DE CESARIS, IL TEMERARIO AL VOLANTE CHE NON RIUSCI’ A VINCERE

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Andrea De Cesaris – da autoblog.it

articolo tratto da Cavalieri del rischio

Nato a Roma il 31 maggio 1959, Andrea De Cesaris mostrò per tutta la carriera innate doti di velocista e un carattere estremamente combattivo che gli permisero di lottare strenuamente per buoni piazzamenti, spesso con vetture poco competitive e soprattutto poco affidabili. Divenne campione italiano ed europeo di kart e, dopo una serie di brillanti prestazioni nelle categorie minori, alla fine del 1980 ebbe l’occasione di debuttare in Formula 1 al Gran Premio del Canada a Montreal alla guida dell’Alfa Romeo in sostituzione di Brambilla, già a sua volta subentrato a Patrick Depailler, tragicamente scomparso durante un test ad Hockenheim: fu ottavo in prova, riscuetendo consensi tra gli addetti ai lavori, pur non terminando la corsa.

L’appoggio della Marlboro e le prime impressioni gli fruttarono nel 1981 una prestigiosa chiamata dalla McLaren, scuderia avviata ad un lungo periodo di successi grazie al nuovo progetto animato da Ron Dennis, ma la stagione di De Cesaris fu deludente: alla guida della vecchia M29 ottenne il primo punto a Imola, mentre a stagione inoltrata ebbe modo di disporre della nuovissima Mp4/1 già affidata alla prima guida Watson, ma l’irruenza e l’inesperienza non gli permisero di tenere il passo del quotato compagno di squadra e un numero eccessivo di incidenti gli fruttò una cattiva reputazione nel team, dove venne soprannominato “De Crasheris” e appiedato a fine stagione.

L’Alfa Romeo decise di puntare nuovamente su De Cesaris, che dal 1982 iniziò a mostrare maggiore maturità e una tecnica di guida più precisa che gli valse le prime soddisfazioni: a Long Beach iniziò a duellare con Lauda già dalle prove spuntandola nel finale per una straordinaria pole position, poi tenne la testa nella prima parte di gara prima di arrendersi per problemi ai freni; la sfortuna lo colpì anche a Montecarlo, dove rimase senza benzina a pochi chilometri da un’incredibile vittoria, fu comunque classificato terzo e salì per la prima volta sul podio, anche se l’emozione per la vittoria sfumata lo portò al pianto durante le interviste finali. La stagione seguente, 1983, partì con le nuove vetture progettate da Doucarouge, riguardo le quali De Cesaris espresse pareri molto positivi, confermati dal suo migliore campionato in carriera, con un ottavo posto in classifica generale nonostante la scarsa affidabilità del mezzo, con un’altra mancata vittoria per noie meccaniche in un tormentato Gran Premio del Belgio in cui fu protagonista di una prestazione magistrale; arrivarono comunque un quarto posto a Brands Hatch e due secondi posti, a Hockenheim e nel Gran Premio conclusivo a Kyalami, alle spalle della Brabham di Patrese.

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De Cesaris al volante dell’Alfa Romeo – da motorsportm8.com

Passato in Ligier nel 1984, affrontò una difficile fase della carriera: solo tre punti al primo anno e la chiusura anticipata del contratto la stagione successiva, causa divergenze con il patron, dovute principalmente alla guida del pilota, giudicata troppo irruenta e dannosa dalla scuderia, oltre ad un pesante diverbio avvenuto in seguito ad un terribile incidente avvenuto in Austria, in seguito al quale Ligier lo appiedò, salvo richiamarlo in un secondo momento ma incassando il rifiuto del romano che si sentiva ad un passo dalla Brabham, accordo che non si concretizzò lasciandolo senza un volante. Dopo una stagione in Minardi in cui riuscì a terminare un solo Gran Premio, ottavo in Messico, nel 1987 arrivò finalmente il passaggio in Brabham, ma il team stava affrontando ormai un inesorabile declino e anche in questo caso De Cesaris vide la bandiera scacchi in pochissime occasioni, togliendosi comunque la soddisfazione di salire ancora una volta sul podio, a Spa, pista tecnica e impegnativa a lui particolarmente congeniale, terzo alle spalle della coppia McLaren composta da Prost e Johansson.

A causa della mancanza di sponsor e di un motore per la stagione in arrivo, Bernie Ecclestone ritirò a sorpresa la Brabham dal campionato per il 1988 e De Cesaris si accordò in extremis con la debuttante Rial, piccolo team con il quale riuscì a mettere in mostra nuovamente talento ed esperienza, lottando a denti stretti nelle retrovie, cogliendo un insperato quarto posto a Detroit e sfiorando i punti nuovamente a Montreal, tradito dalla vettura al termine di una gara di grande sostanza. La Rial entrò presto in grande difficoltà economica e si mise in cerca di piloti paganti per proseguire la propria avventura, situazione che costrinse il romano a cercare una nuova sfida che trovò presso la Scuderia Italia: la prima stagione fu tutto sommato positiva e portò l’ultimo podio in carriera (a Montreal, sotto il diluvio, ancora una volta terzo dietro a Boutsen e Patrese, le due guide Williams) mentre nel 1990 la vettura non si dimostrò all’altezza e il campionato fu disastroso, senza nessun punto per lui e per il compagno di squadra Pirro.

Dopo una lunga fase di alti e bassi, finalmente arrivò una buona occasione fornita dalla Jordan, team debuttante e ambizioso che dopo i successi nelle categorie minori tentò il grande salto portando in griglia una vettura decisamente sopra le aspettative e De Cesaris non deluse, piazzandosi al nono posto nel campionato 1991 con quattro piazzamenti tra i primi sei e una serie di ottime gare, tra cui quella di Spa, una delle migliori in carriera, conclusa con un amaro ritiro mentre la gara volgeva al termine con il romano in seconda posizione alle spalle di Senna, dopo aver battagliato con Piquet e altri “primi della classe“. Nonostante l’ottimo rapporto con Eddie Jordan, causa problemi di sponsorizzazione De Cesaris fu costretto a migrare in Tyrrell, dove confermò il nono posto in classifica generale con otto punti (uno in meno della stagione precedente), mentre nel 1993 la situazione peggiorò notevolmente e non arrivarono risultati, con un decimo posto come migliore piazzamento.

Dopo aver preso la decisione di ritirarsi dalla Formula 1, il romano fu richiamato da Eddie Jordan per sostituire lo squalificato Irvine nel 1994 a Imola e Montecarlo, dove riuscì a cogliere un sorprendente quarto posto, per poi sostituire lo sfortunato Wendlinger in Sauber per nove gare, ottenendo un sesto posto a Magny Cours e chiudendo la carriera a fine anno con 214 gran premi disputati, 5 podi, un giro veloce e una pole position.

Ormai stanco e non più motivato, rifiutò alcune proposte di correre nella CART, categoria da lui ritenuta troppo pericolosa, decise quindi di dedicarsi alla finanza, pur rimanendo legato allo sport attivandosi nel windsurf, spostandosi tra Roma e la propria seconda dimora alle Hawaii, oltre a dilettarsi senza sfigurare nel motocross, arrivando anche ad una partecipazione al Motor Show insieme a piloti professionisti della categoria.

E’ scomparso il 5 ottobre del 2014 a causa di un incidente motociclistico nella sua città natale e al suo funerale hanno partecipato numerosi avversari incontrati nel corso della carriera in Formula 1, tra cui Niki Lauda, che ne ha ricordato con commozione le grandissime doti di pilota.