IL RISCATTO DELLA SPAGNA NELLA SECONDA EDIZIONE DEI CAMPIONATI EUROPEI 1964

Il capitano Olivella con il trofeo – da footballpills.com

articolo di Giovanni Manenti

Dopo che l’edizione inaugurale del principale torneo europeo per squadre nazionali era stata condizionata dalle numerose defezioni – oltre alle quattro formazioni britanniche erano assenti anche Germania, Italia, Olanda e Svezia – con sole 17 squadre iscritte, allorché viene definito il quadro delle partecipanti alla rassegna destinata a concludersi nel 1964, ecco che le squadre partecipanti salgono a 29, con la sola Germania Ovest a restare fuori in quanto impegnata a ridisegnare la propria struttura interna che porta alla creazione della Bundesliga, ovvero il campionato a girone unico.

Al fine di ridurre il lotto a 16 per il quadro degli qttavi, vengono esentati dal primo turno l’Unione Sovietica in quanto campione in carica, al pari di Austria e Lussemburgo per sorteggio, ancorché gli accoppiamenti producano un altro “caso diplomatico” pur se di minor portata mediatica rispetto a quello del 1960.

In occasione, difatti, del sorteggio dei quarti delledizione precedente, dall’urna era uscito l’abbinamento fra Spagna ed Unione Sovietica – vale a dire le maggiori esponenti nel Vecchio Continente dei due opposti regimi politici – e, nonostante che, per cercare di appianare le divergenze sul lato sportivo, l’UEFA avesse accordato di far slittare le date delle due sfide sino alla gara di andata fissata al 29 maggio 1960, ciò nonostante il “Generalissimo” Franco aveva vietato ai suoi giocatori di recarsi a Mosca e, come logica conseguenza, l’UEFA non aveva potuto che prendere la decisione di estromettere gli iberici dalla competizione.

Stavolta, viceversa, è la Grecia che si rifiuta di affrontare la confinante Albania, con ciò consentendo a quest’ultima di approdare senza colpo ferire al tabellone degli ottavi, mentre è positivo l’esordio nella manifestazione da parte degli Azzurri che regolano facilmente (6-0 con poker di Alberto Orlando e doppietta di Rivera e 1-0) la Turchia, tutto il contrario dell’Inghilterra che, opposta alla Francia, incappa in un clamoroso rovescio (2-5) al “Parc des Princes” dopo l’1-1 dell’andata.

Avanza senza problemi la Spagna, grazie al 6-0 di Madrid amministrato con la sconfitta per 1-3 al ritorno in Romania, così come l’Olanda si sbarazza (3-1 ed 1-1) della Svizzera e, con identici punteggi, fa altresì l’Ungheria contro il Galles, al pari della Svezia che fa suo (2-0 ed 1-1) il derby scandinavo con la Norvegia, mentre la grande sorpresa giunge dalla Germania Est che, nel derby dell’Europa orientale, elimina (2-1 ed 1-1) la Cecoslovacchia, vice campione del mondo nel 1962 in Cile.

L’assenza di teste di serie, con conseguente “sorteggio libero”, fa sì che si registrino degli abbinamenti tra formazioni non di primo livello, di cui approfittano la Danimarca (6-1 e 3-1 a Malta, con quattro reti di Ole Madsen), la Repubblica d’Irlanda (4-2 ed 1-1 all’Islanda) e l’Irlanda del Nord (2-0 ed 1-1 alla scadente Polonia dell’epoca).

Di contro, vengono messe di fronte Jugoslavia e Belgio, che danno vita a due sfide equilibrate, ancorché entrambe risolte a favore (3-2 ed 1-0) dei vice campioni d’Europa, mentre fra Bulgaria e Portogallo, dopo che le rispettive gare si concludono entrambe sul 3-1 per i padroni di casa, è necessario uno spareggio che si disputa il 23 gennaio 1963 allo “Stadio Olimpico” di Roma e risolto da una rete di Asparuhov a 3’ dal termine.

Delineato, pertanto, il quadro delle 16 ammesse agli ottavi, delle cinque formazioni dell’Europa dell’est ancora in lizza – ricordiamo che, quattro anni prima, le fasi finali avevano visto la sola Francia, paese organizzatore, a confrontarsi con Urss, Cecoslovacchia ed Jugoslavia – ne restano solo due, in quanto, giocoforza, una deve uscire dalla sfida fra Germania Est ed Ungheria, che i magiari si aggiudicano grazie al successo esterno per 2-1 a Berlino Est ed al successivo pari per 3-3 al “Nepstadion” di Budapest, con Ferenc Bene ad andare a segno in entrambi gli incontri.

