LA PRIMA VOLTA SUL PODIO EUROPEO DELL’ITALVOLLEY ROSA

lenostreativita
Alzata di Benelli per Bernardi – da volleyacademy.it

articolo di Giovanni Manenti

Così come il periodo d’oro della Nazionale italiana di pallavolo maschile – iniziato con la vittoria agli europei di Stoccolma ’89 e durato per oltre un decennio – aveva avuto come prologo l’inaspettato argento mondiale conquistato a Roma ’78, allo stesso modo l’affermarsi del sestetto azzurro al femminile ai vertici internazionali a partire dalla fine del secolo scorso ha visto mettere il seme con il bronzo conquistato alla rassegna continentale di Stoccarda ’89.

Fino a tale data, difatti, mai una squadra italiana, a livello femminile, era salita sul podio di una importante manifestazione internazionale, in quanto mai qualificata per una Olimpiade – dove il volley è ammesso a far tempo dai Giochi di Tokyo ’64 – una assenza che, peraltro, si protrae sino all’edizione di Sydney 2000, così come poco più che un atto di presenza si rivelano le prime partecipazioni ai campionati mondiali, pur con un qual certo miglioramento dall’umiliante 20esimo posto del ’78, per salire alla 15esima piazza in Perù nel 1982 e sino al nono posto in Cecoslovacchia nel 1986.

Non molto diversa la musica in campo europeo dove, a dispetto delle maggiori qualificazioni alla fase finale, i migliori piazzamenti si verificano proprio nel corso degli anni ’80, decennio in cui le azzurre non scendono mai sotto l’ottavo posto (conseguito nel 1981), per poi classificarsi settime nel 1983, quinte nel 1985 e seste nel 1987, nell’edizione disputatasi i Belgio e vinta dalla Germania Est superando, in una combattutissima finale, le campionesse uscenti dell’Unione Sovietica per 3-2 (8-15, 15-9, 18-20, 15-9, 15-11).

L’anno dopo, in occasione delle Olimpiadi di Seul ’88, le sovietiche si prendono una bella rivincita, schiantando le tedesche orientali per 3-0 nel girone eliminatorio, escludendole dalle semifinali, per poi aggiudicarsi anche la medaglia d’oro in una altrettanto splendida finale contro le peruviane, sconfitte 17-15 al quinto parziale, dopo aver rimontato uno svantaggio di due set a zero.

Capirete, pertanto, come in terra tedesca (ancorché occidentale …) le favorite d’obbligo non potessero essere che le campionesse d’Europa (Germania Est) ed olimpiche (Urss) in carica e, per le azzurre, l’obiettivo massimo era costituito dal miglioramento del loro miglior piazzamento – il quinto posto di Sittard ’85 – con la speranza di poter, finalmente, salire sul podio.

Per cercare di centrare un simile risultato, da parte della Federazione non può esserci che una sola soluzione, e cioè – al pari, peraltro, di quanto fatto nel settore maschile con Julio Velasco – affidare la conduzione della Nazionale al tecnico che sta spopolando a livello italiano e non solo con la sua Teodora Ravenna, e che risponde al nome di Sergio Guerra.

L’allenatore romagnolo, difatti, oltre ad aver conquistato nel 1989 il suo nono titolo nazionale consecutivo – cui ne seguiranno altri due, nel ’90 e ’91, per un totale di 11 scudetti uno di fila all’altro – è già stato in grado di far acquisire alle sue ragazze adeguata esperienza internazionale, contrastando lo strapotere in campo europeo della formazione russa dell’Uralocka, contro cui ha disputato le ultime tre finali di Coppa dei Campioni, restando sconfitta nel 1987 (1-3) e nell’anno degli europei (ancora 1-3), ma capovolgendo il risultato a proprio favore nel 1988, quando stavolta il punteggio conclusivo di 3-1 (parziali di 7-15, 15-10, 15-9, 15-1) arride alle ragazze ravennate.

