INGRID BERGHMANS, REGINA DEL JUDO BELGA CON “MEZZA” GLORIA OLIMPICA

articolo di Giovanni Manenti

Se il Belgio può vantare due medaglie d’oro olimpiche nel judo, lo deve a due soli suoi atleti, vale a dire il mediomassimo Robert Van de Walle, che si impone ai Giochi di Mosca 1980 – pur avvantaggiato dall’assenza degli specialisti giapponesi –, ed Ulla Werbrouck, affermatasi nella stessa categoria femminile nell’edizione di Atlanta 1996.

Ad entrambi, però, manca un riconoscimento in sede iridata, visto che Van de Walle, pur salendo in 7 occasioni sul podio, ha quali migliori piazzamenti l’argento conquistato sia ai Mondiali di Parigi 1979 che ai successivi di Maastricht 1981, in ambedue i casi sconfitto dal sovietico di origine georgiana Tengiz Khubuluri, da lui viceversa battuto nella finale olimpica.

Stessa sorte per la Werbrouck, che sale sul podio in quattro edizioni consecutive dei Mondiali – argento a Chiba 1995, bronzo a Parigi 1997, argento a Birmingham 1999 e bronzo Monaco 2001 – pur affermandosi nella giornata più importante, allorché sconfigge per ippon la giapponese Yoko Tanabe il 21 luglio 1996 sul tatami della capitale della Georgia.

Gloria olimpica” a cui non può viceversa accedere (o, quantomeno in parte) la protagonista del nostro racconto odierno, alla quale non può peraltro mancare, senza tema di smentita, l’appellativo di “regina” del judo del proprio paese.

A fregarla, se così di può dire, è la data di nascita, visto che Ingrid Berghmans nasce il 24 agosto 1961 a Koersel, nelle Fiandre, ed anch’essa curiosamente esercitante alla categoria dei pesi mediomassimi sino al limite dei 72 chilogrammi, facendo il proprio ingresso nel panorama internazionale nel corso dell’anno 1980, ovvero allorquando il Belgio festeggia il suo primo oro olimpico con Van de Walle.

Stagione che vede altresì il debutto del judo femminile ai Mondali – ancorché in separata sede rispetto a quelli maschili, disputandosi in anni pari mentre i secondi in quelli dispari – inaugurati a fine novembre a New York, al contrario della rassegna continentale, che aveva aperto alle atlete sin dal 1974 e svolgendosi altresì a cadenza annuale.

Difatti, dopo aver esordito appena 16enne agli Europei di Arlon 1977 nella categoria dei superleggeri sino al limite di 61 chilogrammi ed essere salita fra i mediomassimi nella rassegna di Kerkrade 1979, ecco che a metà marzo 1980, allorché la competizione si svolge ad Udine, la non ancora 19enne Ingrid inizia la propria collezione di medaglie, cogliendo l’argento sia fra i mediomassimi che nella categoria open.

Galvanizzata da questi risultati, la 19enne belga si presenta con rinnovate ambizioni all’appuntamento iridato nella metropoli newyorkese dove, dopo aver conquistato il bronzo nei supermassimi, coglie il suo primo grande trionfo internazionale, aggiudicandosi il titolo nella categoria open, superando in finale la francese Paulette Fouillet.

E’ questo l’inizio di una serie interminabile di podi per la Berghmans, che l’anno seguente, in occasione degli Europei di fine marzo 1981 a Madrid, fa suo il bronzo fra i mediomassimi e l’argento nella categoria open, sconfitta in finale dalla tedesca occidentale Barbara Classen, subendo identica sorte alla rassegna iridata di inizio dicembre 1982 a Parigi tra i mediomassimi ma confermando il tiolo di due anni prima a New York nella categoria open, dove a soccombere nell’incontro decisivo è la giapponese Hiromi Tateishi.

Fattasi oramai un nome nel panorama internazionale, la judoka belga si appresta a vivere il suo “biennio magico”, che la vede fare “en plein” in occasione degli Europei di Genova, dove si prende la rivincita sulla Classen, superandola nella finale dei mediomassimi per poi aggiudicarsi il titolo nella categoria open, dove l’ultima a cedere è l’italiana Maria Teresa Motta.

Stesso esito hanno i Mondiali di metà novembre 1984 a Vienna, torneo che vede la Berghmans imporsi ancora sulla Classen fra i mediomassimi e cogliere il suo terzo titolo iridato consecutivo nella categoria open a spese della confinante olandese Marjolein van Unen, così che nell’ambiente inizia a circolare lo slogan “dove Ingrid partecipa, vince…”, sicuramente non di buon augurio per le sue avversarie.

Striscia vincente che prosegue anche nel 1985, allorché ancora una volta la Classen deve arrendersi nella finale dei mediomassimi alla rassegna continentale di metà marzo a Landskrona, in Svezia, prima di vivere un insolito “passaggio a vuoto” agli Europei di metà marzo 1986 a Londra, dove stavolta la Berghmans è bronzo tra i mediomassimi – ancorché ciò non consenta alla tedesca di far suo il titolo, sconfitta in finale dall’olandese Irene De Kok – ed è solo quinta nella categoria open.