Cedono, viceversa, sia la Jugoslavia contro la Svezia, che si aggiudica per 3-2 il ritorno dopo lo 0-0 dell’andata a Belgrado, che la Bulgaria opposta alla Francia, con quest’ultima, sconfitta 0-1 a Sofia ed ancora sull’1-1 nel ritorno a Parigi, che trova nell’ultimo quarto d’ora la forza per portarsi sul 3-1 grazie ai centri di Herbin e Goujon.

Esentata dal primo turno, l’Unione Sovietica trova sulla propria strada l’Italia del nuovo commissario tecnico Edmondo Fabbri, per un confronto che si decide già nella gara di andata a Mosca, con i padroni di casa ad imporsi per 2-0 grazie alle reti di Ponedelnik e Chislenko e gli Azzurri a concludere in 10 per l’espulsione di Pascutti, per poi vedere le scarse possibilità di rimonta al ritorno infrangersi su di un rigore che Jascin para a Mazzola, con Rivera ad evitare all’89’ la sconfitta dopo il vantaggio di Gusarov.

Tutte a cercare Albania e Lussemburgo nel sorteggio, a goderne è la Danimarca, che dapprima sbriga la pratica con gli albanesi già nel match di andata (4-0 e 0-1) e poi ottiene dalla buona sorte l’abbinamento ai quarti con i rappresentanti del Granducato che, clamorosamente, eliminano (1-1 e 2-1) l’Olanda nel “derby del Benelux e nonostante che entrambe le gare si disputino nei Paesi Bassi.

A completare il quadro dei quarti restano le sfide che riguardano le due formazioni irlandesi, con l’Eire ad eliminare l’Austria imponendosi al ritorno a Dublino, dopo lo 0-0 dell’andata, con un 3-2 risolto all’89’ da un rigore trasformato da Cantwell, mentre l’Irlanda del Nord, uscita indenne con un positivo 1-1 dall’“Estadio San Mamés di Bilbao, cede 0-1 al ritorno a Belfast con Gento che a metà ripresa sigla la rete che consente alle “Furie Rosse” di proseguire nel torneo.

Spagna che, passata la paura, asfalta letteralmente la Repubblica d’Irlanda nei quarti, imponendosi 5-1 (doppiette di Amancio e Marcelino ed acuto di Fusté) a Siviglia e facendo altrettanto a Dublino, con un 2-0 che porta la firma di Zaballa, così come anche l’Ungheria si aggiudica entrambi i confronti (3-1 e 2-1) con la Francia, impedendo ai transalpini di qualificarsi per la seconda edizione consecutiva per le semifinali.

Delle quattro semifinaliste del 1960, resta pertanto solo l’Unione Sovietica che, dopo aver chiuso sull’1-1 (con Hamrin a replicare a 2’ dal termine al vantaggio di Ivanov) la gara di andata in Svezia, si aggiudica per 3-1 (doppietta di Ponedelnik) il ritorno a Mosca, mente la Danimarca, che credeva di fare un sol boccone del Lussemburgo, deve rivedere i propri propositi, visto che, dopo il 3-3 nel Granducato, anche il ritorno si conclude in parità sul 2-2, rendendosi necessario uno spareggio in cui, dopo le precedenti “abbuffate di goal”, è sufficiente il centro di Madsen (autore di tutte e 6 le reti danesi!) in chiusura di primo tempo per qualificare gli scandinavi alle semifinali, traguardo per eguagliare il quale dovranno trascorrere altri 20 anni.

Sono quindi Spagna, Danimarca, Ungheria ed Unione Sovietica le quattro Nazionali che si contendono il titolo continentale nelle fasi finali che hanno luogo dal 17 al 21 giugno 1964 nella penisola iberica, paese designato dalla UEFA forse anche per mettere alla prova il “Generalissimo”, posto di fronte all’occasione di usare una eventuale vittoria quale propaganda di regime, nonostante la presenza della “nemica storica” Unione Sovietica.

Ed, ovviamente, Francisco Franco propende per la prima opzione, ancorché prima ci sia da superare lo scoglio costituito dall’Ungheria, Nazionale di tutto rispetto che scende in campo alle ore 20:00 del 17 giugn0 1964 al “Santiago Bernabeuper affrontare i padroni di casa davanti insolitamente a poco più di 34mila spettatori.

