JOE DIMAGGIO, DA STAR DEL BASEBALL A RE DEL GOSSIP

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Joe DiMaggio – da:pinstripealley.com

Articolo di Giovanni Manenti

Al giorno d’oggi, in cui impera lo “Star System”, non fanno più notizia le unioni tra sportivi di successo e dive dello spettacolo – anzi, caso mai lo fa il contrario – la cui coppia più celebre (nonché tra le più ricche …) è senz’altro quella che vede come protagonisti l’ex calciatore inglese David Beckham e l’ex componente del Gruppo Pop delle “Spice Girls”, Victoria Adams, per la gioia dei media di tutto il pianeta …

Ben altro scenario quello dell’immediato secondo Dopoguerra – gli anni ’50 per intenderci – dove già un certo clamore suscitò il matrimonio celebrato nel 1958 tra il portiere del Milan Lorenzo Buffon ed Edy Campagnoli, prima valletta televisiva a fianco di Mike Bongiorno nel programma a quiz “Lascia o Raddoppia?”, in ogni caso briciole rispetto alla realtà odierna.

Sempre avanti rispetto al Vecchio Continente, dall’altra parte dell’Oceano, complice anche la vasta produzione cinematografica che esce da Hollywood, dette situazioni si verificano anzitempo e forse il massimo precursore dal punto di vista sportivo è un italoamericano, figlio di pescatori, che in America ha fatto fortuna e divenuto un idolo di qualsiasi appassionato dello sport maggiormente in voga negli Stati Uniti, vale a dire il Baseball.

La sua potrebbe essere una comune storia di emigranti italiani di fine XIX secolo, che vede le proprie origini allorché il padre di Rosalia Mercurio, già trasferitosi in California, scrive alla figlia, sposata con Giuseppe DiMaggio che svolge attività di pescatore presso Isola delle femmine – che, a dispetto del nome, è un Comune che all’epoca poteva contare non più di 5mila anime – segnalandole come, a suo avviso, il marito avrebbe potuto avere maggior fortuna se si fosse trasferito negli Stati Uniti …

Giuseppe, che nel frattempo ha messo incinta la moglie, non se lo fa dire due volte ed affronta il viaggio per trasferirsi dal suocero e coltivare la sua attività di pescatore – tramandatasi da generazioni nella famiglia DiMaggio – finché mette da parte denaro a sufficienza per consentire alla moglie ed alla figlia nel frattempo nata, di affrontare anch’esse la traversata oceanica.

Gli affari non devono essere andati poi tanto male per i DiMaggio, anche se forse esagera un tantino quanto a prole, visto che in poco tempo la famiglia aumenta sino ad essere composta da 8 figli, quattro maschi ed altrettante femmine, tra cui Giuseppe Paolo DiMaggio Jr., che vede la luce il 25 novembre 1914 a Martinez – città prospicente la Baia di San Francisco, dove il padre svolge la propria attività – quale penultimo della serie e che deve il suo secondo nome, Paolo, alla venerazione che il genitore ha per il relativo Santo.

Ovviamente, l’abbondanza di figli è legata anche ad un previsto ampliamento dell’attività, in quanto il Capofamiglia spera che tutti i maschi ne seguano la vocazione tramandata da generazioni, solo che al futuro Joe la cosa proprio non va a genio, avendo successivamente dichiarato che avrebbe fatto qualsiasi cosa per abbandonare il lavoro inizialmente riservatogli – essendo il più giovane della nidiata – si provvedere alla pulizia della barca, dato che l’odore del pesce morto lo nauseava.

Un comportamento inviso al padre, che non manca di tacciare il figlio di “Pigro” e “Buono a nulla”, ma siccome occorre comunque dare una mano alla formazione del reddito familiare, ecco che Joe, abbandonati prematuramente gli studi alla “Galileo High School”, si dedica a svolgere lavori saltuari, quali la vendita di giornali, al pari di operaio nei magazzini ed in una fabbrica di succo d’arancia.

