AI GIOCHI DI HELSINKI 1952 CYRUS YOUNG CONQUISTA L’UNICO ORO OLIMPICO USA NEL LANCIO DEL GIAVELLOTTO

Cyrus Young in azione ai Giochi di Helsinki 1952 – da verkkokauppa.urheilumuseo.fi

articolo di Giovanni Manenti

Storicamente dominatori in atletica leggera sulle corse piani e ad ostacoli – con peraltro netta prevalenza delle gare di velocità rispetto al mezzofondo veloce e prolungato –, gli Stati Uniti hanno, viceversa, un diverso approccio per quel che riguarda i concorsi, risultando egualmente protagonisti nel settore dei salti – alto, asta, lungo e triplo – rispetto a ciò che avviene per i lanci, eccezion fatta per il getto del peso (che li ha visti conquistare in ben 18 occasioni il gradino più alto del podio) e, in misura minore, per il lancio del disco, laddove si consideri che, delle 13 affermazioni Usa, l’ultima risale a 45 anni fa, vale a dire l’oro di Mac Wilkins ai Giochi di Montreal 1976.

Assolutamente disastrosa la situazione del lancio del martello – se si escludono le prime 6 edizioni nell’era pionieristica dei Giochi, da Atene 1896 a Parigi 1924, con 6 successi americani e John Flanagan a fare da protagonista imponendosi nelle prime tre occasioni –, con l’ultima affermazione di Hal Connolly a Melbourne 1956, mentre per ciò che riguarda l’ultima specialità, vale a dire il lancio del giavellotto – per il quale agli albori del XX secolo si registra un’indiscussa superiorità scandinava, con svedesi e finlandesi a dividersi i gradini del podio –, nessun rappresentante dello Zio Sam avrebbe mai avuto l’occasione di mettersi al collo la medaglia d’oro se non vi avesse pensato il protagonista della nostra storia odierna.

Con un’ultima, doverosa premessa a sottolineare che anche per quel che riguarda i Mondiali – di cui si sono ad oggi disputate 17 edizioni, a partire da quella inaugurale di Helsinki 1983 – l’unica medaglia raccolta dai giavellottisti Usa è rappresentata dal bronzo di Breaux Greer ad Osaka 2007 (per la precisione, nel lancio del martello non si ha notizia di americani presenti sul podio), in sede olimpica il solo Eugene Oberst riesce a conquistare il bronzo ai Giochi di Parigi 1924, preceduto dal finlandese Jonni Myyra (che bissa l’oro di quattro anni prima ad Anversa 1920) e dallo svedese Gunnar Lindstrom, prima dell’interruzione dell’attività a causa dei tragici eventi del secondo conflitto mondiale.

Con il ritorno alle gare simboleggiato dalle Olimpiadi di Londra 1948, la striscia di vittorie scandinave – che si era interrotta ai Giochi di Berlino 1936 per merito dell’atleta di casa Gerhard Stock, capace di avere la meglio sulla coppia finlandese formata da Yrjo Nikkanen e Kalervo Toivonen – riprende grazie all’affermazione di Tapio Rautavaara, che si impone con la misura di 69,77 metri (peraltro ben lontana sia dal primato mondiale di 78,70 metri stabilito nel 1928 da Nikkanen, che dal record olimpico di 72,71 metri di Matti Jarvinen, risalente ai Giochi di Los Angeles 1932), precedendo l’americano Steve Seymour, secondo con 67,56 metri nonostante si fosse aggiudicato i Campionati AAU 1947 e 1948 con i rispettivi lanci di 75,84 metri e 70,23 metri.

Il piazzamento di Seymour, primo giavellottista Usa a conquistare un argento olimpico nella specialità, è il segno di un risveglio oltreoceano che vede, oltre a Seymour (che fa suo un terzo titolo AAU nel 1950 con 69,77 metri), quali principali protagonisti Franklin “Bud” Held, campione AAU nel 1949 e 1951, e Bill Miller, che fa suo il titolo nazionale nel 1951 con 71,95 metri, mentre il vertice mondiale è sempre fermo al primato di Nikkanen, 24enne all’epoca e fortemente penalizzato dalla mancata disputa delle edizioni 1940 e 1944 dei Giochi.

La storia dello sport, e dell’atletica leggera in particolare, è peraltro piena di atleti che sanno tirare fuori l’acuto al momento giusto, ed uno di questi è Cyrus “Cy” Young, che nasce il 23 luglio 1928 a Modesto, in California – di un anno più giovane di Held e di due più anziano di Miller –, il quale, dopo aver sofferto d’asma in gioventù, inizia a praticare la specialità del giavellotto nei suoi due primi anni al “Modesto Junior College”, per poi dedicarvisi con ben più convinzione a seguito del trasferimento alla qualificata UCLA (University of California, Los Angeles), classificandosi settimo ai Campionati NCAA nel 1949 con 60,96 metri per poi essere preceduto dal solo Held (al suo terzo titolo consecutivo) l’anno seguente, migliorandosi sino a 64,31 metri.

