1982-1988, IL SETTEBELLO DI KELLY ALLA PARIGI-NIZZA

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Sean Kelly in maglia bianca alla Parigi-Nizza – da chroniqueduvelo.wordpress.com

articolo di Nicola Pucci

Ancor prima di diventare quel meraviglioso interprete di classiche-monumento, dominatore per buona parte degli anni Ottanta e primi anni Novanta, con un palmares ricco tanto da poter vantare due Milano-Sanremo (1986 e beffando Argentin nel 1992), due Parigi-Roubaix (1984 e 1986), due Liegi-Bastogne-Liegi (1984 e 1989) e tre Giri di Lombardia (1983, 1985 e 1991), a cui aggiungere una Vuelta nel 1988 e seppur respinto sempre dal campionato del mondo che mai lo ha visto vestirsi della maglia iridata, Sean Kelly ha guadagnato gloria ciclistica eleggendo le strade della Parigi-Nizza quale suo territorio di caccia preferito. Vedere per credere.

Irlandese di Waterford, classe 1956, Kelly debutta nel professionismo nel 1977, lanciato da Jean de Gribaldy, gran scopritore di talenti, che vede in lui un futuro campione. Ma se le prime stagioni non rispondono appieno alle attese su di lui riposte, ad eccezione di un quarto posto alla Vuelta del 1980, a soli 31″ dal terzo gradino del podio occupato dal belga Claude Criquielion, nel 1982 Kelly, essenzialmente etichettato come velocista-passista, sboccia infine ad altissimi livelli. E lo fa proprio imponendosi alla Parigi-Nizza. Sarà solo l’inizio di una lunga e fortunata storia d’amore, durata sette anni.

1982. L’edizione numero 40 della corsa che dalla capitale porta in Costa Azzurra va in scena dall’11 al 18 marzo, orfana del suo storico organizzatore Jean Leulliot, deceduto qualche settimana prima e sostituito al comando della corsa dalla figlia Josette, supportata da André Hardy. Kelly, che vanta già quattro vittorie parziali al Tour de France e ben sette alla Vuelta, veste la casacca della Sem-France Loire, e dopo che l’olandese Bert Oosterbosch, uno che contro il tempo ci sa fare, si è imposto nel prologo di Luingne e Jean-François Chaurin, autore di una fuga in solitario di 156 km. che gli consente di lasciare il plotone a più di 6 minuti, lo ha rilevato al comando della corsa, l’irlandese vince a St.Etienne, battendo De Vlaeminck allo sprint e conquistando a sua volta la vetta dalla graduatoria, per poi consolidare il primato con il bis a La Seyne-sur-Mer, davanti a Duclos-Lassalle. Proprio il transalpino è il rivale più temibile nella lotta per la vittoria finale, a Mandelieu-la-Napoule scavalca Kelly per 4″ e costringe l’avversario alla rincorsa. Infine portata a termine vittoriosamente, con la volata sulla Promenade des Anglais a Nizza e con la decisiva cronoscalata conclusiva al Col d’Eze. Kelly trionfa con 40″ su Duclos-Lassalle e 1’12” sul belga Jean-Luc Vandenbroucke e per il pupillo di Jean de Gribaldy è infine il primo grande successo in carriera.

1983. Kelly, forte del successo dell’anno prima, è il logico favorito nella corsa ormai scelta definitivamente, in alternativa alla Tirreno-Adriatico, come probante banco di prova in vista della Milano-Sanremo. Eric Vanderaerden è il nuovo gioiello del ciclismo belga e dopo la vittoria nel prologo di Issy-les-Moulineaux veste la maglia bianca di leader prima di cedere il testimone a Joop Zoetemelk. Nel frattempo Kelly, che ha perso 48″ nel corso della prima tappa per colpa di una caduta, vince a Tournon e Miramas, per poi scalzare l’olandese dal primo posto a Mandelieu-la-Napoule. A Nizza Vanderaerden è ancora il più veloce, ma come esattamente l’anno prima è il Col d’Eze a porre il sigillo sulla seconda vittoria dell’irlandese, che stavolta precede in classifica i due scudieri Jean-Marie Grezet, secondo a 1’03”, e Steven Rooks, terzo a 1’14”.

