IL TRIENNIO DI RAFAL SZUKALA AI VERTICI MONDIALI DELLO STILE A FARFALLA

Szukala dopo l’oro mondiale di Roma 1994 – da przegladsportowy.onet.pl

articolo di Giovanni Manenti

Sino quasi alla fine degli anni ’80 del XX secolo, la Polonia era una “illustre sconosciuta” nel panorama del nuoto mondiale, non potendo far testo il “misero” bronzo sino a quel momento conquistato da Agnieszka Czopek sui 400 misti femminili alle Olimpiadi di Mosca 1980, in virtù del boicottaggio delle specialiste americane.

Un primo, timido segno di risveglio giunge in occasione dei Giochi di Seul 1988, allorché Artur Wojdat – in assoluto primo nuotatore polacco di spessore –, che si presenta nella capitale sudcoreana nella veste di primatista mondiale dei 400sl, avendo nuotato la distanza in 3’47”38 a fine del precedente mese di marzo, completa il podio in una finale che vede il tedesco orientale Uwe Dassler imporsi a ritmo di record in 3’46”95, nonostante che l’australiano Duncan Armstrong e lo stesso Wojdat (3’47”15 e 3’47”38) vadano al di sotto del precedente limite.

Polacco – che si era classificato quarto nella finale dei 200sl – che, successivamente, si mette in evidenza ai Campionati Europei di Bonn 1989, dove è oro sui 400 ed argento sui 200sl, e di Atene 1991, dove inverte l’ordine delle medaglie, vale a dire oro sui 200 ed argento sui 400sl, mentre alla rassegna iridata di Perth 1991 è bronzo su entrambe le distanze.

Si può pertanto affermare come Wojdat sia stato senza tema di smentita il “pioniere” del nuoto per il proprio paese, la cui eredità è raccolta dal protagonista della nostra storia odierna, il quale diviene in assoluto il primo nuotatore polacco a salire sul gradino più alto di un podio, olimpico o mondiale che sia.

Nato il 9 aprile 1971 a Poznan, Rafal Szukala si specializza nello stile a farfalla, cimentandosi su entrambe le distanze dei 100 e 200 metri, ancorché ottenga i suoi risultati migliori nella gara più breve, facendo il suo esordio in una grande manifestazione in occasione proprio delle Olimpiadi di Seul, con esito peraltro alquanto deludente, ottenendo il 15esimo tempo nelle batterie dei 100 in 54”83 (per poi classificarsi quinto nella finale B in 54”80) ed il 17esimo sui 200 con il tempo di 2’01”91, risultando il primo degli esclusi dalla finale di consolazione.

Al raggiungimento della maggiore età, ecco che per il 18enne Rafal si registra la “stagione della svolta”, che lo porta a migliorarsi sensibilmente a livello cronometrico e, soprattutto, a cogliere allori, visto che alla rassegna continentale di Bonn del 1989 si aggiudica il titolo sui 100 farfalla avendo la meglio di stretta misura (54”47 a 54”50) sul francese Bruno Gutzeit, a cui unisce l’argento sulla doppia distanza, dove si deve arrendere (1’58”87 a 2’00”62) alla superiorità del “leggendario” ungherese Tamas Darnyi.

L’esito degli Europei infonde un certo ottimismo nell’ambito della federazione polacca in vista del doppio appuntamento previsto per il 1991, con i Mondiali in programma dal 3 al 13 gennaio a Perth, in Australia, e la rassegna continentale dal 18 al 25 agosto ad Atene.

Nell’emisfero australe, però, Szukala non fa che ripetere l’andamento dei Giochi di Seul, ovvero realizza solo l’11esimo tempo nelle batterie dei 100 farfalla in 54”82, per poi peggiorare a 54”91 nella finale B conclusa al sesto posto, così come sulla doppia distanza è addirittura 19esimo con il tempo di 2’03”33.

Un peggioramento in parte imputabile alla mancanza di abitudine a gareggiare ad inizio gennaio, con la speranza di riscattarsi nella capitale ellenica in occasione degli Europei, dove deve difendere il titolo continentale di Bonn sui 100 metri e che, viceversa, vedono Szukala finire ai margini del podio ancorché in un ben più convincente 54”35 – a 0”04 centesimi dal bronzo ed a 0”05 centesimi dall’argento, rispettivamente appannaggio del tedesco Nils Rudolph e dello spagnolo Martin Lopez-Zubero – nella finale vinta in 54”22 dal russo Vladislav Kulikov.

A rendere meno amara la stagione per il polacco, giunge la replica dell’argento di Bonn sui 200 metri, dove conclude in 2’01”01 alle spalle del solo francese Franck Esposito, che scende (1’59”59) per un solo centesimo al di sotto della “barriera dei 2’ netti”.

Una stagione di “assestamento” ci può stare, a 20 anni, l’importante è trarne i giusti insegnamenti in vista della seconda esperienza olimpica in programma a Barcellona dal 26 al 31 luglio 1992, con il polacco iscritto su entrambe le distanze a farfalla, con ad andare per primi in scena i 100 metri, che prevedono batterie al mattino e finale al pomeriggio del 27 luglio.

Che in Catalogna si presenti uno Szukala ben diverso da quello dell’anno precedente lo dimostra già l’esito delle batterie, dove realizza in 53”60 il secondo miglior tempo delle qualifiche, preceduto di un solo centesimo dall’oramai 27enne americano Pablo Morales, ritornato alle competizioni dopo l’amarezza della mancata qualificazione per i Giochi di Seul, vittima della “spietata legge dei Trials” Usa.