Ai Campionati assoluti AAU, viceversa, Young non va oltre buoni piazzamenti – quarto nel 1949 con 66,79 metri e quinto sia nel 1950 che nel 1951 con 63,67 metri e 67,73 metri rispettivamente –, pur se proprio nel suo ultimo anno al college inizia a scalare le gerarchie grazie ad un miglior lancio di 73,73 metri eseguito il 19 maggio 1951 nella sua città natale di Modesto, che consente al 23enne californiano di entrare nella “top ten” del ranking mondiale di fine anno, stilato dalla prestigiosa rivista Usa “Track & Field News”, posizionandosi all’ottavo posto in una classifica comandata da Held.

Young ha così le “carte in regola” per poter aspirare ad un posto nella selezione Usa per le Olimpiadi di Helsinki 1952 in occasione dei Trials che si svolgono ad inizio luglio al “Memorial Coliseum” di Los Angeles dopo che, dieci giorni prima, si era piazzato secondo con 70,98 metri ai Campionati AAU alle spalle di Miller, classifica che si ripete ai Trials, con quest’ultimo ad imporsi (71,84 metri a 71,37 metri) davanti a Young, mentre Held, non nella sua migliore stagione, riesce comunque a strappare il biglietto per l’Europa grazie ad un miglior lancio di 68,34 metri.

Con l’esito dei Campionati Europei di Bruxelles 1950 a confermare il dominio scandinavo nel Vecchio Continente – con il titolo appannaggio del finlandese Toivo Hyytiainen con 71,26 metri a precedere la coppia svedese formata da Per-Arne Berglunf e Ragnar Ericzon –, è opinione diffusa che sulla pedana dello “Stadio Olimpico” della capitale finlandese si debba andare abbondantemente oltre la fettuccia dei 70 metri per poter aspirare alla medaglia d’oro, con il campione europeo a poter trarre vantaggio dal sostegno del pubblico amico.

Previsione supportata dall’esito delle qualificazioni svoltesi al mattino del 23 luglio 1952, con la finale in programma al pomeriggio, che vedono 14 lanciatori superare la misura di 64 metri fissata per l’accesso all’atto conclusivo, con Hyytiainen a scagliare l’attrezzo a 71,29 metri appena un centimetro in più di Berglund, mentre della pattuglia americana il migliore risulta Held con 68,62 metri (quarto preceduto anche dal sovietico Viktor Tsybulenko con 69,42 metri), mentre Young e Miller si qualificano con 67,26 metri e 64,81 metri rispettivamente.

Sono le 16:00 allorché i 14 finalisti si apprestano a disputare una finale destinata a restare “storica” negli annali della federazione Usa per quel che riguarda il lancio del giavellotto, con il pomeriggio che si apre sotto i migliori auspici per merito di Miller, che risponde con 72,46 metri al 71,89 metri di Hyytiainen, con anche Tsybulenko (71,72 metri) e l’altro sovietico Vladimir Kuznetsov (70,37 metri) ad andare oltre la soglia dei 70 metri.

Inizio viceversa in sordina sia per Held con 68,42 metri che per Young, il quale però, dopo il primo lancio di 68,45 metri, trova la spallata giusta alla seconda prova, facendo atterrare l’attrezzo a 73,78 metri così da migliorare di oltre un metro il record olimpico di Jarvinen, per poi confermarsi al terzo turno con un altro eccellente lancio misurato a 72,80 metri.

Con soli 6 lanciatori (rispetto agli 8 odierni) ad acquisire il diritto ad ulteriori tre tentativi – di cui non fa parte Held che, forzando, realizza due nulli dopo la misura di apertura –, nessuno di loro riesce a migliorare la propria prestazione – compreso lo jugoslavo Branko Dangubic, inseritosi in quinta posizione con 70,55 metri ottenuti alla terza prova –, con Young ad eseguire un terzo lancio oltre i 70 metri al penultimo turno con 71,73 metri per poi guardare con legittima apprensione gli ultimi due tentativi di Hyytiainen e del connazionale Miller che si fermano a 71,16 metri e 70,45 metri rispettivamente, così da ottenere la medaglia d’oro quale splendido regalo per il suo 24esimo compleanno, mentre gli Stati Uniti festeggiano una straordinaria doppietta che, sino ai giorni nostri, partorirà solo il bronzo di Bill Schmidt ai Giochi di Monaco 1972.

