SANDRO CUOMO, LO SPADISTA CHE SALI’ NELL’OLIMPO CON L’ORO A SQUADRE AI GIOCHI DI ATLANTA 1996

articolo di Nicola Pucci

Quel che si può dire, nel tracciare un giudizio sommario sulla parabola agonistica di Sandro Cuomo, è che non gli sia davvero mancata la perseveranza. Senza quella, non sarebbe certo salito in cima all’Olimpo, accanto agli immortali dei Giochi, proprio all’ultimo tuffo di una carriera che stava volgendo al termine. Ma partiamo dal principio, perché la strada da percorrere, nel suo caso, è lunga assai.

Napolano verace, classe 1962, Cuomo comincia a praticare la scherma da bambino, presso il Circolo Nautico Posillipo, prestigiosa società sportiva partenopea, sotto l’occhio attento del suo primo maestro Armando Coiro, che lo seguirà poi per tutta la sua carriera agonistica affiancato dal fratello Aldo dal 1984.

L’atleta campano si mette in mostra già nelle categorie giovanili, al punto da conquistare nel 1982 la medaglia di bronzo ai Mondiali Giovanili di Buenos Aires, superato solo dal tedesco occidentale Robert Felisiak e dal francese Jean-Michel Henry.

La sua arte è la spada, ed un primo successo agonistico di livello assoluto arriva già nel 1983, quando vince il titolo mondiale universitario con la squadra nazionale. Nello stesso anno si mette al collo anche la prima medaglia iridata, bronzo a squadre a Vienna, alle spalle di Francia e Germania Ovest, assieme a Roberto Manzi, Stefano Bellone ed Angelo Mazzoni, a cui aggiungere la medaglia di bronzo ai Giochi del Mediterraneo.

Nel 1984 è tempo di una prima partecipazione olimpica, ai Giochi di Los Angeles boicottati dai paesi del blocco comunista, e se nella gara individuale Cuomo non va oltre il 14esimo posto, estromesso dal francese Philippe Riboud (10-2), fornisce un contributo essenziale per la conquista della medaglia di bronzo della squadra di spada, che oltre a Cuomo, Manzi, Bellone e Mazzoni schiera anche Cosimo Ferro, colta battendo 8-2 il Canada nella finale per il terzo posto di un torneo che si decide con la vittoria all’atto decisivo della Germania Ovest che si prende la rivincita sulla Francia, 8-5.

Nel 1985, a Barcellona, Sandro conquista la medaglia d’argento ai Mondiali, sempre nella competizione a squadre (a Ferro subentra Maurizio Randazzo), formato di gara che sarà sempre congeniale al mancino napoletano, stavolta arrendendosi in finale alle Germania Ovest, per poi, nel 1986, a Sofia, Cuomo ed i compagni (Bellone, Mazzoni e Randazzo) salgono sul terzo gradino del podio alle spalle dell’immancabile Germania Ovest e dell’Urss.

Nel 1988 sono in calendario le Olimpiadi di Seul, e per la sua seconda partecipazione alla rassegna a cinque cerchi lo spadista napoletano si presenta sulle pedane dell’Olympic Fencing Gymnasium al massimo della forma, che gli varrà a fine stagione la prima vittoria nella classifica generale di Coppa del Mondo. Ma il destino gli è avverso, perché dopo aver sommato 9 vittorie e 4 sconfitte nei primi tre turni, nel tabellone finale ad eliminazione diretta trova sulla sua strada ancora Riboud, che lo batte 10-8 agli ottavi (costringendolo ai ripescaggi) e 10-4 in semifinale (dopo aver battuto 10-5 il tedesco occidentale Torsten Kühnemund ai quarti), relegandolo alla finale per la medaglia di bronzo in cui Cuomo si arrende al sovietico Andrey Shuvalov, 10-8. E se il quarto posto nella gara individuale lascia l’amaro in bocca, ancor più bruciante è l’esito della gara a squadra in cui Sandro, assieme a Bellone, Mazzoni, Stefano Pantano ed Andrea Bermond Des Ambrois, prima soccombe di misura in semifinale contro la Germania Ovest, 8-7, per poi rimanere giù dal podio per la stoccata di spareggio nella sfida con l’Urss, all’ultima medaglia della sua storia nella scherma.

La doppia delusione olimpica ha l’effetto di sviluppare un gran desiderio di rivalsa in un atleta che fa della determinazione e della voglia di affermazione i suoi punti di forza, e quale migliore occasione dei Mondiali dell’anno successivo a Denver per andarsi a prendere quelle soddisfazioni mancate in Corea? In Colorado, dal 5 al 15 luglio 1989, in effetti Cuomo recita da protagonista, sia nella gara individuale dove coglie l’argento battuto solo dal sorprendente spagnolo Manuel Pereira, all’unico risultato di rilievo della carriera, per poi vincere quella medaglia d’oro sempre sfuggitagli nella competizione di gruppo, battendo assieme a Mazzoni, Pantano e Sandro Resegotti gli eterni rivali della Germania Ovest in cui stavolta compete quel Robert Felisiak col quale aveva battagliato fin dai tempi giovanili.