Difficile immaginare quale sarebbe potuta essere il futuro dell’americanizzato Joe se il fratello maggiore Vince – diminutivo di Vincent Paul (secondo nome che il padre Giuseppe assegna ad ogni suo figlio maschio) – non lo avesse segnalato al tecnico della squadra per cui giocava, i “San Francisco Seals”, militante nella “Pacific Cost League” al fine di inserirlo in squadra come interbase.

E Joe, di due anni più giovane rispetto al fratello, dimostra di saperci fare, con la mazza in mano, visto che, dopo aver debuttato ad inizio ottobre ’32 a pochi mesi dal compimento dei 18 anni, dal 27 maggio al 25 luglio 1933 realizza una striscia di 61 gare con almeno una battuta valida, un record per la “Pacific Cost League” ed il secondo più lungo dell’intera Storia della “Minor League Baseball”.

Aggregato alla prima squadra, DiMaggio percepisce un ingaggio da 250 dollari al mese, non male per l’epoca, ma soprattutto l’esordio con i Seals lo fa definitivamente innamorare di tale Sport, arrivando lui stesso a dichiarare come “mettere a segno una battuta vincente è divenuto per me più importante che non bere, mangiare o dormire … !!”.

Ed anche se all’epoca non vi sono certo le moderne possibilità di comunicazione radiotelevisive, delle prestazioni del non ancora 20enne italoamericano giunge l’eco anche sulla costa orientale, segnatamente a Bill Essick, scout dei “New York Yankees” da due stagioni incapaci di aggiudicarsi il titolo della “American League”, il quale punta sul talento di Joe DiMaggio per irrobustirne la rosa.

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Un 20enne DiMaggio (a destra) coi San Francisco Seals – da:milb.com

Quella che sta per essere la svolta, non solo della carriera, ma anche dell’intera vita di Joe rischia di svanire prima ancora di iniziare, allorché nel 1934 si rompe i legamenti del ginocchio sinistro nel modo più stupido possibile, vale a dire scendendo da un autobus mentre si reca a cena da una delle sorelle.

Ma l’incidente non fa demordere Essick, convinto della bontà della sua “scommessa vincente” (come poi si rivela …), il quale insiste presso la Dirigenza degli Yankees circa il fatto che l’infortunio non avrebbe inciso sulle future prestazioni del ragazzo, a tal punto che, dopo aver superato un test fisico, finalmente il novembre successivo, coincidente con il compimento dei 20 anni, la prestigiosa Società newyorkese ne rileva il contratto sborsando ai “San Francisco Seals” ben 50mila dollari e facendo sottoscrivere al giocatore un contratto da 25mila dollari annui.

Stante la giovane età, DiMaggio viene lasciato per un’ulteriore stagione a giocare in California, durante la quale batte con il 39,8% di media, realizza 34 fuoricampo e 154 battute con un compagno a casa base (“Runs battled in” (RBIs) nel lessico americano del baseball …), contribuendo al successo dei Seals nella “Pacific Cost League”, oltre ad essere nominato MVP del Torneo.

Un biglietto da visita niente male per il non ancora 22enne Joe allorché fa il suo esordio tra i Pro che avviene il 3 maggio 1936 allo “Yankee Stadium” di New York davanti a 25mila spettatori – in larga parte costituiti da italoamericani che lo accolgono sventolando bandierine tricolori – nella sfida che oppone i padroni di casa ai “St.Louis Browns”, facilmente vinta per 14-5, con DiMaggio ad andare in battuta precedendo la “leggenda” Lou Gehrig.

Era la 18esima delle 155 gare in calendario della “American League” e per il resto della stagione DiMaggio non salta alcun incontro, stabilendo, al contrario, il record per un “Rookie” (“matricola”) tra i “New York Yankees” con ben 29 fuoricampo, destinato a durare oltre 80 anni prima che a superarlo sia Aaron Judge nel 2017.