1984. Nel suo personale cammino verso lo status di fuoriclasse, Kelly, ora in maglia Skil-Reydel, ha chiuso l’anno con il successo al Giro di Lombardia, prima grande classica da aggiungere al suo palmares, e per la stagione a venire si trova a dover difendere il titolo dall’assalto di Bernard Hinault, che è in lizza con la dichiarata intenzione di voler far sua la corsa. Oosterbosch, Vandenbroucke e Jos Lammertink, che detengono il primato, sono comprimari destinati a venir deposti, ed è lo scozzese Robert Millar, che ha dimestichezza con le montagne, a guadagnare il comando della corsa in cima al Mont Ventoux, spianato da Eric Caritoux. La tappa tra Miramas e La Seyne-sur-Mer prevede la scalata del Col de l’Espigoulier:  a 40 km dall’arrivo i manifestanti bloccano la corsa e all’arrivo del plotone sbarrano la strada a Hinault che cade, si rialza e reagisce colpendo uno dei manifestanti con un pugno. Planckaert vince in volata davanti a Kelly, già vincitore a Bourbon-Lancy, che balza in testa alla classifica e allo stesso Hinault, Millar rimane attardato e il giorno dopo l’altro irlandese, Stephen Roche, precedendo gli stessi Hinault e Kelly di 23″ a Mandelieu-la-Napoule, si rifà sotto a soli 11″ dal connazionale. La corsa si decide nella scalata al Col d’Eze e qui Kelly, in ritardo di 10″ all’intermedio e sentendosi braccato, produce lo sforzo risolutivo che lo vede infine vincere la tappa con 1″ su Roche, completando il tris consecutivo. Hinault sale sul terzo gradino del podio finale con un ritardo di 1’46” e di lì a qualche giorno Kelly, in rampa di lancio, vincerà pure la sua prima Milano-Sanremo.

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Una vittoria di Sean Kelly – da pezcyclingnews.com

1985. La strada verso il poker consecutivo alla Parigi-Nizza, per Kelly, è disseminata di ostacoli, oltrechè dal maltempo che imperversa glaciale nei primi giorni. Quello più arduo da scavalcare è decisamente inatteso, perchè proposto dal francese Frederic Vichot, compagno di squadra alla Skil-Sem, che a Gréoux-les-Bains veste le insegne del primato. Sean non può attaccare e si limita a tenere le ruote dell’altro pretendente alla vittoria finale, pure quest’anno Stephen Roche, più autoritario di Laurent Fignon, altro big in corsa, definendo la contesa a due all’ultimo appuntamento, come da tradizione la scalata al Col d’Eze. Esattamente come l’anno prima 1″ divide i due irlandesi, ma se Roche vince la tappa, Kelly primeggia in classifica. E il poker è servito, seppur stavolta senza successi parziali.

1986. Kelly, in maglia Kas, ormai è uno dei big del gruppo (e lo sarà ancor più tra qualche settimana, dopo i successi alla Sanremo e a Roubaix), e dopo Hinault e Fignon si trova a dover stavolta fronteggiare la concorrenza di Greg Lemond, pronto a rilevare il testimone dal bretone. Ma l’irlandese è superiore di una spanna al lotto dei partecipanti, come ben si evidenzia fin dal prologo di Parigi che Kelly fa suo per la prima volta battendo due superspecialisti come Oosterbosch e l’ex-campione del mondo dell’inseguimento Alain Bondue. Kelly rinnova l’appuntamento con il successo a Le Rouret, sul Mont Ventoux cede 35″ all’elvetico Urs Zimmermann che lo segue in classifica, sul Mont Faron si difende ed infine al Col d’Eze piazza l’ultima zampata vincente che gli consente di realizzare il pokerissimo con un margine di 1’50” sullo stesso Zimmermann e 2’27” su Lemond.