Sono altresì presenti all’atto conclusivo il campione olimpico e mondiale in carica Anthony Nesty, l’altro americano Mel Stewart, Kulikov e l’idolo di casa Lopez-Zubero, ancorché gli occhi siano tutti concentrati sulle corsie centrali, con l‘americano in quarta ed il polacco in quinta.

Desideroso di mantenere la promessa fatta alla madre in punto di morte, Morales imprime alla gara un ritmo sostenuto che lo fa transitare in 24”76 alla virata dei 50 metri con largo margine sul resto dei finalisti, ma quella che sembra una vittoria ormai certa viene messa in dubbio nella vasca di ritorno dall’imperiosa rimonta di Szukala in quinta corsia seguito anche da Nesty in terza, per un arrivo quasi contemporaneo che solo il tabellone riesce a decifrare certificando il riscatto dell’americano, oro in 53”32, con il polacco argento in 53”35 e l’ormai ex-campione olimpico a completare il podio in 53”41.

Sicuramente con qualche rimpianto per un trionfo sfuggito per soli 0”03 centesimi, Szukala si ripresenta a tre giorni di distanza per le batterie dei 200 metri, ottenendo la qualificazione con il sesto tempo, ma scendendo per la prima volta sotto i 2’ netti, avendo fermato il cronometro sull’1’59”51, per poi nella finale del pomeriggio migliorarsi ancora sino ad 1’58”89 che lo relega ai margini del podio, a 0”38 centesimi da Esposito, mentre gli Usa fanno doppietta grazie a Stewart che si impone (1’56”26 ad 1’57”93) sul neozelandese Danyon Loader, che vivrà il suo “momento di gloria” quattro anni dopo al Atlanta, imponendosi sui 200 e 400sl.

I Giochi di Barcellona rappresentano l’ingresso del farfallista polacco nel “gotha” della specialità, un ruolo che conferma l’anno seguente in occasione dei Campionati Europei di Sheffield 1993, dove coglie il suo secondo titolo continentale sui 100 metri, a precedere al fotofinish (53”41 a 53”43) il 19enne astro nascente russo Denis Pankratov che, dal canto suo, si impone sulla doppia distanza nella finale che vede Szukala concludere in quarta posizione.

Con sinora un argento olimpico, due titoli ed altrettanti argenti europei nel suo palmares, al polacco manca una medaglia iridata, ragion per cui si presenta con rinnovate ambizioni ai Mondiali in programma a Roma ad inizio settembre 1994, visto anche il definitivo ritiro di Morales dall’attività agonistica.

Il programma dei 100 farfalla prevede batterie al mattino e finale al pomeriggio del 6 settembre 1994, con Szukala a metter le cose in chiaro già in qualifica facendo segnare il miglior tempo di 53”72 rispetto al 53”95 del croato Milos Milosevic ed al 53”95 dell’americano Mark Henderson, nel mentre centrano l’accesso all’atto conclusivo sia Nesty che Pankratov, con il quarto e quinto crono (54”08 e 54”10) rispettivamente.

Sui blocchi di partenza della finale pomeridiana si posizionano altresì Esposito ed il 20enne svedese Lars Frolander, con quest’ultimo a far registrare la maggiore sorpresa, inserendosi nella prevista lotta per il titolo fra il polacco ed il russo, ancorché alla virata di metà gara tocchi per primo Henderson in 24”94, americano che poi cede nella vasca di ritorno con Szukala ad uscire a centro piscina mettendosi alle spalle i suoi più pericolosi avversari e, molto probabilmente, non accorgendosi dello svedese in prima corsia, e buon per lui che al tocco il cronometro comunque lo premi (53”51 a 53”65), con Pankratov ad aver iniziato tardivamente la sua rimonta, dovendosi accontentare del bronzo in 53”68.  

Russo che, come a Sheffield, si riscatta imponendosi sulla doppia distanza, mentre Szukala, oramai appagato, si presenta sui blocchi “per onor di firma”, non riuscendo a qualificarsi per la finale, in cuor suo forse consapevole del fatto che “il suo tempo stia per scadere”.

Difatti, l’anno seguente in occasione della rassegna continentale di Vienna completa la propria collezione di medaglie con il bronzo sui 100 farfalla in 53”45, mentre Pankratov, facendo suoi i titoli su entrambe le distanze, non fa altro che le “prove generali” per le Olimpiadi di Atlanta 1996, dove fa doppietta con Szukala a mettere fine alla sua straordinaria carriera con un onorevole quinto posto – peraltro in 53”29, suo miglior crono in una grande manifestazione internazionale – nella finale che vede il russo migliorare con 52”27 il suo record mondiale.

Ricapitolando, a fine attività Szukala può vantare il privilegio di essere stato il primo nuotatore del proprio paese di ambo i sessi a conquistare un titolo iridato, nel mentre l’argento di Barcellona è tuttora il miglior risultato alle Olimpiadi nel settore maschile, con a far meglio solo la connazionale Otylia Jedrzejczak, che ai Giochi di Atene 2004 si aggiudica un oro e due argenti.

E, guarda caso, l’oro proviene proprio dalla finale dei 100 farfalla, sfuggito a Szukala per soli 0”03 centesimi ed una promessa fatta da Morales alla madre scomparsa.

Ed, anche questo, è il bello dello sport

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