Ed ecco che la sfida si trasferisce dal livello di club a quello di Nazionali, visto che la rosa della Formazione sovietica – nella quale campeggia la fortissima palleggiatrice Irina Kirillova, considerata una delle più forti di sempre nel suo ruolo e che, a metà degli anni ’90, darà sfoggio della sua classe anche nel campionato italiano, giocando a Modena, Bergamo, Reggio Calabria, Perugia, Chieri e Novara – è composta da ben sette giocatrici della citata Uralocka, e, dall’altra sponda, Guerra risponde inserendo cinque ragazze della sua Ravenna nel sestetto base azzurro, con Manuela Benelli a dettare i tempi di gioco in veste di alzatrice e la più esperta Liliana “Lily” Bernardi nel ruolo di schiacciatrice, che vede anche la presenza della ventenne Sabrina Bertini.

0000036080
Liliana Bernardi, a sin., e Manuela Benelli – da ravennanotizie.it

Ed è così che il 2 settembre ’89, data di inizio della rassegna continentale, 12 squadre sono pronte a darsi battaglia, suddivise in due Gironi di sei formazioni ciascuno, che qualificano le prime due di ogni raggruppamento alle semifinali incrociate, ragion per cui ogni speranza di medaglia deriva dall’ottenere un tale piazzamento.

Mentre il Gruppo A si snoda in termini ben definiti, con l’Urss a dominare con cinque vittorie (e tutte per 3-0 …!!) sulle altrettante gare disputate, seguita dalla Romania a quota quattro, Germania Ovest a tre e così via, molto più incerto è lo svolgimento del girone in cui è inserita l’Italia, visto l’equilibrio regnante alle spalle delle tedesche orientali, con le azzurre a lottare per l’accesso alla semifinale unitamente a Cecoslovacchia e Bulgaria.

Le ragazze di Guerra partono bene, con un convincente successo per 3-0 sulle cecoslovacche (parziali 15-9, 15-11, 15-13) che risulterà determinante per la classifica finale, cui fanno seguito altre due vittorie contro Francia (3-1) e Polonia (3-0), così da vederle in testa al girone al giorno di riposo del 5 settembre, con 6 punti a pari merito con l’Unione Sovietica, mentre la Cecoslovacchia si è rimessa in pista superando per 3-1 la Bulgaria, la quale ha già “scontato” la sconfitta contro le tedesche est.

Alla ripresa del torneo, tocca alle azzurre pagare lo scotto della sfida contro le tedesche d’oltre cortina, subendo un 3-0 che non rispecchia però l’andamento dell’incontro, visto che l’Italia cede di schianto solo nell’ultimo parziale (4-15) dopo aver tenuto testa alle campionesse europee uscenti nei primi due set, persi per 11-15 e 13-15, ed in ogni caso, le previste vittorie di Bulgaria e Cecoslovacchia rispettivamente a danno di Polonia e Francia, mandano ogni decisione all’ultima e decisiva giornata dove, con una graduatoria che recita Germania Est 8, Italia e Cecoslovacchia 6, Bulgaria 4, sono in programma i confronti diretti tra tedesche e ceche e tra azzurre e bulgare.

Le prime a scendere sul parquet sono proprio Italia e Bulgaria, con ciò dando un indubbio vantaggio alle altre avversarie, e l’incontro è quanto mai avvincente, con le ragazze di Guerra a lottare punto su punto, ma costrette a cedere i primi due parziali (12-15 e 14-16), per poi conquistare per 15-12 un terzo set che si rivelerà fondamentale nel computo finale, pur cedendo poi per 15-8 nel quarto parziale che consegna la vittoria alle bulgare.

Con Italia e Bulgaria ad aver concluso il girone a quota 6 punti, resta evidente che una vittoria delle Cecoslovacchia sulla Germania Est qualificherebbe entrambe alla semifinale, ma le tedesche vogliono chiudere in testa il girone per affrontare le molto meno ostiche rumene in semifinale, lasciando ad altri il compito di sfidare la corazzata sovietica, ed i primi due parziali, chiusi sul punteggio di 15-6 e 15-4 per le tedesche, sembrano non lasciare repliche alle loro avversarie.