1987. Probabilmente è l’edizione più emozionante nonchè più sofferta tra le sette portate vittoriosamente a termine da Kelly. Vandenbroucke vince il prologo, ma Roche, in quello che sarà il suo anno di grazia con Giro, Tour e Mondiale, prende la maglia di leader vincendo la cronosquadre con la sua Carrera Jeans. Fignon e Jean-François Bernard sono gli altri due autorevoli pretendenti al successo, e i quattro corridori librano un duello serrato. Kelly batte Roche in uno sprint a due sul Mont Ventoux, Stephen tiene la maglia per tre giorni prima dello stupefacente colpo di mano di Bernard sul Mont Faron. A St.Tropez è Fignon a imporsi in solitario, Bernard cede e Roche torna al comando. Sembra il colpo risolutivo, ma verso Nizza una foratura blocca l’irlandese, Fignon anticipa Kelly che ritrova il primato e sul Col d’Eze la vittoria parziale di Roche serve solo a mitigare la delusione per la vittoria sfumata. E siamo a sei.

1988. L’ultima perla alla Parigi-Nizza è altrettanto, se non più sofferta della precedente. Almeno per quel che riguarda il riscontro cronometrico. L’inglese Sean Yates vince la prima tappa a St.Etienne, frazione in linea che sostituisce il prologo, soppresso per le nuove normative UCI che impongono solo sei giorni di corsa, resistendo poi sul Mont Faron dove ad imporsi è l’americano Andrew Hampstean che qualche mese dopo sbancherà pure il Giro d’Italia nella bufera del Gavia. Kelly si deve accontentare di tre piazzamenti d’onore consecutivi, quello di St.Tropez gli vale il sorpasso in classifica, vestendo la maglia bianca di leader per poi respingere il tentativo di recupero di Ronan Pensec. Il Col d’Eze è testimone dell’ultima vittoria parziale di Kelly, 13esima totale, che batte proprio il francese di 2″ e cala il settebello. Pensec chiude secondo a 18″, lo spagnolo Julian Gorospe è terzo con un ritardo di 36″.

E questa adesso è storia del ciclismo. In attesa che qualcuno possa far meglio. Ma parrebbe da quei giorni ormai lontani impresa poco probabile, perchè di quel record di sette vittorie alla Parigi-Nizza il buon Kelly è proprio geloso.

QUANDO KELLY BEFFO’ ARGENTIN A SANREMO

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Sean Kelly vince la volata – da cyclismerevue.blogs.sudinfo.be

articolo di Nicola Pucci

Indiscutibilmente Sean Kelly e Moreno Argentin appartengono all’elite dei grandi cacciatori di classiche. E probabilmente sono tra i più performanti della storia del pedale, basta darne un occhio al palmares. Son stati avversari per le strade di un mondo, quello del ciclismo, che andava sempre più globalizzandosi, curiosamente però hanno battagliato in confronto diretto, testa-a-testa, loro due soli, in un’unica occasione. E se per l’irlandese il ricordo profuma di gloria, l’italiano ancora ha da mandar giù il boccone amaro.

La Milano-Sanremo, lo sappiamo, ha da sempre tracciato nervoso ma non proibitivo che si presta a disegno tattico complesso ed apre le porte a pretendenti di varia estrazione tecnica. Può piacere ai velocisti che attendono l’arrivo a ranghi compatti; può solleticare la fantasia di chi ha coraggio di attaccare da lontano; risulta corsa adattissima a chi ha la stoccata sulle rampe brevi; non è vietata ad discesisti più spericolati; infine qualche volta ha premiato scalatori di provata esperienza. Ergo, in tanti la sognano ma poi solo uno ne sarà celebrato vincitore.