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L’inconfondibile stile di DiMaggio – da:gettyimages.fr

L’inserimento di DiMaggio tra gli Yankees fornisce subito il benefico effetto per un Club che da tre anni non riusciva a qualificarsi per le “World Series” – ovvero la Finale tra la vincitrice della “American League” e della “National League” – e che, viceversa, con lui in formazione se ne aggiudica quattro di fila tra il 1936 ed il 1939, alle quali contribuisce con 151 punti e 46 fuoricampo nel ’37, stagione in cui si classifica secondo come MVP della “Regular Season”, riconoscimento che, viceversa, ottiene nel 1939, anno durante il quale gli Yankees si aggiudicano 106 gare su 151 con il 70,2% di vittorie, venendo altresì soprannominato “Yankee Clipper” dallo speaker dello “Yankees Stadium”, Arch McDonald, in omaggio alla velocità delle sue battute, paragonata a quella del “Clipper”, un aereo delle linee “Pan American”.

Dopo una stagione sotto tono nel 1940, caratterizzata dall’abbandono da parte di Lou Gehrig per la grave malattia che porterà il suo nome (la famigerata SLA …) e conclusa al terzo posto nella “American League”, gli Yankees tornano a brillare nel 1941, allorché sfondano nuovamente “quota 100” quanto a vittorie nella stagione regolare, ma soprattutto vedono Joe stabilire un record strabiliante costituito da una striscia di ben 56 incontri consecutivi in cui, da battitore, riesce a conquistare almeno la prima base senza essere eliminato dal lanciatore, una “hitting streak” (secondo la terminologia americana …) che ha inizio il 15 maggio 1941 e si conclude il 16 luglio 1941, un record che, a distanza di quasi 80 anni, ancora resiste, con il solo Pete Rose dei “Cincinnati Reds” ad esservisi avvicinato fermandosi a quota 48 incontri nel 1978 …

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DiMaggio in battuta durante la stagione record del 1941 – da:usatoday.com

Tale primato dà a DiMaggio una notorietà impressionante negli Usa – tanto che addirittura un Professore della prestigiosa Università di Harvard, tale Stephen Jay Gould, arriva a definirlo come “l’evento più significativo che si sia mai verificato nella storia dello Sport americano …” – ed, ovviamente, gli conferisce un secondo titolo di MVP della stagione, al quale gli Yankees abbinano la vittoria nelle World Series avendo la meglio 4-1 sui Brooklyn Dodgers.

Vincere la “American League” è praticamente sinonimo di affermazione nelle World Series, per i New York Yankees, visto che, con DiMaggio in squadra, ciò avviene in 9 delle 10 occasioni per le quali si qualificano, unica eccezione la Finale del 1942, che li vede soccombere 1-4 contro i St. Louis Cardinals …

Yankees che tornano al successo l’anno seguente, prendendosi la rivincita, con l’identico punteggio di 4-1, dei Cardinals, pur in assenza del loro asso che, per un triennio, svolge il servizio militare nell’Aviazione Usa durante la Seconda Guerra Mondiale, ma senza essere impegnato in combattimenti, bensì svolgendo prevalentemente ruoli di istruttore di educazione fisica e disputando gare di esibizione grazie alla sua fama di fuoriclasse del baseball, nonostante sia lui stesso a richiedere di essere impegnato in azioni di guerra.

Il rientro alle gare di DiMaggio nel 1946, dopo che, senza di lui, gli Yankees avevano concluso la precedente stagione con un mortificante quarto posto nella “American League”, non dà inizialmente i frutti speranti, dovendo lo stesso ritrovare la forma migliore dopo tre anni di vita militare, cosa che puntualmente avviene l’anno seguente in cui conquista il suo sesto titolo personale – nonché riceve il terzo MVP della “Regular Season” – avendo la meglio nelle World Series dei Brooklyn Dodgers al termine di 7 tiratissime partite, dopo aver sprecato la possibilità di chiudere sul 4-2 con la sconfitta interna per 6-8 subita allo “Yankee Stadium” il 5 ottobre ’47 per poi far felici, l’indomani, gli oltre 70mila newyorkesi imponendosi per 5-2 in gara-7 …

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Una base conquistata da DiMaggio – da:projects.newsday.com

Oramai avviatosi al compimento dei 34 anni, DiMaggio segna un altro record, ma stavolta fuori dal diamante, vale a dire essere il primo a sottoscrivere, il 7 marzo 1949, un contratto da 100mila dollari (in realtà formato da 70mila più bonus, peraltro ottenuti …), poi modificato in 100mila dollari senza clausole aggiuntive per le stagioni 1950 e ’51, divenendo il primo giocatore di baseball a raggiungere una tale cifra.

