URSS-USA ALLE OLIMPIADI DI MONACO 1972, I TRE SECONDI PIU’ LUNGHI DELLA STORIA DEL BASKET

articolo di Nicola Pucci

Si deve attendere l’ultima giornata dei Giochi di Monaco del 1972, domenica 10 settembre, per assistere ad uno degli eventi ancor oggi, a quasi 50 anni di distanza, maggiormente controversi nella storia delle Olimpiadi: la finale del torneo di pallacanestro tra Urss ed Usa.

Ciò è principalmente dovuto al fatto che coincide con la prima, storica sconfitta della formazione americana di basket alle Olimpiadi, ad interrompere una striscia vincente di 62 successi consecutivi, ma anche per il modo in cui questa debacle è maturata. Ma andiamo con ordine…

Già l’orario in cui viene alzata “la palla a due” è particolare, dato che il programma prevede l’inizio della gara per la medaglia d’oro alle ore 23.45 per favorire la diretta Tv negli Stati Uniti, ed i rivali per la finale del torneo di pallacanestro non possono essere che i sovietici, imbattuti nelle gare precedenti così come gli americani (68-38 in semifinale all’Italia di Giancarlo Primo), da otto edizioni campioni europei in carica (l’ultimo titolo vinto proprio in Germania, ad Essen, l’anno prima nella finale con la Jugoslavia, 69-64) e desiderosi di riscattare le quattro sconfitte consecutive subite proprio contro gli Usa dai Giochi di Helsinki 1952 sino a quelli di Tokyo 1964.

In effetti, la selezione universitaria americana che scende in campo a Monaco non è tra le più forti, mancando di un vero “leader” ed affidandosi più alla velocità ed al gioco di squadra, anche se sotto questo asspetto è penalizzata dalla maggior esperienza internazionale dei cestisti sovietici, fra le cui fila militano campioni di valore assoluto quali Sergej Belov, Modestas Paulauskas, Alzan Zharmukhamedov, Ivan Edeska e Sergij Kovalenko, oltre al pivot Aleksandr Belov.

Il coach Usa, Hank Iba, insolitamente si preoccupa più di difendere che di attaccare, con l’intento di limitare i sovietici al tiro, cosa che effettivamente riesce, ma svilisce la natura del gioco sino ad allora prodotto dagli americani, che chiudono il primo tempo in svantaggio per 26-21, distacco aumentato ad 8 punti a poco più di 6′ dal termine, grazie alla serata di gran vena di Sergej Belov, infine autore di 20 punti.

Con lo spettro della prima sconfitta che va profilandosi, i “collegiali“, che si affidano a Mike Bantom sotto i tabelloni iniziando a pressare a tutto campo, rosicchiano punto su punto e riducono il margine ad una sola lunghezza di ritardo (48-49), ma con soli 6″ da giocare. Ma con palla in mano ai sovietici, l’esito dell’incontro sembra segnato.

Accade però l’imponderabile, con Aleksandr Belov che inavvertitamente si fa intercettare il passaggio da Doug Collins che si lancia in contropiede solo per essere fermato fallosamente da Sakandelidze. Collins va in lunetta per i tiri liberi più pesanti della sua carriera, realizzandoli entrambi e portando per la prima volta nella gara gli Usa in vantaggio (50-49), quando il cronometro segnala 3″ ancora da giocare.

I sovietici rimettono la palla in campo, ma trascorsi due secondi, il gioco viene interrotto dall’arbitro brasiliano Righetto poiché il coach dell’Urss, Vladimir Kondraskhin, stava reclamando al tavolo dei giudici asserendo di aver richiesto un “time-out. Nella confusione generale, il “time-out” viene accordato, ed alla ripresa del gioco, con un solo secondo da disputare, la palla viene intercettata dagli americani che festeggiano la sorprendente vittoria. Ma non è così…

Stavolta ad entrare in scena è il Segretario Generale FIBA, il britannico William Jones, che fa notare come i sovietici avessero diritto a beneficiare di 3″ dopo il “time-out” e non del solo secondo giocato e, dopo interminabili conciliaboli, viene deciso di riposizionare il cronometro a 3″ e ripetere la rimessa in campo.

Il coach sovietico inserisce Edesko che si incarica di un lancio lungo sotto il tabellone opposto dove proprio Aleksandr Belov, protagonista del precedente errore, riesce ad afferrare la palla nonostante l’opposizione di due avversari ed a depositarla nella retina per il 51-50 che sancisce la vittoria dell’Urss.

La Federazione Usa presenta reclamo, che viene respinto, e, per protesta, gli americani si rifiutano di ritirare la medaglia d’argento, in attesa di incontrare nuovamente i sovietici – causa boicottaggi vari – solo 16 anni dopo a Seul, nel 1988, quando ancora una volta i giocatori falce-e-martello avranno la meglio. Ma questa è un’altra storia.

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