Ma le speranze delle avversarie dell’oramai 25enne belga sono di breve durata, visto che già in occasione dei successivi Mondiali di fine ottobre a Maastricht la Berghmans, pur cedendo in finale contro la beniamina di casa De Kok tra i mediomassimi, si porta a casa il suo quarto titolo iridato consecutivo nella categoria open, avendo la meglio sulla cinese Li Jinlin.

La conclusione della stagione segna una svolta epocale per il judo femminile, che dall’anno seguente viene inserito nella rassegna iridata assieme al settore maschile, manifestazione che si svolge ad Essen nella seconda metà di novembre 1987 ed alla quale la Berghmans giunge dopo essere stata nuovamente sconfitta della De Kok nella finale dei mediomassimi agli Europei di inizio maggio a Parigi, ma portandosi a casa l’ennesimo titolo nella categoria open, vittima di turno la tedesca occidentale Regina Sigmund.

In terra tedesca, l’incontro per l’assegnazione del titolo iridato ripropone ancora una volta tra i mediomassimi la sfida fra la belga e l’olandese, con quest’ultima ad avere nuovamente la meglio, mentre nella categoria open la Berghmans deve lasciare lo scettro alla cinese Gao Fenglian, che la sconfigge nell’atto conclusivo.

L’avvenuta unificazione dei settori maschile e femminile a livello iridato rappresenta la “chiave d’accesso” per l’allargamento del judo anche in sede olimpica, se non fosse che il CIO – sempre molto cauto quanto ad introdurre le novità – inserisce il settore femminile ai Giochi di Seul 1988 solo come “sport dimostrativo, riservandosi l’eventuale ufficialità per l’edizione di Barcellona 1992.

Occasione che, in ogni caso, serve a confermare la superiorità della belga, che si presenta nella capitale sudcoreana dopo essersi aggiudicata entrambi i titoli (mediomassimi e categoria open) alla rassegna continentale che si svolge a Pamplona nella terza settimana di maggio 1988, avendo rispettivamente la meglio in finale sulla spagnola Isabel Cortavitarte e sulla francese Emmanuelle Mikula.

Giunta in Corea del Sud, la Berghmans si trova a competere con sole altre sei atlete nella categoria dei pesi mediomassimi, fra cui comunque “vecchie conoscenze” quali la giapponese Tanabe e la tedesca occidentale Classen, con quest’ultima ad aver già varcata la soglia dei 30 anni.

Un torneo, pertanto, piuttosto veloce, che si consuma nell’arco della sola giornata del 30 settembre 1988, con la belga a salire per prima sul tatami dello “Jangchung Gymnasium” per affrontare la brasiliana Soraia André, la quale resiste solo 1’30” prima di essere sconfitta per ippon, così come vanno avanti anche l’atleta di casa Bae Mi-Jung – che impiega appena 0’28” per superare l’australiana Wendy Callender – e la Tanabe che si impone ai punti sulla britannica Avril Bray.

Esentata per sorteggio dal primo turno, alla Classen tocca in semifinale la sfida contro la Bae, che ha la meglio ai punti, nel mentre il riproporsi dell’incontro fra la Berghmans e la giapponese volge a favore della prima, anche stavolta prima del limite, avendo la Tamabe resistito poco più di 3’.

Le due atlete sconfitte si guadagnano la terza posizione superando a loro volta la André da parte della giapponese e la Callender per quanto concerne la tedesca, mentre la finale si disputa fra la belga e la sudcoreana e l’esito ricalca i due incontri precedenti, ovvero con la Berghmans ad imporsi per ippon dopo 2’31” per quella che rappresenta la vittoria più amara della sua brillante carriera, in quanto la classifica non ufficiale viene stilata, ma senza assegnazione di medaglie.

Considerato che attendere altri quattro anni in vista dell’edizione di Barcellona 1992 non è ritenuto praticabile dalla judoka delle Fiandre, la Berghmans decide di abbandonare le competizioni a conclusione della successiva stagione, peraltro “firmata” a modo suo, ovvero aggiudicandosi il titolo tra i mediomassimi ed il bronzo nella categoria open agli Europei di inizio maggio 1989 ad Helsinki, per poi confermarsi fra i mediomassimi anche ai successivi Mondiali di metà ottobre a Belgrado, avendo la meglio ancora sulla Tanabe.

In totale, una carriera che vede la Berghmans collezionare 11 medaglie iridate (6 ori, 4 argenti ed un bronzo) e 14 europee (7 ori, 4 argenti e 3 bronzi), con la sola grande amarezza della mancata “gloria olimpica” che, nel capoluogo catalano, incorona nel 1992 tra i mediomassimi la sudcoreana Kim Mi-Jung che sconfigge in finale proprio la Tanabe.

Come dire che, forse, anche la belga avrebbe potuto dire ancora la sua e, di sicuro, non l’aveva certo soddisfatta quella “mezza medaglia” di Seul…   

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