Alla firma dei contratti, rispondendo alla stampa, Joe non si dimentica le sue origini allorché ricorda: “vengo esaltato perché sono capace di colpire con un certo effetto una palla da baseball, mentre mio padre ha ammucchiato casse di pesce sulle banchine a 10 centesimi l’ora per sostenere la famiglia, quelle sono persone da elogiare …!!

Pur se oramai 34enne, DiMaggio onora al meglio i contratti firmati, contribuendo ad altri tre successi nelle World Series 1949, ’50 e ’51, dove a soccombere sono, rispettivamente, nuovamente i “Brooklyn Dodgers” (4-1), i “Philadelphia Phillies” (4-0) e gli acerrimi rivali dei “New York Giants”, sconfitti 4-2 con il successo per 4-3 in gara-6 del 10 ottobre 1951 a rappresentare l’ultima gara della carriera di Joe DiMaggio, che annuncia ufficialmente il suo ritiro il successivo 11 dicembre …

Le motivazioni sono le più semplici e logiche in questi casi, e DiMaggio non si nasconde allorché dichiara: “Sono giunto al punto in cui mi rendo conto di non essere più utile alla squadra, al tecnico ed ai miei compagni, ho avuto una stagione deludente, ma anche se ciò non fosse stato mi sarei ritirato ugualmente in quanto sono pieno di dolori e giocare è diventato una sofferenza, e quando il baseball non è più divertimento cessa di essere un gioco …”.

Si conclude così l’attività di uno dei più grandi giocatori di baseball di ogni epoca, che in 13 anni di carriera nella Major League ha sempre partecipato allo “All Star Game”, si è aggiudicato 10 titoli della “American League” e persa una sola Finale delle World Series, nonché nominato per tre volte MVP della “Regular Season”, avendo disputato 1.736 match con 2.214 punti realizzati e 361 fuoricampo, statistiche che da sole ne testimoniano la grandezza.

Ma, di grandi fuoriclasse la Storia dello Sport mondiale è piena, solo che DiMaggio fa parlare di sé anche ad attività conclusa, riempiendo invece che le pagine dei giornali sportive, le cronache rosa a cominciare dal suo primo matrimonio con l’attrice Dorothy Arnold, conosciuta sul set del film “Manhattan Merry-go-round” in cui l’allora 22enne Joe ha una piccola parte interpretando se stesso.

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Il matrimonio di DiMaggio con Dorothy Arnold – da:zenithcity.com

I due si sposano nella Chiesa di San Pietro e Paolo a San Francisco il 19 novembre 1939 con oltre 20mila persone assiepate al di fuori, unione dalla quale nel 1941 nasce il figlio Joseph Paul III ma che ha vita breve in quanto i due divorziano nel 1944, mentre Joe è sotto le armi.

Inutile dire che a DiMaggio vengano attribuiti i flirt e le relazioni più disparati – veri o presunti che siano – sino a che una vera storia sentimentale lo vede coinvolto con la celebre attrice hollywoodiana Marilyn Monroe, con cui il “colpo di fulmine” nasce allorché si frequentano già a far tempo dal 1952 dopo che la bella star si era sempre dichiarata contraria a fare la conoscenza dell’ex giocatore, secondo uno stereotipo che lo indicava come il classico atleta dal carattere arrogante …

Anche Marilyn ha alle spalle un matrimonio naufragato, con un certo Jim Dougherty e risalente a quando aveva appena 16 anni ed era una starlet in cerca di notorietà, e da allora, pur vivendo amori brevi e tumultuosi, non si era più sposata, fino a che le nozze con l’ex star del baseball si celebrano il 14 gennaio 1954 al “San Francisco City Hall” per quello che è indubbiamente l’evento mediatico dell’anno.

