotondata al 0”1 decimo di secondo, aveva fatto sì che, a fine maggio di detto anno, si potessero contare ben 8 atleti cronometrati in 10”0 e, pertanto, co-primatisti mondiali, essendo, per quanto ovvio, impossibile che avessero viceversa corso tutti nello stesso tempo, qualora si fosse tenuto conto anche dei centesimi ….

Prima di addentrarsi nello specifico racconto di detto storico evento, occorre evidenziare alcune circostanze che fanno sì che la seconda metà degli anni ’60 sia caratterizzata da un’improvvisa accelerazione delle prestazioni in detto specifico comparto, oltre alla premessa che le rilevazioni manuali sono state considerate con un margine di circa 0”24 centesimi inferiore rispetto all’effettivo tempo realizzato da ogni singolo atleta, ciò avendo riferimento al tempo di reazione del cronometrista (posizionato sulla linea del traguardo …) rispetto al colpo di pistola dello starter.

Va poi considerata la variazione della composizione delle piste, che dalla terra battuta usata sino a metà anni ’60 – con l’ultima Olimpiade disputata in tali condizione ad essere l’edizione di Tokyo 1964 – viene sostituita con il ben più veloce tartan ed infine, ultima ma non ultima, anzi proprio il contrario, l’elevato incremento di sprinter di colore che, a poco a poco, riducono la presenza di velocisti bianchi, tant’è che nel successivo decennio se ne possono contare solo tre – vale a dire il sovietico Valery Borzov, il nostro Pietro Mennea ed il britannico Allan Wells – in grado di tener loro testa.

Su quest’ultimo punto, alcuni potranno obiettare che già nel 1932 ai Giochi di Los Angeles e quattro anni dopo a Berlino, Eddie Tolan e Jesse Owens avevano dominato lo sprint, ma si trattava di eventi episodici, mentre, dopo la vittoria sui 100 e 200 metri di Bobby Morrow a Melbourne ’56 e l’argento di David Sime sui m.100 a Roma nel 1960, nei successivi 60 anni nessun atleta americano bianco è più salito su di un podio olimpico.

Questo grazie alla possibilità per gli afroamericani di aver accesso illimitato alle Università Usa, avvenuto durante gli anni ’60, ivi compresi gli Stati del Sud dove ancora era in vigore la segregazione razziale pur essendo stata abolita la schiavitù, considerazione peraltro solo in parte influente, visto che, per la prima volta nella Storia dei Giochi, ai blocchi di partenza della Finale dei m.100 a Città del Messico si presentano otto atleti tutti di colore (!!) e solo tre, come al massimo consentito, sotto la bandiera dello Zio Sam.

Per ritornare all’aspetto puramente statistico, il primo atleta ad essere accreditato del tempo di 10” netti è il tedesco Armin Hary, il quale realizza tale impresa a Zurigo il 21 giugno 1960, meno di tre mesi prima di laurearsi Campione olimpico a Roma in 10”2 manuale, per poi toccare al canadese Harry Jerome (eliminato in semifinale sulla pista dello Stadio Olimpico, ma bronzo a Tokyo quattro anni dopo …) ottenere identico risultato il 15 luglio 1960 e quindi doversi attendere quattro anni affinché sia il venezuelano Horacio Esteves a godere della comproprietà del primato, ottenuto il 15 agosto 1964 a Caracas …

Giusto tre mesi dopo, ecco che, con ogni probabilità – qualora già allora si fosse fatto utilizzo della rilevazione elettronica – esce alla ribalta colui che, ad ogni buon conto, può legittimamente considerarsi il più forte sprinter sulla terra battuta, vale a dire l’americano Bob Hayes, di cui già abbiamo trattato, che nella Finale ai Giochi di Tokyo si impone eguagliando il record mondiale manuale, ma fermando i cronometri sui 10”06 ancorché non ufficiali.

Con l’introduzione delle piste in tartan, emergono anche degli “illustri sconosciuti” quali il sudafricano Paul Nash che realizza il suo 10” netti il 2 aprile 1968, al pari dell’americano Oliver Ford, che conosce il suo “Quarto d’ora di Gloria” il 31 maggio 1968 ad Albuquerque, mentre di altro spessore sono gli ultimi due co-primatisti, che avevano ottenuto il loro risultato l’anno precedente …

Il più anziano, e già ben noto nel panorama internazionale, è il cubano Enrique Figuerola – quarto in 10”3 nella Finale di Roma ’60 ed argento in 10”2 dietro ad Hayes quattro anni dopo a Tokyo – il quale ottiene il suo “Personal best” in carriera il 17 giugno 1967 a Budapest, mentre l’altro è il protagonista della nostra storia odierna.