Italia, Germania, Francia e Urss sono le indiscusse padroni della specialità della spada, e ai Mondiali di Lione del 1990 hanno modo di confermarlo ampiamente, occupando integralmente i gradini del podio nelle due gare. Ma se nella competizione individuale Mazzoni è secondo, compresso tra i due teutonici Thomas Gerull (come Pereira l’anno prima, all’unico grande risultato in carriera) e Arnd Schmitt, ancora una volta Cuomo, assieme allo stesso Mazzoni, a Pantano, a Randazzo e a Resegotti bissa il titolo a squadre, stavolta imponendosi alla Francia che con Riboud, Srecki, Lenglet ed Henry faceva affidamento su di un quartetto di levatura eccelsa.

E’ tempo di tornare ad occuparci di Giochi, e per il 1992, a Barcellona ed alla sua terza esibizione nell’arengo olimpico, Cuomo ambisce a riscattare le amarezze di Seul. Ma le cose vanno ancora peggio per il napoletano ed i colori azzurri, solo 26esimo nella gara individuale, battuto dall’americano Robert Marx al secondo turno e definitivamente eliminato con la sconfitta ai ripescaggi con il rappresentante della Comunità degli Stati Indipendenti Serhij Kravčuk, e costretto ad accontentarsi del quinto posto nella gara a squadre, quando da campioni del mondo in carica Cuomo, Mazzoni, Pantano, Randazzo e Resegotti subiscono ai quarti di finale una pesante sconfitta con la Germania, ora unita, che si impone 8-2.

Tempus fugit“, parrebbe il caso di dire, visto che Cuomo scavalla i 30 anni con il sogno di un oro olimpico, al momento, rimasto nel cassetto. Ma la classe è intatta, e se nel 1993, ai Mondiali di Essen, oltre al quinto posto nella gare individuale che celebra il trionfo di Pavel Kolobkov (già argento a Barcellona, battuto in finale da Srecki), arriva un terzo titolo iridato a squadre (con l’inseparabile Mazzoni, Pantano, Randazzo ed il “nuovo” Paolo Milanoli), superando la Francia, i Giochi di Atlanta del 1996 diventano l’obiettivo sul quale Sandro punta il mirino. Per l’ultimo tentativo di assurgere alla gloria a cinque cerchi.

Prima di andare di là dall’Atlantico, c’è tempo per un’altra esibizione mondiale, a L’Aja, che porta in dote allo spadista napoletano una seconda medaglia individuale, terzo alle spalle dei francesi Srecki e Leroux, e visto che il trasferimento a Milano e Vercelli per allenarsi con i compagni di Nazionale cementa l’intesa, all’atto di presentarsi sulla pedana del Georgia World Congress Center, il 23 luglio 1996, per l’ultima recita olimpica dopo il quinto posto nella gara individuale (con il nuovo formato che prevede solo il tabellone ad eliminazione diretta), sconfitto ai quarti 15-14 dall’ungherese Geza Imre, i tre “vecchiettiCuomo (34), Mazzoni (35) e Randazzo (32) sono pronti a giocarsi le loro carte al tavolo delle medaglie, a dispetto dell’anonimo e deludente settimo posto nell’ultima rassegna iridata.

Francia, Germania e Russia, inevitabilmente, si spartiscono i favori del pronostico, ed in effetti non incontrano grosse difficoltà nel superare l’ostacolo proposto dai quarti di finale, rispettivamente Spagna, Estonia ed Ungheria. Decisamente più complicato, invece, l’impegno dell’Italia, che ha la meglio per una sola stoccata, inferta proprio da Cuomo, degli Stati Uniti, 45-44, garantendosi la semifinale con la Germania, risolta anche questa in volata, 45-44, ancora con Cuomo a superare Schmitt per l’acuto che vale la finale. Nel frattempo la Russia del campione Aleksandr Beketov fa fuori la Francia, 45-43 ed è contro di lui, oltre che contro lo stesso Kolobkov (che sarà a sua volta campione olimpico a Sydney 2000) e Valery Zakharevich, che Cuomo, Mazzoni e Randazzo dovranno battersi per la medaglia d’oro.

Il commissario tecnico Guido Marzari, complice un lieve infortunio alla gamba occorso proprio a Cuomo nella sfida con la Germania, assegna a Mazzoni il ruolo di ultimo spadista a scendere in pedana, lasciando ai due compagni l’onere di incrociare per primi le lame. Ed in effetti i due azzurri svolgono appieno il loro dovere, passando il testimone a Mazzoni (alla quinta Olimpiade, avendo gareggiato anche a Mosca 1980) con 5 stoccate di vantaggio. Beketov prova a ricucire lo strappo, torna sotto fino al 44-43, involontariamente ferisce Mazzoni che è costretto a 10 minuti di sosta per suturare i tagli allo zigomo e all’arcata sopracciliare destra, ma infine, tornato in pedana, l’azzurro ha bisogno di soli sei secondi per piazzare l’acuto che vale all’Italia della spada la medaglia d’oro.

Il sogno di Sandro Cuomo (che nel 1998 vincerà una seconda Coppa del Mondo, non prima di aver colto il bronzo a squadre ai Mondiali di Città del Capo nel 1997, pure conquistando l’unica medaglia in carriera gli Europei, con l’oro di gruppo a Bolzano nel 1999) diventa realtà… ed è proprio vero, tra gli immortali d’Olimpia quel posto è proprio meritato.

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