Per l’edizione 1992, numero  ottantatre di una meravigliosa storia nata nel 1907, si corre il 21 marzo e mai fu più veritiera l’etichetta di “Mondiale di Primavera“. Stavolta, in verità, c’è un favorito d’obbligo, che nei pronostici della vigilia ha credenziali decisamente ben superiori di quelle degli altri concorrenti al via. Moreno Argentin, appunto, che già di per sè è un fuoriclasse assoluto delle corse di un giorno, ed è in quei giorni baciato da uno stato di grazia senza precedenti: il campione di San Donà di Piave ha vinto due tappe e la classifica della Settimana Siciliana, ha dominato la Tirreno-Adriatico vincendo tre frazioni consecutive, e non fa mistero di puntare ad una corsa adattissima ai suoi mezzi ma che in precedenza lo ha sempre respinto, seppur terzo da giovanissimo nel 1982 e quarto nel 1990. Chiappucci è campione in carica ma il suo secondo di quella volta, Rolf Sorensen il danese, è decisamente più in forma, vincitore proprio della Tirreno-Adriatico e intruppato, come Argentin, in seno all’Ariostea del “sergente di ferro” Giancarlo Ferretti, squadra di riferimento. Bugno e Fondriest sono gli altri azzurri di punta, l’uno trionfatore nel 1990 l’altro puledro di razza che ben si esprime tra i capi della riviera ligure, Jalabert, Museeuw e Ludwig attendono con trepidazione di poter dimostrarsi all’altezza della “Classicissima“.

Fabrizio Convalle, in maglia Amore&Vita e vincitore della tappa di Teramo al Giro d’Italia del 1990, è il temerario che azzarda la fuga a lunga gittata. Prende cappello dal gruppo dopo trenta chilometri e rimane per ore in solitaria avanguardia. Acquisisce quasi ventidue minuti di vantaggio, ma la corsa è lunga, 294 chilometri, e la sorte è segnata. Sul Passo del Turchino, asperità che ha fatto la leggenda della corsa, il margine è ridotto a quattordici minuti, Fontanelli e Fabrizio Bontempi escono dal plotone e provano la rincorsa. Che si completa a Borghetto Santo Spirito, ma è già l’ora di cominciare a far sul serio e nella zona dei capi, Mele, Cervo e Berta, il gruppo è di nuovo compatto. Ci prova Rijs, altro uomo Ariostea, che guadagna qualche secondo ma non va oltre, sulla Cipressa è la volta del messicano Alcalà che scollina con dieci secondi di vantaggio ma anche per lui non c’è possibilità di fuga. L’Ariostea stoppa ogni tentativo con l’eccellente Furlan, proprio mentre Bugno, Chiappucci e Indurain sono eliminati da una caduta, così come Cassani che incoccia in uno scooter a bordo strada. La bicicletta dell’attuale c.t.della nazionale rimbalza tra i corridori e Sean Kelly la evita per miracolo riparandosi con le mani.

Già, proprio Sean Kelly, che veste la casacca Festina, che è stato sempre al coperto nella pancia del gruppo ma che comincia a farsi vedere nelle prime posizioni quando la corsa entra nel vivo. L’irlandese ha quasi 36 anni, vinse a Sanremo nel 1986 davanti a Lemond e Beccia ed in chiusura del 1991 ha vinto il Giro di Lombardia. Insomma, pur ormai a fine carriera, ha classe ed esperienza da vendere per piazzare l’ennesima zampata del campione. Sul Poggio è il francese Boyer il primo ad accendere la miccia, ma poi è il momento per Argentin di concretizzare quel che è stato deciso a tavolino. Moreno piazza uno, due, tre, quattro, cinque scatti da antologia per selezionare la concorrenza e far esplodere il gruppo, gli avversari rotolano indietro e il veneto prende il largo. In cima alla rampa ha sette secondi di vantaggio sugli immediati inseguitori, Fondriest e Sorensen, in discesa non pennella traiettorie azzardose e quando meno se l’aspetta, ad ottocento metri dal traguardo, vede la maglia azzurra di Kelly, artefice di una discesa da vero kamikaze, materializzarsi alla sua ruota.

Il colpo è letale, Argentin va in blocco morale e la volata a due non ha storia, Kelly brucia l’italiano e conquista la Milano-Sanremo. Quella della beffa, perché a tre secondi sopraggiunge il gruppo regolato da Museeuw. Mannaggia Moreno, quanto ci sei andato vicino…