Le quali, viceversa, si riprendono nei due set successivi – vinti per 15-10 e 15-8 – lasciando all’ultimo e decisivo parziale il compito di decidere le sorti sia dell’incontro che della classifica del girone, che le ragazze della ex Ddr si aggiudicano per 15-12 garantendosi così il primo posto nel raggruppamento, mentre per capire chi dovrà affrontare le sovietiche in semifinale si deve ricorrere alla differenza set che, a parità di punti (6 a testa), premia l’Italia (10 set vinti contro 7 persi), rispetto a Cecoslovacchia (11-9) e Bulgaria (10-9), da cui si capisce la capitale importanza di quel parziale strappato alle bulgare.

Un altro giorno di riposo e quindi si dà il via alle semifinali con le sfide incrociate tra Urss-Italia e Germania Est-Romania che lasciano poco spazio alle sorprese, dato che entrambe si concludono con due netti 3-0 a beneficio delle favorite – 15-10, 15-7, 15-8 per le sovietiche contro le azzurre, mentre le tedesche devono impegnarsi solo nel primo parziale, vinto 17-15, per poi aver facilmente ragione 15-6 e 15-4 delle rumene – con conseguente ripetizione, per la quarta edizione consecutiva, della oramai abituale Finale tra Urss e Germania Est.

Ma, mentre le due super potenze a livello europeo (in ambito mondiale devono fare i conti con altre realtà quali Cina, Perù e Giappone, non essendosi ancora “svegliate” le americane …) affilano le armi in vista dello scontro decisivo, in casa azzurra si vivono momenti di trepidante ansia poiché si è ben consapevoli che si ha a disposizione una carta importante da giocare per sfatare il tabù del podio sinora mancante in una grande competizione internazionale, oltretutto contro una formazione come quella rumena indubbiamente inferiore a Bulgaria e Cecoslovacchia affrontate nel girone eliminatorio.

chisiamo
Alzata di Manuela Benelli – da volleyacademy.it

Il Commissario Tecnico Guerra chiama a raccolta le “sue” ragazze di Ravenna, le sprona e motiva con il fatto che campionesse a livello di club come loro non possono lasciarsi sfuggire una simile occasione, necessaria anche a dare ulteriore entusiasmo a tutto il movimento pallavolistico femminile nel nostro paese, e la risposta che ottiene sul parquet di Stoccarda è di quelle che ogni allenatore desidererebbe ricevere dalle proprie atlete che, concentrate come non mai, disputano una gara perfetta che non lascia scampo alle annichilite rumene, come testimoniano in termini inequivocabili i relativi parziali a favore delle azzurre, le quali si aggiudicano l’incontro con un 3-0 che recita 15-5, 15-6, 15-3, per poi potersi andare a sedere in tribuna a godersi l’atto conclusivo, che termine con la sudata affermazione dell’Unione Sovietica che deve rimontare l’8-15 subito nel primo set, per far suoi i tre successivi coi punteggi di 16-14, 15-13, 15-13 a dimostrazione dell’equilibrio esistente tra i due sestetti.

Dal bronzo di Stoccarda dovranno passare 10 anni esatti affinché le azzurre tornino sul podio continentale, con analogo piazzamento agli Europei di Torino ’99 avendo perso un’occasione più unica che rara in semifinale (sconfitte 15-13 al tie-break del quinto parziale dopo essere state in vantaggio due set ad uno), ma è indubbio che il seme della nascita del volley femminile in Italia è stato posto dalle ragazze di Guerra che, tra l’altro, hanno anche l’occasione per far loro una seconda Coppa dei Campioni nel ’92 con le “Final Four” disputate proprio a Ravenna, al termine di una combattutissima finale contro le croate del Mladost Zagabria, superate 15-10 al quinto set.