IL TRIONFALE GIRO D’ITALIA DI GIANNI MOTTA NELL’ANNO DI GRAZIA 1966

articolo di Nicola Pucci

Quando il 18 maggio 1966 l’edizione numero 49 del Giro d’Italia scatta da Montecarlo, alla presenza del Principe Ranieri e della Principessa Grace, con la presentazione in notturna delle squadre trasmessa in Eurovisione nell’ambito delle celebrazioni del centenario della città, il motivo dominante della corsa è scontato: riuscirà il 32enne Jacques Anquetil, già vincitore nel 1960 e nel 1964 (nonché secondo nel 1959 e nel 1961) e con in bacheca ben cinque successi al Tour de France, a rintuzzare la sfida lanciata dai giovani rampanti del ciclismo azzurro, ovvero Felice Gimondi (trionfatore nell’ultima edizione della Grande Boucle ed in primavera dominatore alla Parigi-Roubaix), Gianni Motta ed Italo Zilioli (secondo alla Corsa Rosa nei due anni precedenti)?

Pronti, via, e proprio nella prima tappa, che porta i corridori a Diano Marina e veste con le insegne del primato Vito Taccone, il fuoriclasse francese va incontro alla disavventura di una foratura provocata da un incauto spettatore lungo le rampe del Colle di San Bartolomeo, che al traguardo lo penalizza di oltre 3 minuti, mettendolo nella non facile condizione di dover già recuperare un margine pesante. E se il giorno dopo, nella breve frazione di soli 60 chilometri che si conclude in salita a Monesi, lo spagnolo Julio Jimenez, compagno di squadra di Anquetil alla Ford, vince in solitario e si impossessa della maglia rosa, verso Genova, in una tappa condizionata dal forte vento, anche Gimondi è vittima di un incidente in galleria, che gli costa all’arrivo oltre un minuto e mezzo sui migliori.

Le tappe che portano i corridori verso sud regalano una bella fetta di gloria ad atleti di secondo piano, quali Giovanni Knapp, Vendramino Bariviera, Raffaele Marcoli e Vincent Denson, con il tedesco Rudi Altig che si impone nell’arrivo in quota di Rocca di Cambio e a Cesenatico, Dino Zandegù che fa a sua volta doppietta a Giulianova e Reggio Emilia, ed il neoprofessionista Marino Basso che a Napoli si rivela ruota particolarmente veloce. E se Jimenez tiene la maglia di leader senza patemi per 11 giorni, con i soli Guido De Rosso e Vito Taccone a rifarsi sotto in classifica dopo la tappa di Chianciano Terme, con Gianni Motta, Vittorio Adorni, Franco Balmamion e Italo Zilioli subito dietro, ecco che la cronometro di Parma del 30 maggio, 13esima tappa della serie che si conclude allo stabilimento della Salvarani, mette le ali proprio ad Adorni, che si impone con 27″ su Anquetil, solitamente un’ira di Dio contro il tempo, lascia Jimenez a 4’36” e a sera festeggia la maglia rosa, con 47″ su Motta, 1’13” su De Rosso, 2’02” su Altig e 2’34” su Zilioli, con Gimondi ed Anquetil, nemici pressoché giurati, ad oltre 3 minuti.

Sull’esito del Giro d’Italia influisce non poco la disputa tra Ford France e Ford Italia, al punto che si vocifera che Anquetil sia stato pagato per non vincere la corsa e farla semmai perdere a Gimondi, che potrebbe defraudarlo, in caso di vittoria, del ruolo di prima stella del ciclismo mondiale. E se Jacques non pare davvero far di tutto per tornare a competere per il primato, nondimeno sembra orientare le sue preferenze su Gianni Motta, nel caso debba essere un italiano a vincere il Giro.

Nel frattempo Adorni trascorre in maglia rosa il giorno di riposo e tiene le insegne di capoclassifica ad Arona, in una tappa che prevede la scalata del Mottarone e regala il successo a “cuore matto” Franco Bitossi, ma nella tappa che si conclude a Brescia il plotone va in frantumi, Jimenez è primo all’arrivo con 30″ su un gruppetto che comprende Motta, Zilioli, lo svizzero Rolf Maurer ed Anquetil ed 1’34” su Adorni, costretto a cedere la maglia rosa al corridore di Cassano d’Adda per soli 7″.

La corsa è aperta, con le Dolomiti che si profilano all’orizzonte, e dopo che Bitossi ha concesso il bis a Bezzecca, la 17esima tappa, che lungo i 239 chilometri che portano da Riva del Garda a Levico Terme programma la scalata sullo sterrato del Passo del Vetriolo, conferma Jimenez quale scalatore più forte del gruppo, che si invola proprio con Motta, abilissimo nel reggere il confronto in salita ed imporsi poi al traguardo. I rivali accusano oltre 1’30” di ritardo, ed ora sì il capitano della Molteni, al terzo anno di professionismo ma già vincitore nel 1964 del Giro di Lombardia e sul gradino più basso del podio al Tour de France del 1965, mette una seria ipoteca sulla vittoria finale.

Con cinque tappe ancora da disputare, la classifica recita: Motta primo, Jimenez a 1’56”, Altig a 3’39”, Zilioli a 3’44” e Bitossi a 3’57”, con Balmamion, Anquetil, Taccone, Gimondi ed Adorni a completare la top-ten con un ritardo superiore ai 4 minuti.

E se la frazione che si conclude a Bolzano, con la scalata del Passo Palade, non apporta cambiamenti alla graduatoria, i 100 chilometri tra Bolzano e Moena, sotto la pioggia e dopo aver scollinato Passo di Lavazé e Costalunga, rafforzano il primato di Motta, primo sotto lo striscione dopo aver seminato gli avversari ed aver battuto in uno sprint a tre Anquetil e Zilioli, che salgono in classifica, rispettivamente, al terzo (4’29” di ritardo per il francese) e secondo posto (3’46” il margine da recuperare per il capitano della Sanson). Manca il tappone di Belluno, che obbligherà i corridori ad affrontare le rampe di Pordoi, Falzarego, Tre Croci, Cibiana e Duran, ma realisticamente Motta sembra davvero inattaccabile.

In effetti, non succede pressoché niente, perché se è vero che Gimondi, con una prova d’orgoglio che rende onore alla sua classe di campione ormai battuto, si invola giungendo solo al traguardo con 26″ di vantaggio e risalendo al quinto posto in classifica, Motta, Zilioli, Anquetil, Jimenez, Balmamion ed Adorni fanno gruppetto, presentandosi tutti insieme all’arrivo che serve a Gianni, che il giorno dopo a Vittorio veneto guadagnerà addirittura qualche altro secondo, per suggellare la vittoria finale.

L’edizione numero 49 del Giro d’Italia va in archivio, con Motta (premiato a Milano da Claudia Cardinale), Zilioli (secondo per le terza volta consecutiva) ed Anquetil a comporre il podio finale ed accompagnata per la prima volta da una manifestazione canora, il Girofestival, presentata da Mike Buongiorno e destinata ad entrare nella memorabile storia della Corsa Rosa.

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