I tre medagliati dei Giochi di Helsinki 1952 – da verkkokauppa.urheilumuseo.fi

Spodestato Held al vertice del ranking mondiale di fine anno, quest’ultimo se lo riprende la stagione seguente, che lo vede prevalere (73,94 metri a 73,61 metri) su Young ai Campionati AAU di fine giugno 1953, per poi – dopo che il 25enne californiano si era appropriato del primato Usa con un lancio di 78,13 metri effettuato il 25 luglio a Pasadena – cancellare Jarvinen dall’albo dei record, divenendo il primo giavellottista al mondo a scagliare l’attrezzo oltre la linea degli 80 metri, con un lancio misurato in 80,41 metri in data 8 agosto 1953 sulla medesima pedana.

Amaro destino, quello di Held, che disputa le sue migliori stagioni negli anni non olimpici, confermando i titoli AAU anche nel 1954 e 1955 con 76,11 metri e 79,32 metri rispettivamente (con Young ancora secondo nel 1955 con 76,80 metri), cui aggiunge il miglioramento del proprio limite assoluto scagliando l’attrezzo a 81,75 metri il 21 maggio 1955 proprio a Modesto, città natale del suo amico nonchè rivale.

Con Young ad aver compiuto 28 anni ed Held 29 allorché sono in programma i Giochi di Melbourne 1956, i due giavellottisti sembrano in grado di poter garantire agli Stati Uniti quantomeno una presenza sul podio, tanto più che il campione olimpico in carica realizza, il 28 aprile a Palo Alto, il suo “personal best” in carriera con 79,15 metri ed il primatista mondiale ottiene anch’egli la sua miglior prestazione assoluta con un lancio di ben 82,30 metri.

No, avete letto bene, oltre mezzo metro il suo precedente limite, solo che nell’anno olimpico si registra la “riscossa” del Vecchio Continente, con dapprima il finlandese Soini Nikkinen ad appropriarsi del primato con un lancio di 83,56 metri ottenuto il 24 giugno 1956 in patria, per un record durato meno di una settimana, poiché il 30 giugno a Milano il polacco Janusz Sidlo scaglia il giavellotto a 83,66 metri.

Come se non bastasse per il “povero” Held, ai Trials di inizio luglio a Los Angeles fallisce la qualificazione ai Giochi per un “pollice(ovvero 3 centimetri) con il suo 71,42 metri rispetto al 71,45 metri di Ben Garcia, gara vinta da Young con 74,65 metri il quale si era anche aggiudicato l’unico suo titolo AAU in carriera con la misura di 75,56 metri.

Cyrus Young resta pertanto l’unica, vera possibilità di podio Usa in vista dell’appuntamento olimpico che, con la collocazione di Melbourne nell’emisfero australe, si svolge nell’insolito periodo autunnale, con la gara del giavellotto a disputarsi il 26 novembre, con qualificazioni al mattino e finale nel primo pomeriggio, e tra le file americane le speranze aumentano dal momento che il campione in carica realizza il miglio lancio in qualifica con 74,76 metri che migliora il suo stesso record olimpico stabilito quattro anni prima ad Helsinki.

Ma c’è un problema, ovvero che tre giorni prima, in allenamento, il 28enne californiano si è slogato una caviglia e lo sforzo profuso in qualifica riacutizza il dolore – avrebbe sicuramente trovato giovamento qualora la gara si fosse disputata in due giorni, come accade solo a far tempo dai Giochi di Città del Messico 1968 –, così da non poter essere competitivo in finale, dove conclude non meglio che 11esimo con una miglior misura di 68,64 metri pur riconoscendo l’oggettiva difficoltà di bissare l’oro di Helsinki, visto che il successo arride al norvegese Egli Danielsen, che nel suo “giorno dei giorni” aggiunge al titolo olimpico anche uno stupefacente record mondiale di 85,71 metri, con il podio completato da Sidlo e Tsybulenko con 79,98 metri e 79,50 metri rispettivamente.

L’infortunio di Young e la contemporanea “rinascita” del giavellotto nel Vecchio Continente annientano sul nascere le speranze americane di poter competere ai massimi livelli in una specialità che sino ad allora aveva fornito solo delusioni, e l’abilità (ed un pizzico di buona sorte, che non guasta mai) di saper “cogliere l’attimo” ha consentito a Cyrus “Cy” Young di far sì che quantomeno il proprio paese non restasse con un “buco” nei successi olimpici nel lancio del giavellotto.

Ed anche questo, se vogliamo, resta un primato, e non da poco.