C’è però un motivo ben preciso, ovvero che il commissario tecnico José Villalonga – che ha assunto la guida della Spagna a conclusione dei Mondiali ’62 in Cile – ha escluso dalla lista dei 16 convocati quattro stelle (Del Sol, Di Stefano, Puskas e Gento) del Real Madrid per affidarsi a giocatori più giovani, puntando in attacco sulla coppia del Real Saragozza formata da Marcelino Martinez e Carlos Lapetra.

Una scelta indubbiamente azzardata, soprattutto in caso di mancata affermazione, seppur la Spagna sblocchi il risultato poco dopo la mezzora grazie alla rete della mezzala Pereda, per poi difendere a fatica il minimo vantaggio prima di subire il punto del pari a 6’ dal termine da parte di Bene, che prolunga la sfida ai tempi supplementari, dove il caldo la fa da padrone prosciugando le forze dei magiari che soccombono al 115’ con Amaro Amancio a siglare il punto che vale la finale.

Nessun problema, viceversa, come da pronostico, per l’Unione Sovietica che, scesa in campo alle 22:30 al “Camp Nou” di Barcellona, interrompe i sogni di gloria della Danimarca con un netto 3-0 che porta le firme di Voronin, Ponedelnik ed Ivanov, così da presentarsi il 21 giugno alle ore 18:30 al “Bernabeu”, stavolta riempito da quasi 80mila spettatori, con la direzione di gara affidata all’arbitro inglese Arthur Holland, mentre la sera precedente la Danimarca ha costretto ai secondi supplementari nell’arco di tre giorni l’Ungheria prima che una doppietta di Novak certifichi il 3-1 a favore dei magiari.

Quattro anni dopo, le tensioni appaiono sicuramente ridotte ed una prova di sportività al Caudillo la offre il pubblico madrileno, il quale applaude l’inno sovietico, prima che la sfida inizi nel modo forse più imprevedibile, vale a dire con un “botta e risposta” nell’arco di 120”, con il vantaggio di Pereda al 6’ – abile ad approfittare di un’indecisione della difesa avversaria su di un cross dalla destra di Suraez per fulminare Jascin da pochi passi – immediatamente annullato dalla rete di Khusainov, che calcia di prima intenzione da poco dentro il limite dell’area beffando un Iribar apparso tutt’altro che irreprensibile nella circostanza.

L’uno-due in avvio determina un prosieguo di prima frazione più prudente da ambo le parti, ed i due estremi difensori non hanno soverchie difficoltà a controllare le conclusioni di Pereda e Fusté da una parte e di Chislenko dall’altra, con le due squadre a guadagnare gli spogliatoi sul punteggio di 1-1.

A dispetto di non vedere altre reti, la ripresa è molto più vivace, dapprima per merito dei padroni di casa che si rendono pericolosi con Amancio e Marcelino, con quest’ultimo ad impegnare Jascin con una conclusione deviata oltre la traversa, per poi essere i sovietici a prendere in mano le redini dell’incontro e reclamare un rigore per un intervento di Zoco su Chislenko non sanzionato dall’arbitro, e poi toccare ad Iribar neutralizzare un tiro di Ponedelnik allo scoccare dell’ora di gioco.

Trascorrono 12’ ed è la volta degli spagnoli a chiedere il penalty per un atterramento che il direttore di gara giudica avvenuto fuori area e quindi, quando sembra che anche la terza sfida sulle quattro disputate debba prolungarsi oltre il 90’, ecco l’episodio decisivo con il terzino Rivilla a porgere palla a Pereda che si invola sulla fascia destra, resiste al contrasto di Anichkin e, quasi dalla linea di fondo, effettua un cross a mezza altezza che Shustikov non riesce ad intercettare e sul quale si getta, viceversa, in tuffo di testa Marcelino per deviare la palla nell’angolo basso alla sinistra di un immobile Jascin.

E’ fatta, la Spagna può così festeggiare il suo primo titolo europeo davanti a Francisco Franco, il quale, forse, avrà ripensato se sia stata proprio la decisione giusta quella di non mandare i suoi ragazzi a Mosca quattro anni prima.

Mentre, per vedere la Spagna tornare a disputare una finale europea dovranno passare 20 anni e, per sollevare ancora il trofeo, altri 24 sino al successo per 1-0 sulla Germania nell’edizione 2008…         

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