Trattasi di James Ray “Jim” Hines, che nasce il 10 settembre 1946 a Dumas, in Arkansas, per poi crescere ad Oakland, in California, dove frequenta la “McClymonds High School, dove ha l’opportunità di essere convinto dal tecnico Jim Coleman a rinunciare al baseball sino ad allora praticato, per dedicarsi allo sprint …

Una scelta che si rivela vincente, ancor più allorché, entrato 18enne alla “Texas Southern University” di Houston, Hines ha l’opportunità di essere allenato nientemeno che proprio da Bobby Morrow, l’ultimo americano bianco ad aggiudicarsi una Medaglia d’Oro olimpica nella velocità, ed i risultati non tardano ad arrivare.

Già nel 1966 Hines entra nella “Top Ten” dei 100 metri stilata dalla prestigiosa rivista americana “Track & Field News”, classificato al settimo posto per aver corso le 100yd in 9”3 dopo essere stato battuto (pur se accreditati entrambi dello stesso crono di 9”4) da Charlie Greene nella Finale dei Campionati AAU, titolo che, viceversa, si aggiudica con il tempo di 9”3 l’anno successivo, stagione in cui, nell’arco di 15 giorni, si appropria di due record mondiali …

Dapprima, il 13 maggio ad Houston, Hines corre le 100yd in 9”1 per poi aggregarsi al “Gruppo dei 10” netti” sulla distanza metrica, risultato ottenuto il 27 maggio 1967 a Modesto, imprese largamente sufficienti a scalzare Greene dal vertice del Ranking Mondiale di fine anno, anche se quest’ultimo, il 16 giugno a Provo, eguaglia il tempo sulle 100yd, peraltro con rilevazione elettronica pari a 9”21 (precedendo il giamaicano Lennox Miller, cronometrato in 9”32) che risulterà ineguagliata sino a fine maggio 2010.

Hines, Greene e Miller sono i pronosticati per il podio a Città del Messico, i cui Giochi si svolgono a metà ottobre come nell’edizione precedente a Tokyo, se non fosse che il 20 giugno 1968, in occasione dei Campionati AAU che si svolgono a Sacramento, va in scena quella che viene definita “The Night of Speed”, ovvero “La Notte della Velocità”, i cui echi rimbalzano ad ogni angolo del pianeta …

Avviene, difatti, che Hines ottiene un 9”8 in batteria, ma aiutato da un vento di 2,8m/s oltre la norma, utile però a far capire che è la serata giusta, in quanto nella prima delle due semifinali, diviene il primo uomo a correre la distanza in meno di 10”0, venendo cronometrato in 9”9 al pari del secondo arrivato, Ronnie Ray Smith, pur se i rilevamenti elettronici assegnano 10”03 al vincitore e 10”14 a Smith, così da confermare quanto sia oramai anacronistico il cronometraggio manuale …

Ma non finisce qui, poiché nella seconda semifinale si attende, e puntualmente giunge, la risposta di Charlie Greene, manco a farlo apposta anch’egli accreditato di 9”9, pur se il rilevamento elettronico gli assegna 10”10, ragion per cui non si può negare che il “vero ed unico” primatista sia il non ancora 22enne dell’Arkansas, pur se la Finale non conferma le attese, con Greene a precedere di un soffio Hines in 10”0, seguiti da Miller, il francese di colore Roger Bambuck, originario della Guadalupa, e Ronnie Ray Smith, che concludono nell’ordine, vedendosi tutti assegnato il tempo di 10”1.

I Campionati AAU non hanno però nulla a che vedere – quantomeno all’epoca – con gli “Olympic Trials”, la cui Finale dei m.100 si svolge il 10 settembre 1968 ad Echo Summit, nella Sierra Nevada, a 2.250 metri di altezza per abituare gli atleti alle stesse condizioni che troveranno nella Capitale messicana …

Attesa con grande curiosità dopo quanto avvenuto a Sacramento meno di tre mesi prima, la gara conferma la superiorità di Hines e Greene, che si aggiudicano le prime due piazze con i rispettivi tempi di 10”0 (10”11) e 10”1 (10”15), mentre il terzo posto utile per la gara individuale ai Giochi penalizza il fresco co-primatista mondiale Ronnie Ray Smith, che si vede beffato per soli 0”02 centesimi (10”20 a 10”22) da Mel Pender, nonostante entrambi vengano accreditati del medesimo tempo manuale di 10”1.