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Il matrimonio tra DiMaggio e Marilyn Monroe – da:sfgate.com

Per la stampa specializzata sembra un’unione perfetta, in quanto i tratti calmi, gentili, da bravo ragazzo di Joe – al di là dei quasi 40 anni di età – sono considerati la soluzione al carattere instabile di Marilyn, ma questa, di 12 anni più giovane, ha una carriera cinematografica da seguire ed i due tenori di vita così diversi finiscono per rivelarsi inconciliabili, anche a causa di una malcelata gelosia da parte del marito, così che il 31 ottobre 1955 viene pronunciata la sentenza di divorzio.

Ma DiMaggio non smette mai di pensare a Marilyn, e dopo che il suo terzo matrimonio – ancora più turbolento, nonostante di maggior durata – con il drammaturgo Arthur Miller si conclude con l’ennesimo divorzio, torna a frequentarla, non essendosi più sposato nonostante le numerose storie d’amore che gli vengono attribuite negli anni.

E quando Marilyn nel febbraio ’61 si reca in una Clinica psichiatrica di Manhattan per sottoporsi a delle cure, è DiMaggio a prendersi cura di lei, per poi tornare a frequentarsi – da “buoni amici” sostengono, anche se il gossip circa un eventuale nuovo matrimonio inizia a serpeggiare – pur senza ufficializzare alcun tipo di relazione.

Ma è la vita dell’attrice ad aver oramai imboccato una china senza ritorno, conclusa con il suicidio – così almeno viene registrato, pur persistendo forti dubbi al riguardo stante le sue frequentazioni con i fratelli John e Robert Kennedy – avvenuto il 5 agosto 1962 nella sua casa di Brentwood, a Los Angeles, una tragica fine della quale DiMaggio non riesce a darsi pace, forse sentendosi in colpa per non esserle stato vicino e protetta dalla sua indubbia fragilità.

DiMaggio è l’ultimo a chinarsi sulla bara e baciarle il viso al funerale, e nei successivi 20 anni per tre volte alla settimana un mazzo di sei rose rosse viene depositato sulla tomba della sfortunata attrice, ovviamente mandate da Joe, il quale le resterà fedele nel senso che non si risposerà mai più.

E così, mentre nel ristretto panorama del Mondo del Baseball Usa DiMaggio resta per sempre un’icona per gli appassionati come uno dei più grandi giocatori di ogni epoca, con la tragica fine di Marilyn si chiude un capitolo che lo aveva visto divenire famoso anche nel Vecchio Continente, riportando alla luce anche la sua condizione di figlio di emigranti e che aveva visto realizzarsi il “Sogno americano” che tanti avevano cullato nell’affrontare il viaggio attraverso l’Oceano.

Ovviamente, DiMaggio resta un personaggio negli Stati Uniti – venendo ovviamente inserito nella “National Baseball Hall of Fame” già dal 1955 – al punto da essere menzionato nel famoso brano “Mrs Robinson” scritto da Paul Simon e che costituisce la colonna sonora dell’ancor più celebre film “Il Laureato” che consacra al grande pubblico Dustin Hoffmann, per poi rientrare brevemente nel Mondo del Baseball quale istruttore dei battitori degli Oakland Athletics dal 1968 al ’70.

DiMaggio viene insignito il 10 gennaio 1977, per i suoi meriti sportivi, della “Medaglia Presidenziale della Libertà”, la più alta onorificenza degli Stati Uniti, mentre il 27 ottobre 1986 gli viene conferita la “Ellis Island Medal of Honour”, al fine di rendergli omaggio quale figlio di immigrati che hanno contribuito al benessere degli Stati Uniti.

Da sempre accanito fumatore, Joe DiMaggio viene ricoverato ad inizio ottobre 1998 per essere sottoposto ad un’operazione per un tumore al polmone purtroppo in fase oramai avanzata, spengendosi nella sua casa in Floria alle ore 12:12 dell’8 marzo 1999, all’età di 84 anni, con la triste coincidenza che lo stesso anno, ad agosto, muore anche il suo unico figlio, di soli 57 anni.

E, per una persona che ha probabilmente veramente amato una sola donna, la “sua” Marilyn, fa quasi pensare il fatto che se ne sia andato proprio l’8 marzo, ovvero il giorno della “Festa della Donna”, quale a volerle regalare un ultimo, dolce pensiero …