Sulla pista dello “Estadio Olimpico Universitario” di Città del Messico, gli atleti iscritti alla più veloce gara del programma sono chiamati a disputare batterie e Quarti il 13 ottobre 1968, mentre il giorno successivo devono presentarsi sui blocchi di partenza alle 16:00 ora locale per le due semifinali e due ore dopo per la Finale …

Con i primi due turni a non far registrare alcuna sorpresa, l’atmosfera si riscalda in occasione delle semifinali – che vedono alla partenza i tre americani, così come il terzetto cubano, oltre ai già citati Jerome, Bambuck e Miller – la cui prima serie vede Hines primeggiare in 10”08 davanti a Bambuck (10”11, suo “Personal Best” in carriera) e Jerome (10”17), mentre il cubano Figuerola, non meglio che quinto alle spalle di Pender (10”21 a 10”23), vede sfumare il sogno della sua terza Finale olimpica …

A seguire, Greene e Miller vanno a braccetto, con il primo a prevalere (10”13 a 10”15) per soli 0”02 centesimi, mentre il lotto degli 8 finalisti è completato dall’unico cubano qualificato, vale a dire Pablo Montes (10”19) e dal rappresentante del Madagascar, Jean-Louis Ravelomanantsoa, il quale per un solo 0”01 centesimo (10”26 a 10”27) toglie all’ivoriano Gaoussou Koné la soddisfazione di una seconda Finale olimpica consecutiva, dopo il sesto posto in 10”4 a Tokyo 1964 …

Sono le ore 18:00 locali quando i finalisti si allineano sui blocchi di partenza, con Greene in prima corsia, Hines in terza, con a fianco Miller ed il terzo americano Pender, mentre a Bambuck è assegnata la sesta corsia, in attesa dello sparo dello starter che, secondo quanto riferito successivamente da Hines, lo vede mettersi in moto come mai in carriera …

In ogni caso è Pender, già finalista (settimo) quattro anni prima a Tokyo, ad avvantaggiarsi in partenza, sfruttando la sua corporatura più tozza rispetto agli altri protagonisti, per poi essere raggiunto a metà gara dai suoi due connazionali prima che, dai 70 metri in avanti, la progressione di Hines diventi irresistibile per chiunque, andando a tagliare il filo di lana in 9”95, mentre Greene, vistosi inesorabilmente battuto, molla negli appoggi finali quel tanto che basta a Miller per soffiargli la medaglia d’argento (10”04 a 10”07), e con Bambuck, penalizzato da una partenza disastrosa, a recuperare solo sino al quinto posto, preceduto (10”14 a 10”16) anche dal cubano Montes.

Con questo successo si chiude l’era del cronometraggio manuale, pur se lo stesso resterà in vigore per altri 8 anni – durante i quali altri sei atleti si vedranno assegnare il tempo di 9”9 – prima che la IAAF ufficializzi che, a far tempo dall’1 gennaio 1977, saranno ratificati solo i tempi elettronici, assegnando al 9”95 di Hines a Città del Messico il valore di unico record sulla distanza, un primato peraltro destinato ancora a resistere, prima che sia un altro americano, Calvin Smith, a scendere a 9”93 il 3 luglio 1983 a Colorado Springs …

Peraltro, non potremo mai sapere quali fossero i limiti del neo primatista mondiale – il quale si aggiudica anche l’Oro con la staffetta 4×100 con l’altrettanto record mondiale di 38”24 – in quanto a fine Olimpiadi Hines si fa attrarre dal Football Professionistico firmando per i Miami Dolphins per poi trasferirsi ai Kansas City Chiefs per un’esperienza che ne avrà forse rimpinguato il conto corrente, ma quanto mai deludente sotto l’aspetto agonistico – solo 11 gare disputate in tre stagioni – tanto da essere giudicato come il decimo peggior giocatore nella Storia della NFL …

Fortunatamente, nella “Storia dell’Atletica Leggera” una collocazione ben precisa Jim Hines l’ha e vi rimarrà per sempre, vale a dire di essere stato il primo uomo ad essere cronometrato in meno di 10” netti sui 100 metri piani, sia con il rilevamento manuale che elettronico …

E questo primato, nessuno potrà mai portarglielo via …

Lascia un commento